DON MARCELLO, LA VACANZA È FINITA? - PARE CHE ALLA PROCURA DI REGGIO CALABRIA CI SIANO REGISTRAZIONI TRA SCAJOLA E GEMAYEL SULLA LATITANZA DI DELL’UTRI - ORA IL GOVERNO LIBANESE POTRÀ ANCORA FAR FINTA DI NULLA?

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Grazia Longo per "la Stampa"

«Sono un perseguitato politico - dice in italiano Marcello Dell'Utri, immediatamente tradotto in arabo dall'interprete -. Se i giudici mi avessero detto, prima del 12 aprile, di rientrare in Italia, lo avrei fatto. Non ero scappato e avevo un passaporto regolare. Invece mi hanno voluto arrestare, in modo spettacolare, perché il 25 maggio prossimo si voterà per le Europee».

Nonostante sia arrivato a Palazzo di giustizia con il volto pallido e le mani ammanettate dietro la schiena, l'ex senatore mantiene il suo proverbiale aplomb e sceglie di indossare i panni del «condannato per motivi politici» e non per quel «concorso esterno in associazione mafiosa» alla base dei 7 anni di pena definitiva.

Peccato però che dalla Procura di Reggio Calabria, filtri una notizia sul caso Scajola che potrebbe accelerare l'estradizione di Dell'Utri. Esistono infatti elementi inconfutabili circa alcune telefonate tra l'ex ministro di Imperia e l'ex presidente libanese Gemayel sulla latitanza di Marcello Dell'Utri. Circostanza che metterebbe in grave imbarazzo il governo libanese, inducendolo a rispedirlo al più presto in Italia.

Ieri intanto, per un'ora e mezzo di interrogatorio, di fronte alla vice procuratore generale della Cassazione Nada Asmar, al quarto piano del Palagiustizia - un cantiere aperto tra sacchi di cemento e scatole di mattonelle - l'ex braccio destro di Silvio Berlusconi racconta la sua verità in quello che è il suo primo incontro con la magistratura libanese. Una tappa obbligata in previsione della decisone sull'estradizione da segnalare al governo libanese che si riunirà venerdì. Durante l'incontro, ognuno parla nella propria lingua: l'ex senatore in italiano, il giudice in arabo. Davanti alla porta quattro poliziotti del gruppo speciale in mimetica e mitra al collo.

E, in vista del consiglio dei ministri libanesi di venerdì, Dell'Utri si gioca la carta politica. Inequivocabile il riferimento all'ex premier Berlusconi - con cui ha fondato Forza Italia - che secondo Dell'Utri potrebbe essere danneggiato dal caso libanese.

Il suo difensore, l'avvocato Akram Azoury (ritenuto il numero 1 dell'intero Libano in materia di giurisdizione internazionale), insiste invece sull'inapplicabilità del «concorso esterno» in associazione mafiosa. E considera, inoltre «inopportune le dichiarazioni del ministro della giustizia italiana a proposito di sospetti sull'atteggiamento delle autorità libanesi. Vuole fare pressioni sul nostro Paese? Cosa avrebbe detto se fosse successo il contrario?». Nessun commento invece e nessuna critica, «sulla sentenza della Cassazione».

L'interrogatorio di ieri alla Procura generale della Cassazione - iniziato alle 13,30 e finito un'ora e mezzo e dopo - è l'anticamera dell'iter che porterà alla concessione o al rifiuto dell'estrazione. Il procuratore generale può infatti solo suggerire la soluzione, ma non ha potere di veto. Che spetta prima al ministro della giustizia, poi al governo e al presidente della Repubblica, che deve firmare un apposito decreto.

Davvero entro fine settimana si scioglierà il nodo dell'espulsione dal Libano? È probabile, soprattutto alla luce degli effetti delle ultime novità nelle indagini. Quale interesse avrebbe infatti il Libano - che ha molti rapporti economici e militari con il nostro Paese - a compromettersi con una dilazione dei tempi o con il rifiuto dell'espulsione?

Nel frattempo, Marcello Dell'Utri potrebbe lasciare la clinica privata Al Hayat dove si trova in stato d'arresto, e trasferirsi in hotel. L'avvocato Azoury ha infatti inoltrato la richiesta dei domiciliari, diversi da quelli italiani che prevedono la reclusione tra le mura domestiche. A Beirut, L'ex senatore potrebbe godere di una sorta di semilibertà: sarebbe costretto a restare in albergo solo alcune ore della giornata (le uniche sottoposte a controlli), mentre sarebbe libero per tutto il resto del tempo.

 

 

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