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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. ALTRO CHE ROTTAMAZIONE
Il pregio dell’inchiesta fiorentina sulle Grandi opere è che mostra in tutta evidenza chi comanda al ministero delle Infrastrutture. Comandano gli Incalza e i Perotti, “Mister 25 miliardi” come lo chiamavano gli invidiosi. I ministri passano, loro restano. Ma non tutti i ministri passano. Alcuni lottano per restare e ce la fanno. Perché?
Maurizio Lupi era già ministro delle Infrastrutture nel governo Letta e quando a Palazzo Chigi arriva Matteo Renzi s’imbullona alla poltrona. Lui e Angelino Alfano non hanno mai pensato di cedere neppure per un secondo il dicastero di Porta Pia. In ballo, si diceva, c’erano i soldi per l’Expo, ma non solo. L’Ncd voleva essere al centro delle grandi commesse pubbliche, nella cabina di regia dove si smazzano gli appalti. Per far lavorare le imprese vicine a Comunione e Liberazione e per distribuire i grandi lavori alle coop rosse, con le quali la Compagnia delle Opere va d’amore e d’accordo da anni.
Matteo Renzi poteva forse ignorare l’esistenza di Incalza, all’inizio del suo governo, ma sapeva perfettamente perché gli alfaniani erano così affezionati alle Infrastrutture. E scegliendo Poletti al Welfare ha sancito il riconoscimento politico dell’asse affaristico Cl-Coop. Oggi Di Pietro dice che Incalza era così potente perché garantisce il sistema di potere Cdo-Coop. Bene, Questo sistema Renzie l’ha voluto al governo plasticamente rappresentato.
Oggi il premier si augura che Lupi tolga il disturbo da solo, ma la sua colpa è stata non averlo sostituito subito con un Cantone. Quella sì che sarebbe stata rottamazione. E oggi non dovrebbe incassare lezioncine interessate dall’Associazione magistrati.
Se questa è la faccenda più importante, non possiamo che sorridere dell’assunzione a 1.300 euro al mese del figlio del ministro, laureato con 110 e lode al Politecnico. Ne sorridiamo perché oggi se ne mena gran scandalo in un paese dove troviamo “figli di” dappertutto, da Repubblica al Tg5, dalla Rai alla Stampa. E ora fanno tutti le anime belle per una raccomandazione.
2. LE BUGIE DI LUPI E I SUCCESSI DELL’AVVOCATO GEMMA
panariello con dietro annamaria cancellieri
Come già per Josefa Idem (se ne andò) e Annamaria Cancellieri (rimase), va in scena il balletto delle dimissioni. Balletto che dovrebbe vedere il premier Renzi attestato sulla linea dura, visto come si comportò nelle occasioni precedenti. Racconta il Corriere: “Pressioni per l’addio. Lupi resiste. Telefonate con il premier, poi l’incontro nella notte. Gelo dal Pd: chiarisca. Delrio: dimissioni? C’è una valutazione. Mozione di sfiducia di M5S e Sel. Salvini: in ogni caso Lupi non può più fare il ministro” (p. 2). Il Messaggero riporta la posizione di Renzi: “Valuta tu, ma meglio se lasci’. Renzi vuol chiudere in fretta” (p. 3).
Il Giornale si gode lo spettacolo: “Maggioranza nei guai. Lupi resiste a Renzi. Il premier vuole le dimissioni. Alfano perde le parole e non difende il suo uomo. Ma il ministro non molla: ‘Una manovra contro di me. Chiarirò tutto” (p. 1). Il Cetriolo Quotidiano attacca: “Renzi si tiene Lupi e attacca i giudici” (p. 1).
Repubblica muove frontalmente su Lupi e lo accusa di aver mentito: “La telefonata a Incalza che inguaia il ministro. ‘Devi vedere mio figlio’. Lupi aveva garantito: mai chiesto nulla per lui. Subito dopo il supermanager chiamò Perotti”. Ieri Lupi aveva detto proprio a Repubblica: “Se avessi chiesto a Perotti di far lavorare mio figlio sarebbe stato un gravissimo errore. Non l’ho fatto” (pp. 14-15). Anche la Stampa pigia su questo tasto: “Grandi Opere, le telefonate di Lupi per trovare un lavoro al figlio” (p. 4).
Nell’inchiesta spunta un’altra storia interessante ed è quella della Rizzani de Eccher che si rivolge a Lupi perché interceda con Alfano su un’autorizzazione antimafia. La Rizzani prende come avvocato Andrea Gemma, consigliere Eni per conto dell’Ncd, e la faccenda si risolve positivamente (“E nelle carte spunta il nome di Alfano. ‘Maurizio gli ha detto di quell’azienda’”, Repubblica p. 15).
