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GLI ULTIMI GIORNI DI JOBS - PRIMA DI MORIRE IL GENIO DELLA APPLE HA SCELTO CON CURA CHI SALUTARE
Dagoreport dall'articolo di Charles Duhigg per "The New York Times"
http://nyti.ms/qIQ5EG
Un pellegrinaggio senza sosta, le telefonate, la moglie Laurene e i suoi figli accanto. Gli ultimi mesi di vita di Steve Jobs sono stati una lenta preparazione alla morte. Il fondatore della Apple sapeva che sarebbe arrivata presto, i medici glielo avevano detto già nel febbraio scorso. E lui, da allora, aveva cominciato a spargere la voce tra i suoi amici. Le persone hanno cominciato a chiamarlo, ad andarlo a trovare. Il passaparola tra i conoscenti e i colleghi di una vita ha fatto sì che negli ultimi suoi 60 giorni Palo Alto diventasse la meta di un flusso continuo visitatori.
Per Jobs, indebolito al punto da non riuscire neanche più a salire e scendere le scale di casa (lo ha confidato lui stesso a un conoscente che gli ha telefonato), riceverli tutti è diventato presto impossibile. Molti venivano intercettati dalla moglie, che si scusava e spiegava che Steve era troppo stanco per vedere così tanta gente.
Qualcuno chiedeva di tornare il giorno dopo, ma anche negli ultimi giorni della sua vita Jobs ha fatto delle scelte, selezionando in maniera rigorosa chi aveva più bisogno di vedere prima di morire. Se un conoscente insisteva più del dovuto nel cercare di incontrarlo o di mandargli un regalo, o anche solo di ringraziarlo per la sua amicizia, gli veniva chiesto di non chiamare più.
Prima di andarsene Jobs ha invitato il fisico Dean Ornish, un suo caro amico, per un sushi in uno dei suoi ristoranti preferiti, il Jin Sho di Palo Alto. Ha voluto salutare i colleghi storici, incluso John Doerr, il membro del board di Apple Bill Campbell e il Ceo della Disney Robert A. Iger.
Ha dato consigli ai dirigenti di Cupertino per il lancio dell'iPhone 4S (avvenuto martedì scorso) e ha parlato con il suo biografo, Walter Isaacson. Ha cominciato un nuovo ciclo di farmaci e ha detto ad alcuni amici che c'era motivo per sperare.
Ma più che a ogni altro, Jobs ha riservato i suoi ultimi giorni alla famiglia, a sua moglie e ai suoi quattro figli che ora dovranno gestire un patrimonio da 6.5 miliardi di dollari e portare avanti l'eredità di un uomo che per il mondo è ormai un simbolo. "Steve sceglieva - racconta Ornish - Una volta gli chiesi se era felice di aver avuto figli e lui disse: âà 10mila volte meglio di qualsiasi cosa abbia mai fatto'.
Ma Steve voleva vivere la vita alle sue condizioni e non sprecare un solo momento con cose che non riteneva importanti. Era consapevole che il suo tempo stava per scadere. Voleva sempre il controllo di ciò che faceva, rispetto alle scelte che aveva scartato."
Negli ultimi mesi la casa di Jobs, una grande ma relativamente modesta costruzione di mattoni in un quartiere residenziale - era circondata da agenti di sicurezza. Il cancello era presidiato da due grossi suv neri. Ieri sono stati spostati e allora il marciapiede si è riempito in poco tempo di fiori, candele e mele opportunamente morsicate.
"Tutti volevano conservare qualcosa di Steve - si sfoga uno dei conoscenti che non è riuscito a incontrarlo - Ha creato tutti questi filtri per proteggere se stesso dalle aspettative dei fan e dalle distrazioni che hanno distrutto molte altre aziende. Ma una volta che te ne vai, appartieni al mondo."
Il biografo Isaacson ha chiesto a Jobs perché mai una persona riservata come lui avesse acconsentito alla scrittura della biografia (in libreria tra due settimane). "Volevo che i miei figli potessero conoscermi - ha risposto lui - Non sono sempre stato presente e volevo fare in modo che sapessero perché e che cosa ho fatto."
Di cosa i suoi eredi faranno della sua immensa eredità non è dato sapere. A differenza di molti altri Jobs non ha mai rivelato piani per devolvere grosse somme in beneficienza e ha declinato un'offerta avanzata da Bill Gates per entrare nella cerchia dei grandi benefattori insieme a Warren Buffet.
La sua quota nella Disney, acquisita quando la compagnia comprò la sua società di animazione Pixar (nata dalla Next, che Jobs fondò dopo essere stato licenziato dalla Apple nel 1985), è valutata circa 4,4 miliardi di dollari. Il doppio dei 2,1 miliardi di azioni Apple possedute dal guru. Ora sono in molti a chiedersi cosa verrà fatto di questa fortuna e gli occhi sono puntati sulla finora schiva Lauren Powell Jobs.
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