“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Claudio Tito per “La Repubblica”
CAMPO DALL ORTO E MONICA MAGGIONI
La Rai "cambierà". Con una nuova mission e nuovi uomini. Non può più essere "schiava" dello share e deve riconquistare il suo ruolo di servizio pubblico. Più digitale e meno conservazione, meno talk e più giovani. "Ecco la mia Rai", dice Monica Maggioni.
Al settimo piano di Viale Mazzini, il piano nobile dei vertici aziendali con porte in legno chiaro e alcantara alle pareti, arredamento datato e bella vista su Roma, il nuovo presidente spiega come nei prossimi tre anni verrà rivoluzionata l'emittente di Stato. Un progetto a lunga scadenza che prevede palinsesti rinnovati, una tv 2.0 e anche cambi ai vertici di reti e testate.
Intanto il Parlamento sta approvando la riforma.
"È un passo avanti. Importante. Ci fa assomigliare ad un'azienda normale. Con un amministratore delegato che può far funzionare le cose come accade in tutto il mondo".
Però lei perde quasi tutti i poteri.
mattarella maggioni campo dall orto
"E allora? Con Campo Dall'Orto stiamo lavorando come se la riforma ci fosse già. Non sarei adeguata al ruolo se pensassi di fargli la guerra. Non sono qui per questo".
Veramente molti pensano che lei sia il rappresentante del "Partito Rai". Una controparte rispetto al direttore generale.
"Sinceramente è difficile che quel partito, se esiste, si identifichi con me. Poi dobbiamo intenderci su cosa significa "Partito Rai". Con Campo dall'Orto discutiamo anche di tutto quel che c'è di buono in questa azienda. Quello va difeso e salvaguardato ".
Se c'è del buono, c'è anche del cattivo. La Rai va cambiata oppure no?
mattarella maggioni campo dall orto
"Moltissimo. Dobbiamo liberarla dalla burocrazia. Siamo lenti. E soprattutto bisogna riconquistare la capacità di essere contemporanei. Non è possibile che tra i nostri spettatori siano scomparsi gli under 35. Il servizio pubblico deve rivolgersi anche alle giovani generazioni. Noi, rispetto a loro, parliamo proprio un'altra lingua".
Cosa vuol dire?
"Negli anni '50 e '60, la Rai ha avuto un ruolo primario nell'alfabetizzazione del Paese. Noi dobbiamo farlo nella digitalizzazione. C'è una parte di italiani che non sa neppure cosa siano i social network. Dovremmo spiegarglielo. E c'è un'altra parte, i nativi digitali, cui dobbiamo offrire un prodotto moderno".
Ossia una nuova rete on demand? Una sorta di Netflix italiana?
"Non c'è nulla di stabilito. Fa parte di un percorso possibile. Però su un punto non può esserci discussione: stare fuori da quel settore, oggi, significa regredire. Nello stesso tempo dobbiamo dare una nuova mission al servizio pubblico, più valori, più cultura. Trasmettere l'idea di un mondo complesso e non semplificato".
Quindi nuovi palinsesti?
"Anche quelli vanno ripensati, come tutto".
Se vanno ripensati non mi dirà che i "pacchi" possono ancora far parte del servizio pubblico?
"L'entertainment esiste anche alla BBC. È una questione di metodo, come si riempiono di contenuti quei programmi. Ad esempio Umberto Eco una volta mi ha detto: i quiz con le "parole" contribuiscono a rendere viva la lingua italiana. È la dimostrazione che tutto può essere occasione di crescita culturale".
Non sono troppi tre canali generalisti? Non potete almeno assegnare un tema specifico a ciascuno di essi?
"Per alcuni è possibile. Ma più che trasformarli in reti tematiche, dobbiamo dare un'identità forte. E fino ad ora non è stato fatto abbastanza".
Un servizio pubblico può essere condizionato dallo share?
"Di certo dobbiamo essere capaci di sperimentare. Lo share non può più essere un incubo. E' lì che essere servizio pubblico fa la differenza".
Mediaset si fregherà le mani.
"Ma mica dobbiamo ignorare l'audience. L'obiettivo degli ascolti rimane, ma banalmente non deve essere una schiavitù. Dobbiamo provare nuove strade e realizzare progetti che raccontino il Paese".
