![matteo salvini giorgia meloni](/img/patch/12-2023/matteo-salvini-giorgia-meloni-1932935_600_q50.webp)
DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
1 - NETANYAHU VINCE ELEZIONI, STACCA CAMPO SIONISTA - 30 SEGGI A LIKUD, 25 AD OPPOSIZIONE SINISTRA
(ANSA) - Benjamin Netanyahu ha vinto le elezioni in Israele: ad oltre il 90% dello scrutinio, il suo Likud ha 30 seggi, mentre Campo sionista solo 24. A questo punto, secondo i media e contro gli exit-poll, Netanyahu sarebbe in grado di formare una maggioranza di destra forte di oltre 60 seggi (su 120).
2 - NETANYAHU, ORA GOVERNO FORTE CON I PARTITI DI DESTRA
(ANSA) - "Sono veramente fiero per la grandezza di Israele. Nel momento della verità, ha preso la decisione giusta. Ora dovremo formare un governo forte e stabile: oggi ho parlato con tutti i leader dei partiti del campo nazionale (di destra, ndr) e mi sono appellato per formare un governo senza indugio". Lo ha detto stanotte Netanyahu.
NETANYAHU ALL ASSOCIAZIONE DEGLI EBREI AMERICANI
3 - NETANYAHU, GOVERNO ENTRO 2-3 SETTIMANE
(ANSA) - "Formero' un governo entro due- tre settimane". Questa l'intenzione del primo ministro Benyamin Netanyhu secondo un comunicato del suo partito, il Likud. Il premier - ha spiegato il partito - parlerà subito con "gli altri leader che prenderanno parte alla coalizione".
4 - LO SPRINT FINALE DI NETANYAHU - È TESTA A TESTA CON HERZOG
Maurizio Molinari per “la Stampa”
Benjamin Netanyahu evita in extremis la sconfitta nelle urne ma il duello con il centrosinistra finisce in pareggio e il rivale Isaac Herzog afferma che «non è finita perché bisogna contare tutti i voi». Israele esce spaccato dalle elezioni e il capo dello Stato, Reuven Rivlin, chiede un governo di unità nazionale.
Lo chiede a Likud e centrosinistra per «evitare la disgregazione nazionale». Il premier uscente, che in dicembre aveva sciolto il governo puntando a una facile rielezione, ha affrontato una campagna tutta in salita a causa dello scontento economico, ma nelle ultime 72 ore è riuscito a mobilitare i militanti in un porta a porta vecchio stile che - accompagnato ad argomenti della destra nazionalista come il rifiuto dello Stato palestinese e la costruzione di abitazioni in Cisgiordania - gli ha consentito di recuperare un distacco di 4-6 seggi fino a chiudere in parità.
PIÙ ALLEATI PER LA DESTRA
primo ministro benjamin netanyahu
Gli exit poll per il rinnovo della Knesset (il Parlamento israeliano) gli assegnano infatti 27 parlamentari, quanti ne ha il centrosinistra di Isaac Herzog e Tzipi Livni. Ma in più Netanyahu ha un vantaggio tattico: ha più alleati, e con più seggi. Naftali Bennet di Casa Ebraica con 8, Avigdor Lieberman di Israel Beitenu con 5 seggi e gli 11 seggi dei partiti religioni Shas e Unione della Torà si aggiungono infatti al corteggiamento di Kulanu, il nuovo partito guidato dal suo ex ministro Moshe Kachlon, che è la vera sorpresa del voto raggiungendo quota 10 seggi. Ciò significa disporre di un’alleanza potenziale maggiore del Campo Sionista di Herzog che, pur partendo dagli stessi 27 seggi, ha come unici alleati l’estrema sinistra del Meretz con 5 seggi e Yesh Atid di Yair Lapid con 12 seggi con Kachlon in bilico.
È il confronto fra le coalizioni possibili a far dire a Netanyahu che «è stata una grande vittoria», parlando all’unisono con Bennet dopo aver telefonato a Kachlon per promettergli il ministero delle Finanze, puntando a dimostrare a Rivlin che la costruzione del nuovo governo è già iniziata.
«È una grande notte per la destra israeliana, siamo dei maratoneti» dice Bennet. Ma c’è anche l’altra Israele, quella di Herzog che ammonisce Netanyahu a «non correre verso conclusioni affrettate» perché «tutti i voti dovranno essere contati» e dunque fino a venerdì mattina - quando la commissione elettorale annuncerà i risultati - «è bene essere prudenti». E Kachlon lo ascolta: «Deciderò cosa fare solo a voti contati».
LA SINISTRA RINNOVATA
Dalla sua, Herzog ha un exploit politico innegabile: due mesi fa nessuno lo prendeva sul serio come rivale di Netanyahu mentre ieri sera ha chiuso il match pareggiando nel numero degli eletti. E non è tutto perché la campagna elettorale ha fatto emergere un grande scontento sociale, soprattutto fra le fasce più deboli della popolazione, che si è riversato su Kachlon proprio per contestare Netanyahu.
