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Cristina Taglietti per il "Corriere della Sera"
Il giorno dopo il pasticcio cha ha rovinato la festa al premio Boccaccio, nessuno fa marcia indietro ma, in qualche modo, tutto si ricompone. Alberto Arbasino conferma ogni cosa, tranne di aver detto che in due giorni aveva sentito troppe stupidaggini. «No no no. Non ho mai usato la parola stupidaggini. Eravamo a Certaldo, a Firenze, quindi ho detto che non ne potevo più di fanfaluche e convenevoli, espressioni, peraltro, usate da Boccaccio, perfettamente in tema con l'occasione».
Il «vaffa», invece, seguito al suo «questo premio non lo voglio, tenetevelo», non nega di averlo pronunciato. Al telefono, dalla sua casa di Roma conferma: «Sì certo. Ma è stato quando la presentatrice mi ha infilato il microfono in bocca per farmi spiegare i motivi della mia protesta. Mi sono sentito molestato e l'ho mandata al diavolo».
Ma insomma che cosa è successo? «à successo che ero lì da venerdì, c'erano state una lunga cena la sera prima, poi una lunga colazione. Alla fine ci sarebbe stata un'altra cena all'aperto, lunghissima. La cerimonia doveva essere alle 18 e invece alle 20 eravamo ancora lì con tutti i passaggi rituali di questi appuntamenti di provincia, i ringraziamenti a tutte le istituzioni coinvolte, quelli che non arrivavano e bisognava aspettare (Enrico Mentana, premiato per la sezione giornalismo ndr). Insomma, una noia. Mi sono stufato, non ne potevo più. Così sono uscito, ha preso un taxi per la stazione giusto in tempo per salire sull'ultimo Frecciarossa per Roma. Tutto qua».
E mentre Arbasino era già in taxi, Mentana sbarcava con l'elicottero nel campo sportivo per raggiungere la chiesa sconsacrata dei Santi Tommaso e Prospero dove si svolgeva la cerimonia, a due passi dalla casa natale dell'autore del Decameron.
L'uscita di scena plateale dello scrittore ha lasciato sorpresi e un po' amareggiati gli organizzatori che però non recedono.
«Il premio ad Alberto Arbasino era stato deciso dalla giuria del Boccaccio. E Arbasino resta il vincitore - ha detto Simona Dei, componente del comitato del premio -. Il tributo che i giurati avevano voluto dare alla sua storia e alle sue opere non può essere inficiato da un evento del genere, seppur spiacevole. Arbasino avrà avuto le sue motivazioni, ma ci avrebbe fatto piacere se ce le avesse spiegate in modo più pacato, così da consentirci di venire incontro alle sue esigenze come era stato fatto fino a quel momento».
Sulla stessa linea il sindaco di Certaldo Andrea Campinoti: il premio, che prevede un assegno di 5 mila euro, «si fa da 30 anni con impegno e sacrificio da parte di molte persone che passano mesi a contattare autori, valutare libri, cercare sponsor, organizzare la manifestazione. Sicuramente non siamo perfetti e chiediamo scusa per i nostri difetti. Ma, per la serietà e l'onestà con la quale lavoriamo, ci meritiamo e pretendiamo rispetto».
Tanto basta perché la pace sia (quasi) fatta. «Va bene, allora lo accetto molto volentieri, come già avevo detto quando mi era stato comunicato» concede Arbasino. Che però non ritiene di doversi scusare per l'uscita di scena, anzi pensa di aver fatto del bene alla manifestazione. «Quando mai hanno avuto tanta pubblicità ?» conclude.
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