DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL…
di Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. AVVISI AI NAVIGATI
renzi grasso napolitano boldrini
Adesso il grande circo Quirinale può cominciare a stupirci con i suoi effetti speciali. Si partirà la sera di San Silvestro con il primo gioco di prestigio, il più impegnativo: Re Giorgio farà credere alla nazione che il suo secondo mandato si è concluso con una serie di risultati acquisiti.
Ci parlerà di riforme ormai al traguardo e di Paese “in sicurezza”, quando tutti sappiamo che la riforma elettorale e quella del bicameralismo richiederanno ancora mesi di lavoro, tra agguati e trabocchetti. Resta poi la difficile situazione dei conti pubblici, con l’ombra lunga di una procedura d’infrazione europea, a marzo. Ma tutti faremo finta di credere al sovrano in uscita che si compiace del proprio lavoro e i giornali saranno pieni dei suoi successi.
Intanto, con l’annuncio di dimissioni, entra nel vivo la partita per la successione. Il pallino ce l’ha in mano il premier e segretario del Pd Renzie e già si profila una battaglia tra due identikit di presidente: un capo dello Stato che non faccia ombra al tenutario di Palazzo Chigi e gli lasci campo libero, e una figura che invece sia autonoma e forte. L’altra caratteristica dirimente, specie alla luce del patto del Nazareno, è la disponibilità del prescelto (o della prescelta) a concedere la grazia a Berlusconi per farlo tornare eleggibile.
La battaglia sarà dunque tra personaggi più o meno capaci di tenere testa al premier spaccone e più o meno disposti a graziare il Banana. Ovviamente sentiremo invece parlare di altre doti che realmente non interessano ai partiti come la capacità di essere figure di garanzia. E tra manovre dei franchi tiratori e “Quirinarie” grilline sul loro blog crescerà il desiderio di avere anche noi, come i francesi, l’elezione diretta del capo dello Stato.
2. PIÙ LICENZIAMENTI PER TUTTI
Le nuove regole sulla riforma del lavoro varate la vigilia di Natale fanno discutere e aprono nuovi fronti. Il Corriere titola in prima: “Licenziamenti, il caso statali. Tensione sul Jobs Act. Ncd: poco coraggio. Le critiche di sinistra pd e Cgil. La norma potrebbe valere anche per i nuovi dipendenti pubblici. La replica del ministro Madia”.
Repubblica sottolinea le novità sgradite ai sindacati: “il Jobs Act allargato ai licenziamenti collettivi, rivolta dei sindacati. Cgil e Uil sul piede di guerra, dubbi anche dalla Cisl. Fassina: ‘Renzi segue la Troika’. Sacconi: ‘Poco coraggio” (p. 2). Poi intervista Susanna Camusso che minaccia nuovi scioperi (p. 2). Anche se a leggere Libero, la storia sembrerebbe diversa: “Renzi si cala le braghe davanti alla Camusso” (p. 3).
cena renzi blair orlando boschi madia 1
Tranchant il Cetriolo Quotidiano: “Articolo 18 e Jobs Act, rivoluzione a metà: Meno diritti per tutti. Il ritorno in azienda resta per pochi casi: agli altri licenziati ingiustamente solo un risarcimento massimo di 24 mensilità. E i soldi per i sussidi non aumentano” (p. 4).
Mentre sulla Stampa Carmelo Barbagallo, segretario della Uil, dice: “Ogni anno più di un milione di persone cambia posto di lavoro. Nel giro di pochi anni l’articolo 18 non si applicherà più a nessuno. Quello che non è riuscito a Berlusconi l’ha fatto il governo Renzi” (p. 2). La vede in altro modo il Giornale: “Jobs Act, Ncd sconfitto dal Pd. Approvata una riforma ‘soft’. Scontro nella maggioranza, così Renzi ha beffato gli alfaniani che avevano fatto dell’abolizione dell’articolo 18 una bandiera” (p. 4).
3. ROMANZO QUIRINALE
sacconi poletti jobs act in senato
Repubblica si concentra sull’ex Cavaliere: “La mossa di Berlusconi per trattare sul Colle: ‘Non direi no a Prodi’ e chiama il premier. Telefonata di auguri dopo il cdm della vigilia di Natale, Santanchè rassegnata: ‘Ormai posso votare per chiunque’. Ma tra i renziani lo strano fronte tra sinistra Pd e parti di Fi a sostegno del Professore desta sospetti” (p. 9). Il Giornale fotografa una situazione diversa: “Berlusconi, gelo con Matteo su fisco, Quirinale e riforme. Tra Cavaliere e premier niente telefonate per Natale. Bocciato il Jobs Act (‘non serve’). Si tratta sul Colle” (p. 8).