Se a questo si aggiunge il successo della lista dei partiti arabi, che sommando 13 seggi diventano la terza forza politica del Paese, ne esce l’immagine di una nazione che ha rafforzato anche la partecipazione alla vita pubblica della sua più importante minoranza, pari al 20 per cento dell’elettorato. E i partiti arabi sono pronti a dare un «appoggio esterno» a Herzog. Ce n’è abbastanza per comprendere perché Rivlin lancia il governo di unità nazionale, ponendo le basi per un pressing politico teso a piegare la resistenza di Netanyahu.
Benjamin Netanyahu evita in extremis la sconfitta nelle urne ma il duello con il centrosinistra finisce in pareggio e il rivale Isaac Herzog afferma che «non è finita perché bisogna contare tutti i voi». Israele esce spaccato dalle elezioni e il capo dello Stato, Reuven Rivlin, chiede un governo di unità nazionale.
Lo chiede a Likud e centrosinistra per «evitare la disgregazione nazionale».
Il premier uscente, che in dicembre aveva sciolto il governo puntando a una facile rielezione, ha affrontato una campagna tutta in salita a causa dello scontento economico, ma nelle ultime 72 ore è riuscito a mobilitare i militanti in un porta a porta vecchio stile che - accompagnato ad argomenti della destra nazionalista come il rifiuto dello Stato palestinese e la costruzione di abitazioni in Cisgiordania - gli ha consentito di recuperare un distacco di 4-6 seggi fino a chiudere in parità.
PIÙ ALLEATI PER LA DESTRA
Gli exit poll per il rinnovo della Knesset (il Parlamento israeliano) gli assegnano infatti 27 parlamentari, quanti ne ha il centrosinistra di Isaac Herzog e Tzipi Livni. Ma in più Netanyahu ha un vantaggio tattico: ha più alleati, e con più seggi. Naftali Bennet di Casa Ebraica con 8, Avigdor Lieberman di Israel Beitenu con 5 seggi e gli 11 seggi dei partiti religioni Shas e Unione della Torà si aggiungono infatti al corteggiamento di Kulanu, il nuovo partito guidato dal suo ex ministro Moshe Kachlon, che è la vera sorpresa del voto raggiungendo quota 10 seggi. Ciò significa disporre di un’alleanza potenziale maggiore del Campo Sionista di Herzog che, pur partendo dagli stessi 27 seggi, ha come unici alleati l’estrema sinistra del Meretz con 5 seggi e Yesh Atid di Yair Lapid con 12 seggi con Kachlon in bilico.
È il confronto fra le coalizioni possibili a far dire a Netanyahu che «è stata una grande vittoria», parlando all’unisono con Bennet dopo aver telefonato a Kachlon per promettergli il ministero delle Finanze, puntando a dimostrare a Rivlin che la costruzione del nuovo governo è già iniziata.
«È una grande notte per la destra israeliana, siamo dei maratoneti» dice Bennet. Ma c’è anche l’altra Israele, quella di Herzog che ammonisce Netanyahu a «non correre verso conclusioni affrettate» perché «tutti i voti dovranno essere contati» e dunque fino a venerdì mattina - quando la commissione elettorale annuncerà i risultati - «è bene essere prudenti». E Kachlon lo ascolta: «Deciderò cosa fare solo a voti contati».
LA SINISTRA RINNOVATA
Dalla sua, Herzog ha un exploit politico innegabile: due mesi fa nessuno lo prendeva sul serio come rivale di Netanyahu mentre ieri sera ha chiuso il match pareggiando nel numero degli eletti. E non è tutto perché la campagna elettorale ha fatto emergere un grande scontento sociale, soprattutto fra le fasce più deboli della popolazione, che si è riversato su Kachlon proprio per contestare Netanyahu.
NETANYAHU ALL ASSOCIAZIONE DEGLI EBREI AMERICANI
Se a questo si aggiunge il successo della lista dei partiti arabi, che sommando 13 seggi diventano la terza forza politica del Paese, ne esce l’immagine di una nazione che ha rafforzato anche la partecipazione alla vita pubblica della sua più importante minoranza, pari al 20 per cento dell’elettorato. E i partiti arabi sono pronti a dare un «appoggio esterno» a Herzog. Ce n’è abbastanza per comprendere perché Rivlin lancia il governo di unità nazionale, ponendo le basi per un pressing politico teso a piegare la resistenza di Netanyahu.
DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
DAGOREPORT – MUSK È IL “DOGE”, MA IL VERO BURATTINO DELLA TECNO-DESTRA USA È PETER THIEL. PER…
FLASH! - TRA I FRATELLI D’ITALIA SERPEGGIA UN TERRORE: CHE OLTRE AI MESSAGGINI PRO-FASCISMO E AI…
DAGOREPORT - MA CHE È, LA SCALA O UNO YACHT CLUB? IL REQUISITO PRINCIPALE PER ENTRARE NEL CDA DELLA…
PAPA FRANCESCO COME STA? IL PONTEFICE 88ENNE È TORNATO DAL BLITZ DI 9 ORE IN CORSICA DEL 15…
LA “SANTA” NON MOLLA – DI FRONTE AL PRESSING SEMPRE PIÙ INSISTENTE DEI FRATELLI D’ITALIA, COMPRESO…