3. TOH, IL FAMOSO ATTICO CHE FECE INCAVOLARE BERGOGLIO
Dalle carte dell’inchiesta fiorentina emerge che il lussuoso attico da 350 metri del cardinal Bertone sarebbe stato ristrutturato da Anemone, quello della Cricca. Ovviamente a sua insaputa (Corriere, p. 6). E’ la volta che Papa Francesco lo manda a vivere dalle suore a Centocelle
4. IL PERICOLOSO SCAZZO CON I GIUDICI
Proprio mentre un ministro rischia le dimissioni per un’inchiesta, i magistrati attaccano il governo. “Corruzione, scontro tra toghe e premier. Sabelli (Anm): dal governo schiaffi ai pm e carezze ai disonesti. La replica: falso e ingiusto, combattiamo per uno stato di pulizia. Domani i vertici del sindacato dei giudici sono al Quirinale. La preoccupazione di Mattarella: necessario abbassare i toni” (Messaggero, p. 5).
Qualcuno dica a Renzi che chi si mette contro i magistrati, in questo Paese, rischia di fare la fine di Craxi.
5. LA RESISTENZA DI BIBI
Elezioni al fotofinish in Israele: “La rimonta di Netanyahu. ‘Vittoria, le destre al governo’. Ma con Herzog è testa a testa. Le proiezioni: arabi terzo partito, giù i coloni. Saranno decisivi i centristi di Kulanu. Il presidente: ‘Esecutivo di unità nazionale” (Repubblica, p. 2). La Stampa aggiunge: “Rivlin, i destini del governo nelle mani del falco della destra. Sarà il presidente, nemico del primo ministro, ad affidare l’incarico. ‘Solo un esecutivo di unità nazionale può salvare la democrazia’” (p. 3).
Il Corriere analizza lo scenario dei rapporti con gli Usa: “Per Obama lo scenario si complica. Ma i ‘pontieri’ sono già al lavoro. Bibi ancora in posizione centrale sarà un grosso ostacolo per l’azione della Casa Bianca” (p. 10).
6. ULTIME DA FARSA ITALIA
NETANYAHU ALL ASSOCIAZIONE DEGLI EBREI AMERICANI
Solita confusione nel centrodestra alla vigilia delle Regionali. Ora spunta l’attivismo della Badante. “Veneto, patto del caffè tra Tosi e la Rossi. Incontro tra l’ex leghista e la tesoriera di Forza Italia: Berlusconi tiene aperta l’alternativa all’alleanza con il Carroccio. Segnale bellicoso in Campania: la lista “Noi con Salvini” correrà da sola e drenerà voti alla coalizione di Caldoro” (Repubblica, p. 19). Il Giornale racconta: “Berlusconi gioca la carta rosa per sciogliere il nodo Toscana. Per convincere il Carroccio a ritirare Borghi alle regionali il Cavaliere punta sul nome della Bergamini: Deborah è donna capace, piacerà anche a Matteo” (p. 10).
7. LANDINI, NON TI MUOVERE
FRANCESCA PASCALE E MARIA ROSARIA ROSSI
L’attivismo politico del capo della Fiom irrita la segretaria della Cgil, che oggi si fa intervistare dal Corriere: “Camusso: ‘La scelta di Landini indebolisce i lavoratori. Il sindacato fa i contratti, la politica è altra cosa. Insieme il 28 ma Maurizio non snaturi l’iniziativa” (p. 15). Ma Landini ormai sembra lanciato: “Landini sfida Camusso: allarghiamo il sindacato a tutti i non garantiti. La segretaria della Cgil: non possiamo fare politica. Ma il capo Fiom: se non cambiamo rischiamo la fine” (p. 10).
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8. LA CINA È PIÙ VICINA
Il Corriere dedica grande spazio a un altro segno dell’avanzata cinese in Europa: “La banca cinese di investimenti che riapre la via della seta. Parte l’Asian Infrastructure Investment Bank, il progetto per finanziare infrastrutture dall’Asia all’Europa. Partecipano Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna, suscitando il malumore americano” (p. 27).
9. EDITORIA IN AGONIA
Negoziati fitti intorno a quel che resta di Rcs: “Ora Elkann e Della Valle dialogano. Grazie a Mediobanca i primi contatti tra i due, possibile intesa su Costa presidente” (Repubblica, p. 30). Per il Messaggero invece il nome che potrebbe mettere tutti d’accordo per la presidenza è quello di Fulvio Conti, ex capo dell’Enel (p. 18).
10. AGENZIA MASTIKAZZI
Vendola: “Voglio sposare Ed e adottare un bambino” (Repubblica, p. 24).
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