RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Lorenzo Soria per la Stampa
E' stato l'ultimo a unirsi ai Beatles, quando non erano ancora famosi e suonavano per pochi appassionati nei locali di Liverpool e di Amburgo. Era l'agostodel 1962, e per un po' Ringo Starr rimase l'outsider. John e Paul erano i poeti e i leader, George era un virtuoso della chitarra. Lui era l'ultimo arrivato, relegato alla batteria. Ma Ringo, sempre solido e consistente, seppe reinventare il ruolo del drummer. Anche se non è mai stato il più bello, le fan impazzivano per lui e per i suoi anelli. E quando gli altri tre della band iniziarono a litigare, lui era il paciere che rimetteva tutti assieme.
Anche dopo la rottura nel 1970 dopo Let it Be, Ringo continuò a restare amico con tutti, a incidere a turno con i tre ex-compagni e a volte anche a metterli tutti assieme sotto lo stesso tetto. Il giocherellone del gruppo, e anche il suo collante. Il tempo passa per tutti e ora Ringo sta per compiere 80 anni. Li celebrerà con il Ringo' s Big Birthday Show in onda su YouTube il 7 luglio. Sarà un concerto di beneficienza, a favore tra l'altro di Black Lives Matter Global Network. Lo abbiamo incontrato in uno studio di Los Angeles. Potrebbe avere 12 anni di meno. Ed è ancora il giocherellone di 50 anni fa. 80 anni, tempo di bilanci.
Qual è stata la sua conquista più bella? Ha dei rimpianti? E come guarda avanti, quali traguardi ha ancora?
«Sono molto fortunato. I miei figli sono una benedizione. Ho otto nipoti e un bis-nipote, tutte benedizioni. Sono nato figlio unico e mi guardo attorno al tavolo e mi domando: che cosa ho fatto? Tutte queste persone sono imparentate con me, è incredibile.
E poi c'è Barbara (l'attrice Barbara Bach, ndr) nella mia vita, un'altra benedizione. Tra le cose che non ho fatto penso che se fossi andato a vivere a Houston chissà come sarei finito. Era un mio grande sogno, a 19 anni ci ho pensato sul serio.
Ma sono qui, ho preso una strada dove ci sono state cose buone e altre non tanto buone. E sono sempre stupito quando ripenso che a 13 anni ero in ospedale ed eravamo tutti a letto con la tubercolosi e l'insegnante di musica si è avvicinato e per tenerci occupati mi ha dato una batteria. Da quel momento ho sempre voluto essere solo un batterista. E ora guarda: lo faccio ancora. Non sono uno che si ritira, finchè si può si va avanti. Adoro suonare e ho intenzione di continuare a farlo ben oltre gli 80 anni».
Tra le sue fortune non ha menzionato i Beatles.
«Sono figlio unico e l'unica cosa che ho sempre voluto è stato un fratello maggiore, un sogno impossibile. Ma poi sono finito nella migliore band del mondo e ho adorato quei ragazzi. Erano fratelli per me, ho avuto tre fratelli. La vita mi ha dato davvero molto».
Tornando ai suoi 80, come intende celebrare?
«Li celebrerò in modo diverso rispetto agli ultimi 12 anni, ma sempre con un momento Peace and Love. Abbiamo iniziato nel 2008 a Chicago, mi stavano intervistando e mi hanno chiesto: che vorresti dal tuo compleanno? E non so da dove mi è venuto fuori ma ho risposto dicendo che mi sarebbe piaciuto se a mezzogiorno tutti si fossero raccolti in un momento di Peace and Love.
Una settimana dopo era appunto il mio compleanno e ci siamo organizzati fuori dell'Hard Rock di Chicago e da allora quel momento è in 27 paesi, una cosa fantastica. Ma quest' anno tutto è diverso, le cose sono cambiate perché non importa dove siamo nel mondo c'è questo virus. E quindi per festeggiare ho chiesto a molti dei miei amici di inviarmi i filmati di qualche show che hanno fatto e poi li montiamo assieme».
Chi le ha mandato filmati?
«Molti amici, uno probabilmente lo puoi indovinare».
Paul McCartney
«Ahahhh»
Parliamo di fama. Come vanno le cose su quel fronte? Dopo tutti questi anni, riesce a far rispettare la sua privacy?
«All'inizio, con i Beatles, volevamo solo fare buona musica e suonare per il pubblico, cosa che abbiamo fatto. Il prezzo da pagare è stato che per anni non ho potuto mettere piede in un ristorante ma ora tutto si è alleggerito, posso andare dove mi va. E poi grazie alla pandemia indossiamo tutti le maschere e non mi riconoscono!»
Passiamo a Get Back, il documentario di Peter Jackson che include 57 ore di riprese non usate di Let it be e 42 minuti dal leggendario concerto sul tetto dello studio Apple a Savile Row, il vostro ultimo concerto assieme
«Ogni tanto Peter viene a Los Angeles e mi fa vedere filmati incredibili. Nel documentario originale non c'era molta gioia ma qui ridiamo tutti, ci divertiamo, c'è un'atmosfera completamente diversa e molto gioiosa. E' un peccato, perchè avrebbe dovuto uscire quest' anno ma niente esce quest' anno, mi dicono che non uscirà nemmeno James Bond! Comunque, fratelli e sorelle, vi amo tutti. E ricordate tutti il 7 luglio a mezzogiorno: peace and love!»
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