
DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI –…
Tommaso Rodano per "il Fatto Quotidiano"
I lavoratori del Teatro Eliseo di Roma sono in assemblea permanente per combattere contro l’ipotesi di sfratto e di chiusura dello storico palco di via Nazionale. Accolgono i giornalisti e raccontano la propria storia nella stanza adiacente a quello che una volta era il camerino di Eduardo De Filippo. Oggi è una sala spoglia, dalle pareti bianche: è diventata l’anticamera della sartoria.
Non è stato solo Eduardo a rendere grande questo posto. Il palcoscenico dell’Eliseo – e del suo fratello minore, il Piccolo – è stato calcato da alcuni degli artisti più importanti della storia contemporanea di questo Paese: Anna Magnani, Giorgio Strehler, Giorgio Albertazzi, Andreina Pagnani, Gino Cervi. E poi, ancora in questi anni e in questi giorni, Umberto Orsini, Giancarlo Sepe, Maria Paiato.
L’Eliseo è anche una delle case storiche della sinistra italiana. È il luogo – tra gli altri – di Enrico Berlinguer e del suo “discorso sull’austerità” del 1977. Sempre all’Eliseo, nel 1991, si celebrò una delle sue infinite scissioni: quella di chi si rifiutò di aderire alla nascita del Pds e alla morte del Pci, e diede i natali a Rifondazione comunista.
Ora questo tempio della cultura romana e nazionale rischia di lasciare l’ennesimo vuoto. L’Eliseo è un teatro privato sin dalla nascita. Oggi il suo destino è anche una questione di famiglia. La società che possiede il palazzo si chiama Eliseo Immobiliare.
I soci proprietari sono tre: Carlo Eleuteri, Stefania Marchini Corsi e Vincenzo Monaci. Il figlio di quest’ultimo, Massimo, gestisce il teatro attraverso un’altra azienda, l’Eliseo Srl: Massimo Monaci è il responsabile, in pratica, sia della direzione artistica che di quella economica. Ecco il paradosso dell’Eliseo: la società del figlio è morosa nei confronti di quella del padre. Come lamentano gli altri soci dell’Eliseo Immobiliare, il canone d’affitto del palazzo di via Nazionale non viene pagato da quasi due anni. I debiti accumulati negli anni si avvicinano ai 10 milioni di euro.
FOTO GIUSEPPE PINO EDOARDO DE FILIPPO
L’ufficiale giudiziario ha già visitato l’Eliseo due volte, e per due volte ha posticipato la data dello sfratto. La spada di Damocle che pende sul teatro adesso è fissata al 30 settembre, tra due settimane scarse. Ma in questi giorni, per scongiurare lo scenario della messa dei sigilli, potrebbe sbloccarsi una delle trattative con gli imprenditori interessati a prendere in gestione lo stabile.
La prima cordata, a lungo favorita, fa capo al gruppo alimentare Cavicchi, proprietario anche di una discoteca a Ciampino. Per questo motivo si è diffusa la voce – priva di riscontri – che il Piccolo Eliseo rischi di essere trasformato in una pista da ballo o addirittura in una sala giochi.
L’ipotesi più concreta, invece, ora è legata all’imprenditore teatrale Francesco Bellomo. Una soluzione sicuramente meno traumatica, che garantirebbe la continuità e la sopravvivenza del palcoscenico; una speranza per i trenta dipendenti fissi del teatro (e gli altri 250 e passa “stagionali” che lavorano all’Eliseo ogni anno) e per gli amanti dell’arte e della cultura di Roma.
Chiunque arriverà a gestire il teatro, in ogni caso, si troverà di fronte a una crisi drammatica, tra taglio dei contributi pubblici (il Fondo Unico per lo Spettacolo, progressivamente ridotto, oggi porta nelle casse dell’Eliseo 1.337.705 euro) e una diminuzione del pubblico che è diventata sempre più pesante a partire dal 2011.
Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, aveva incontrato i lavoratori dell’Eliseo il 10 luglio, rassicurandoli e promettendo l’avvio delle procedure per vincolare la destinazione d’uso del palazzo di via Nazionale. Stessa promessa fatta anche agli occupanti del cinema America di Trastevere, qualche settimana più tardi. L’America però è stato sgomberato pochi giorni dopo la sua visita.
Lo stato dell’arte e dei suoi luoghi, a Roma, è disarmante. C’è il Teatro Valle arrivato tra mille incertezze alla fine di un’occupazione durata oltre tre anni. Ci sono le tantissime sale dismesse e abbandonate: Metropolitan, Volturno, Gioiello, Pasquino, Paris e molti ancora. C’è la crisi – e un buco da 13 milioni di euro – del Teatro dell’Opera. E ci sono i numeri impietosi dell’ultimo rapporto di Federculture: dal 2012 gli spettatori nei cinema sono diminuiti del 5,7 per cento, nei teatri del 17%.
DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI –…
FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA…
DAGOREPORT – AIUTO! TRUMP CONTINUA A FREGARSENE DI INCONTRARE GIORGIA MELONI - ANCORA ROSICANTE PER…
FLASH – ARIANNA MELONI NON VA PIÙ A PALAZZO CHIGI, DOVE HA UNA STANZA A SUA DISPOSIZIONE, MA DA…
DAGOREPORT – PERCHÉ ROBERTO TOMASI, CONSIDERATO FINORA VICINO A SALVINI, HA ATTACCATO…
FLASH – FAZIO, CHE STRAZIO! INIZIANO A SERPEGGIARE MALUMORI AL CANALE “NOVE” PER I RISULTATI DI…