Potreste rinunciare alla pubblicità come farete per due dei vostri canali?
"Toglierla dai canali dei bambini è già un segnale importante. Il canone da solo non può bastare a costruire 122.640 ore di trasmissione. E ricordo che abbiamo anche il tetto del 4% alla raccolta pubblicitaria. Stiamo attenti a mettere in discussione Rai: se non ci fosse, chi farebbe il servizio pubblico? Siamo sicuri che non si abbasserebbe il tasso della nostra democrazia?".
monica maggioni con birkin bag hermes
Per cambiare davvero la Rai, dovete anche cambiare le persone?
"Dobbiamo dare nuovi stimoli a chi lavora in Rai. E per questo l'arrivo di professionalità esterne è una grande opportunità. La contaminazione è un valore".
Quindi via i direttori di rete e dei tg?
"Non è un tema oggi. Quando avremo definito i progetti, certo verranno individuate le persone più adatte a realizzarli".
E cambieranno anche i talk show?
"Il format sta segnando il passo. Non esprime più innovazione. Le prime vittime sono i politici. Vince chi grida di più. Ma gridando nessuno capisce. Se hai 8 persone in studio è tutto superficiale".
Quindi ha ragione Renzi? Ma può il presidente del consiglio, editore della Rai, intervenire stabilendo cosa deve fare o non fare una trasmissione giornalistica? Come ha fatto con Ballarò?
"Non sarò io a stabilire cosa può e non può dire il presidente del consiglio. Certo le nostre opinioni sui talk non sono la conseguenza di quel che afferma Renzi ".
Resta il problema del rapporto tra politica e tv pubblica. La riforma non scioglie quel nodo. Si poteva fare di più?
"Non so ragionare con i se e con i ma. Tutti noi dimostreremo la nostra indipendenza nelle cose che facciamo. E sono sicura che nessuno potrà rimproverarci niente".
Non mi dirà che non ci sono mai state pressioni in questo palazzo?
"Guardi, so bene che tutti potevano pascolare da queste parti. Ma da qualche anno le cose stanno cambiando. Al centro adesso metteremo capacità e merito".
E' vero che si sta bloccando la riforma delle News che le accorpa in due redazioni?
"Si va avanti. Io però non so se le Newsroom saranno una, due o tre. Di certo bisogna prima verificare la compatibilità tecnologica e logistica di tutto il processo".
Quanto tempo serve?
"Parliamo di mesi".
E questa unificazione comporterà dei licenziamenti?
"Nessuno fin qui ha mai parlato di questo. Io penso soprattutto che sia un'opportunità per rimotivare chi lavora nelle redazioni e per i giornalisti di ripensare il loro ruolo".
2 - RAI: GASPARRI, MAGGIONI PUNTI A RISORSE INTERNE COME LEI
(AdnKronos) - "Che la presidente della Rai, Maggioni, auspichi un rilancio e una modernizzazione dell'azienda è assolutamente giusto. Che però invochi il costoso arrivo di professionalità esterne proprio lei che con la sua carriera all'interno della Rai è arrivata meritatamente alla presidenza è opinabile". Lo dichiara il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri.
RENZI CON ANTONIO CAMPO DALL ORTO ALLA LEOPOLDA
"Ci sono decine e decine di validissime professionalità interne, sia tra i giornalisti che a livello manageriale. Fare come Campo Dall'Orto, attingendo a professionalità esterne, è una scelta sbagliata. Per rilanciare il Marketing - spiega l'azzurro - si prende una persona che viene da una società in grandissima difficoltà come Italo".
"È un modo di ragionare davvero strano. La Rai punti su se stessa, creda nel suo personale, guardi a risorse interne senza sprechi e senza una rincorsa a nomi inutili sul cosiddetto mercato esterno. Anche questo ha voluto significare la scelta della Maggioni alla presidenza della Rai", conclude il vicepresidente del Senato.
3 - RAI: ANZALDI, MAGGIONI SCONFESSA PIANO GUBITOSI SU NEWSROOM?
(ANSA) - "Dall'intervista della presidente Rai Maggioni a 'Repubblica' sembra di essere di fronte all'ennesimo rinvio del Piano News, si parla ora di 2 o 3 newsroom. O la Maggioni intende sconfessare completamente il piano di Gubitosi oppure ci dicano come stanno le cose".
