DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL…
Gloria Satta per “il Messaggero”
La scena-choc: l'orecchio mozzato del sedicenne Paul Getty III che arriva per posta al Messaggero come prova del rapimento. La più drammatica: il ragazzo sporco, affamato, legato come un animale in ostaggio della 'ndrangheta. La più toccante: quando Gail, la madre del rapito interpretata da Michelle Williams in odore di nomination, sfida il suocero milionario Paul Getty I (Christopher Plummer) che non vuol pagare il riscatto. Il caso, unico nella storia del cinema: proprio la presenza di Plummer, 88 anni, che ha sostituito a riprese già finite Kevin Spacey accusato di abusi sessuali, riportando il regista Ridley Scott e gli altri attori sul set.
Esce il 4 gennaio con Lucky Red, candidato a tre Golden Globes, Tutti i soldi del mondo, il film di Scott sul rapimento di Getty III avvenuto a Roma nel 1973. Dramma potente al ritmo del thriller, dotato di un cast di serie A (ne fanno parte anche Mark Wahlberg, Romain Duris, Charlie Plummer, Nicolas Vaporidis e lo strepitoso Marco Leonardi), il film è ambientato tra Roma, Marocco, Inghilterra. E, caso Spacey a parte, ha già scatenato una polemica: un nipote di Saro Mammoliti, il capo dei rapitori, accusa il regista di falso storico perché, secondo lui, il sequestro venne organizzato dallo stesso rampollo Getty in combutta con i criminali calabresi per spillare soldi al nonno.
Scott, 80 anni da leone, racconta la sua nuova sfida. Era inevitabile sostituire Spacey a film già finito?
«Sì, non avevo scelta. Lo scandalo che ha investito l'attore si sarebbe riverberato, danneggiandolo, sul film che ha comportato un cospicuo investimento (40 milioni di dollari, ndr) e il lavoro di tante persone. Non potevo permetterlo».
In quanto tempo ha deciso di rifare tutto?
«Nel giro di una ventina di minuti. I miei produttori erano d'accordo e ho girato 22 nuove scene in nove giorni. Decidere è stata la parte più difficile: il resto è venuto da sé, grazie anche al grande talento di Plummer».
Ha parlato con Spacey dell'accaduto?
kevin spacey in all the money in the world
«No, non mi ha mai chiamato e io sono ancora arrabbiato con lui».
Vedremo mai la versione originale con l'attore cancellato?
«Tra una decina d'anni, come curiosità storica».
Lo scandalo delle molestie sessuali ha tolto credibilità al cinema?
«No, l'industria dei sogni andrà avanti. Ma c'era un gran bisogno di ricominciare su basi più pulite e trasparenti».
kevin spacey in all the money in the world
Non aveva mai portato sullo schermo un fatto di cronaca: cosa l'ha spinta a ricostruire il rapimento di Getty III?
«Non sono mai stato particolarmente interessato al caso ma la sceneggiatura di David Scarpa mi ha folgorato. Soprattutto la figura di Getty I, un uomo brillante, coraggioso, capace. Quando, in un primo momento, decise di non pagare il riscatto, provocò uno choc nell'opinione pubblica ma anticipò le scelte adottate oggi dai governi che non trattano con rapitori e terroristi».
Che impressione le ha fatto Roma, dove ha ambientato buona parte del film?
«Mi sono trovato bene, ho scoperto una bellissima città, ma troppo calda: meglio non lavorarci in estate».
coccole tra spacey e il ragazzo
Che pubblico si aspetta?
«Un pubblico intelligente, capace di apprezzare il tono da thiller con la sua buona dose di tensione e violenza. Il mio film non è un biopic».
Prima di dirigere il sequel di Alien: Covenant e Battle of Britain, ha debuttato in tv producendo la serie horror The Terror: il racconto a puntate è il futuro del cinema?
«Le serie non soppianteranno i film ma rappresentano un'ottima opportunità perché permettono di estendere la narrazione. The Terror racconta, in 10 ore, le peripezie di una nave inglese che nel 1847 compì una missione nell'Artico infestato da un mostruoso predatore marino».
La possibilità di guardare i film su tablet e smartphone costringerà voi registi a cambiare stile?
«Mi spaventa il fatto che Internet abbia accorciato l'attenzione. Per questo io cerco di raccontare storie sempre più avvincenti».
Che cosa pensa di Blade Runner 2049, sequel del suo film-cult Blade Runner?
«Fin dall'inizio ero d'accordo sull'operazione, tant'è vero che ho accettato di esserne il produttore esecutivo. Il regista Denis Villeneuve ha fatto un lavoro straordinario, non poteva esserci un seguito migliore».
Che effetto le ha fatto compiere 80 anni?
«Non me ne sono accorto. Non festeggio da almeno vent'anni, l'età è solo un numero».
Tra i suoi tanti film, ce n'è uno cui è legato di più?
«Non direi, li amo tutti come miei figli».
Cosa conosce del cinema italiano?
«Ho adorato la serie Gomorra e, tra i film recenti, Youth di Paolo Sorrentino e Io sono l'amore di Luca Guadagnino».
Ha un sogno, Scott?
«Vorrei mantenere una buona salute e continuare a lavorare. Il cinema è la mia vita».
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO -…
DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER…
DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E…
DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI…