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VILLAGGIO E GLOBALE: “QUANDO MORIRÒ, VORREI PARTECIPARE ALLE MIE ESEQUIE NELLE VESTI DI FUNERALIERE E VORREI IN PRIMA FILA IL PAPA E IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. UN COMICO CHE MI FA RIDERE? POZZETTO. TRA I GIOVANI, CHECCO ZALONE BATTE TUTTI”

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Intervista di Leonardo Iannacci a Paolo Villaggio per “Libero Quotidiano”

 

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La più grande maschera cinematografica degli ultimi 40 anni sfata una leggenda: quella secondo cui un comico, se in borghese, mostra il lato più malinconico e non fa mai ridere. Paolo Villaggio è l' eccezione: a 83 anni («82 e mezzo...» fa lui con un guizzo di civetteria) è sempre in agguato e, se attacchi un discorso semi-serio, si lancia nel territorio a lui più caro, quello del paradosso. Lì è imbattile: anche quando parla della Chiesa, del Vaticano, del Papa, della morte.

 

paolo villaggiopaolo villaggio

Però un tallone d' Achille ce l' ha, Villaggio: il ragionier Fantozzi, il suo meraviglioso alter-ego. Fasciato in un cafetano rosa orientaleggiante («I pantaloni non mi entrano più da 20 anni...», spiega), Paolo ci racconta la sua vita secondo Fantozzi.

 

Si sente un po' posseduto dalla sua creatura?

«In parte. Fantozzi è un eroe a perdere ma è immortale. Un rassegnato con il posto fisso: oggi, chi ce l' ha più?».

 

Il segreto del suo successo, in libreria e al cinema?

«Il ragioniere ha incarnato le nostre sfighe quotidiane aprendoci gli occhi: siamo tutti dei Fantozzi».

 

Proprio tutti?

irene ghergo paolo villaggioirene ghergo paolo villaggio

«Quasi. Con lui, gli italiani si sono psicanalizzati: Fantozzi non era soltanto il vicino di scrivania o il cugino sfigato, ma era dentro di loro. Il sentirsi inadeguati e con le nuvolette da impiegati sopra la testa, è da tutti».

 

Fantozzi è stato il primo grande personaggio comico sposato e con prole. Stanlio e Ollio, ad esempio, erano single incalliti...

«Erano dei bambini. Io ho dato al ragioniere una moglie, la signora Pina che in realtà è un curioso animale domestico con i capelli color topo, e una figlia orrenda, della quale vergognarsi».

 

I neologismi creati per Fantozzi sono entrati nel lessico popolare...

«Le situazioni comiche scritte nei libri, tipo "...Fantozzi si chiuse nella lampo dei pantaloni la sua attrezzatura da piacere..." oppure "...alzandosi dalla scrivania si scarnificò, come sempre, il filo della tibia contro il bordo di ferro-ghisa-cemento..." sono stati la vera novità. Il dolore raccontato per far ridere».

sandra carraro e paolo villaggio al ristorante del jackie osandra carraro e paolo villaggio al ristorante del jackie o

 

Attualmente sta preparando una pièce teatrale dal curioso titolo: «Vorrei tanto andare al mio funerale». Ama a tal punto il gusto del paradosso?

«Si tratta di una mia reale curiosità. Quando morirò, vorrei davvero partecipare alle mie esequie nelle vesti di funeraliere».

 

In che senso?

«Ormai la vita mondana è tutta lì, durante il funerale di uno importante. Ci si vede, si fa salotto, si spendono pettegolezzi. Del morto non frega niente a nessuno, l' importante è farsi vedere e gossippare».

 

Al suo funerale, chi immagina in prima fila?

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«Il Papa. E il Presidente della Repubblica con due corazzieri, come capitò a Fellini. Ma sarà difficile».

 

Sia serio...

«Allora, in prima fila vorrei Bernardo Bertolucci, Adriano Panatta e poi tanti comici: Renato Pozzetto, Banfi, Berlusconi, Benigni, Renzi. E anche Grillo che, da comico, ha fatto carriera diventando un predicatore sudato».

 

E i suoi amici del cuore?

«Non ne ho più. Tutti mortissimi: Tognazzi e Gassman, Fellini e Monicelli, Marco Ferreri e Faber».

 

Ne scelga uno dal mazzo...

«Tognazzi. Il più intelligente. Purtroppo aveva il vizio della cucina. Alle sue cene partecipavano ospiti ignari, si abbuffavano con piatti ideati da Ugo come il maial tonnè o la mortadella panata, poi scomparivano dalla circolazione. Molti, per sempre».

 

E Gassman?

«Gli ho voluto un sacco di bene. Con lui ho fatto vacanze stupende. Una volta, durante una crociera, ho salvato un ufficiale di bordo, certo Corelli, che aveva fatto l' occhio da pesce lesso alla moglie di Vittorio. Lo stava strozzando».

Paolo Villaggio Paolo Villaggio

 

Chi è stato il più amico di tutti?

«Beh, De Andrè. Un fratello. Di lui ho ricordi incredibili di quando eravamo ragazzi a Genova. Faber, che puzzava come una iena dopo una giornata di pioggia monsonica ed era vanitoso come una ballerina turca, cantava canzoni tristissime; io ero goffo e timido. Quindi, ragazze, zero... Tra l' altro eravamo poverissimi. Una volta, per 20.000 lire, si mangiò un topo morto vomitato da un gatto. Giuro!».

 

Può un comico far ridere un altro comico?

FABRIZIO DE ANDRE E PAOLO VILLAGGIO FABRIZIO DE ANDRE E PAOLO VILLAGGIO

«A me succede sempre quando sono con Pozzetto. Tra i giovani, Checco Zalone batte tutti».

 

Rimpianti nella sua carriera?

«Calcisticamente no: ho visto la Sampdoria vincere uno scudetto. Al cinema, sì: rifiutai per problemi contrattuali il ruolo di protagonista ne Il Portaborse di Nanni Moretti. Però mi sono rifatto lavorando con Fellini ed Ermanno Olmi e vincendo due David di Donatello e un Leone d' Oro a Venezia».

 

Il più bel funerale al quale ha partecipato?

FABRIZIO DE ANDRE PAOLO VILLAGGIO FABRIZIO DE ANDRE PAOLO VILLAGGIO

«Quello di Tognazzi. Ho tenuto io l' orazione funebre. Non una roba triste, ho ricordato come era Ugo da vivo. Risultato: dieci minuti di applausi in Chiesa, il prete era esterrefatto. Ho fatto tre uscite per gli inchini, come a teatro».

 

Al suo funerale, in quale fila si accomoderà Fantozzi?

«Arriverà sicuramente con un tragico ritardo. Resterà fuori dalla Chiesa, sotto l' implacabile nuvoletta da impiegato. Con la lingua cartonata, mani spugnate e due triglie marce sotto le ascelle».