Il Messaggero ci tiene allegri con gli auspici di Re Giorgio: “Napolitano prepara il congedo in tv. L’auspicio sul dopo: un nome autorevole” (p. 6). Sarebbe stata una notizia se avesse detto: “Dopo di me un testa di cazzo”. Poi ci aggiorna sui progetti di Pittibimbo: “Il premier studia le ‘rose’ da proporre ad alleati e Fi” (p. 7).
SILVIO BERLUSCONI E ANGELINO ALFANO
Il Corriere guarda al fronte grillino: “Metodo Consulta per il Colle, Pd e M5S trattano. E la base boccia il comitato espulsioni di Grillo” (p. 5). Ma è lo stesso giornale diretto da Ferruccio De Bortoli a scrivere che vanno avanti le trattative all’ombra del Nazareno: “Tutti i ‘quirinabili’ di centrosinistra e i contatti riservati con Berlusconi. I rapporti tra il leader di Forza Italia e Alfano per decidere se procedere uniti” (p. 8).
4. L’ALTRA FACCIA DEL BANANA
Arriva un libro di Dario Rivolta, ex segretario di Berlusconi, ed ecco un ritratto inedito del leader di Forza Italia: “Democristiano, indeciso e pauroso: tic e gaffe del Berlusconi segreto”. Sfatato anche il mito di Berlusca super-manager: “Il Cavaliere non è mai stato un decisionista, rimanda le decisioni finchè non diventano obbligatorie. Lui stesso vorrebbe vendersi come un soggetto forte, anche fisicamente, mentre è un pauroso. Rifugge dallo scontro, anche verbale” (Stampa, p. 6). Il suo rapporto con Fitto sembra confermarlo.
5. I CALIFFI DEL CASELLO
Una delle poche certezze italiche è che, con qualunque governo, i concessionari autostradali fanno quello che vogliono, riuniti nella potente lobby Aiscat guidata da Fabrizio Palenzona (vicepresidente di Unicredit). Il Corriere oggi però accende un faro: “Il favore alle autostrade nel Milleproroghe. Altri sei mesi di tempo per le concessioni. E arriva anche la richiesta di aumentare i pedaggi”. Gli aumenti sarebbero del 9%, secondo le associazioni dei consumatori.
Scrive Sergio Rizzo: “Questa volta le ragioni dei concessionari sarebbero anche nel calo del traffico causato dalla crisi economica. Meno auto, meno incassi, meno profitti: dunque se ne facciano carico gli utenti ai quali però si dovrebbe pure spiegare come mai quando il traffico invece aumentava, gli incassi salivano e i profitti volavano, le tariffe aumentavano lo stesso” (p. 8).
6. UN AMICO DEL SOR-GENIO ALL’INPS
Renzie mette Tito Boeri, economista vicino a Carletto De Benedetti, alla guida dell’Inps, ma secondo Libero commette un errore da matita blu: “Boeri non ha i titoli per quel ruolo. Lo statuto specifica che il numero uno deve avere avuto in passato esperienze manageriali” (p. 5).
7. LA COMMEDIA TRISTE DEI MARÒ
Si continua a perdere tempo sul caso dei due marò che hanno ammazzato per sbaglio due pescatori indiani. Repubblica: “Marò, l’India prende tempo. ‘I governi stanno discutendo ma a decidere sono i giudici’. ‘La nostra magistratura è indipendente e imparziale’, Roma avrebbe offerto scuse ufficiali e risarcimenti” (p. 6). Mentre la Moscerini fa notare che “sono in gioco le relazioni tra l’Unione europea e Nuova Delhi” (pp. 6-7). Ottimismo sul Messaggero: “Marò, il governo indiano: sì al dialogo. Ma il portavoce chiarisce: ‘Dovrà prima esprimersi la giustizia, che è libera e autonoma, poi la diplomazia” (p. 14).
8. E CICCIO-KIM RIEMPIE LE SALE
salvatore girone Massimiliano Latorre
Buone notizie dai cinema americani. “Tutti in coda per il film su Kim Jong-un. ‘The interview’ è uscito a Natale in 300 sale e in streaming”. “Quel cinepanettone contro Pyongyang che in realtà deride la cultura da talk show” (Repubblica, p. 14). Per la Stampa, “The Interview’? Prende in giro più gli Usa che la Nord Corea. Nel discusso film uscito a Natale Kim Jong-un piange e il suo regime crolla, ma anche la pretesa americana di esportare la democrazia viene ridicolizzata” (p. 15).
9. ULTIME DA UN POST-PAESE
Effetti collaterali indecorosi per l’inchiesta Mafia Capitale. Il Cetriolo Quotidiano denuncia in prima pagina: “Con la scusa di Mafia Capitale lasciano i senzatetto al gelo. A Roma sono 8mila le persone per strada. Con l’atteso calo delle temperature rischiano la vita ogni notte. Sono pochi i ricoveri a disposizione, il Comune si giustifica con una motivazione assurda: non possiamo usare le strutture coinvolte nelle indagini su Buzzi e Carminati”. Sembra tanto la vendetta dei burocrati finiti sotto inchiesta.
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