RENZI E CAMPO DALL ORTO ALLA LEOPOLDA
E' quanto dichiara il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, in un'intervista trasmessa da Radio radicale. "Le parole della presidente Rai sulle newsroom – aggiunge Anzaldi durante l'intervista - le trovo deludenti, spero che vengano corrette presto perche' oltre che del ruolo del servizio pubblico si parla di soldi dei contribuenti. Gubitosi, presentando il piano, aveva parlato di 70 milioni di euro di risparmi all'anno. Ha iniziato a lavorare al piano da inizio 2014, lo ha presentato in Cda il 23 luglio 2014, dopo la pausa estiva il Piano e' arrivato in commissione di Vigilanza, che ci ha lavorato a fondo per mesi con audizioni e sedute.
La Vigilanza ha votato il Piano all'unanimita' a febbraio 2015. Il 26 febbraio il Cda Rai ha dato l'ok definitivo. Da li' sono passati 8 mesi. La roadmap per far andare a regime il Piano, secondo Gubitosi, sarebbe di 27 mesi. E' stato gia' buttato piu' di un terzo del tempo della roadmap disegnata da Gubitosi".
"Gubitosi inizia a lavorare - aggiunge Anzaldi - all'idea che sembra rivoluzionaria di accorpare tutte le direzioni giornalistiche tv della Rai quando erano oltre dieci. Oggi siamo scesi a sette. Gubitosi prevede il passaggio da sette direzioni giornalistiche a due newsroom, spiegando che si puo' fare, come gia' accaduto con il Giornale Radio, garantendo il pluralismo e permettendo un grosso efficientamento, risparmi per circa 70 milioni".
"Tra le audizioni della Vigilanza - prosegue il deputato dem - c'e' stata anche quella della Maggioni il 4 novembre, durante la quale ha detto che il Piano News e' essenziale per la Rai, specificando di non capire perche' invece di due newsroom non si potesse passare direttamente a una. Ora come ora gli italiani sanno che si possono risparmiare 70 milioni. Allora poi non ci si deve stupire se davanti alla prossima trasferta politica ci saranno sette microfoni per avere tre servizi piu' o meno uguali in prima serata".
4 - RAI: FICO, RENZI INCOERENTE MA PD VOTA SEMPRE COME DICE LUI
(ANSA) - "I deputati Pd? Loro votano sempre come dice Renzi, anche se lui promette una cosa e poi ne fa un'altra. E' incoerente". Lo ha detto il deputato M5S e presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico, a 'Un giorno da pecora'. "Sul ddl Rai ci siamo confrontati con il sottosegretario Giacomelli - ha proseguito -. Tutto quello che ci siamo detti non e' stato rispettato, l'unica cosa che siamo riusciti ad ottenere e' il piano di trasparenza.
Credo pero' che sarebbe giusto sapere quanto guadagnano le star. E' un'azienda pubblica e i cittadini hanno diritto di sapere tutto". "Avvicinare il cda Rai a quelli di una spa normale va bene - ha aggiunto Fico -. Il problema e' il meccanismo di nomina. Con il ddl c'e' un'entrata a gamba tesa del governo nella Rai. Diventiamo come Ungheria e Moldavia, unici paesi europei dove il governo nomina l'ad della tv pubblica. Noi proponevamo curriculum pubblici per la nomina e requisiti in negativo e in positivo". I conduttori hanno poi chiesto un commento sull'intervista del presidente Rai, Monica Maggioni, a La Repubblica.
"L'intervista l'ho letta e mi piace - ha risposto -. Il problema e' capire se sara' realizzato nel rispetto di tutti i cittadini o solo per portare acqua nel mulino dei partiti". Un giudizio su Campo Dall'Orto? "Vedremo, quando avra' poteri conferiti dalla legge si giochera' la faccia. Chi preferisco tra Campo Dall'Orto o Maggioni? A me piace Freccero". "Penso - ha detto ancora – che la Rai abbia elaborato poco prodotto, si sia mossa poco verso la qualita'. I programmi sono vecchi, la Rai deve essere servizio pubblico al 100%". Che trasmissione preferisco tra Ballaro' e DiMartedi'? "Sono trasmissioni abbastanza speculari".
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA…
DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL…
DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO -…
DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER…
DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E…