BERGOGLIO, ESPONI IL DIPINTO DI ALBERTONE! - RUTELLI: “SORDI AVEVA UN’OPERA PREZIOSA CHE AVEVA DECISO DI DONARE A TUTTI I ROMANI. MA LA SORELLA, GIÀ MALATA, FU SPINTA DA UN MEDICO A DONARLA AL VATICANO”

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Lettera di Francesco Rutelli a “Il Tempo

 

amato sordi rutelliamato sordi rutelli

Ho parlato poco durante le diatribe successive alla morte di Alberto, cui mi legava un’amicizia profonda (ricambiata da lui, dalla metà degli anni ’90), e col quale ho festeggiato tante volte i nostri compleanni affiancati: il 14 giugno e, il suo, il 15 ("ricordati, Francè, che sei più vecchio di me, che sono nato un giorno dopo").

 

Da Sindaco di Roma, ho ed abbiamo - con collaboratori ed amici - aiutato in spirito di amicizia e di servizio civico a risolvere varie pratiche di Albertone, e dunque abbiamo constatato due punti fondamentali: che Sordi era immensamente più generoso della vulgata che lo voleva avaro (donando cifre importanti per finalità umanitarie e aiutando la nascita di varie iniziative sociali - delle quali non sempre, peraltro, voleva sposare in toto l’approccio); che in questo modo lui confermava un vero e proprio disinteresse per attività economiche, che esulavano dal desiderio di privacy nella sua vita personale, e dal faro della sua esistenza, ovvero la sua unica, singolarissima, trionfale, popolarissima carriera professionale.

aurelia sordiaurelia sordi

 

Si affidava in modo familiare all’amata sorella Aurelia - ora scomparsa - e a una cerchia variopinta di collaboratori (spiccavano la sua storica addetta stampa Maria Ruhle, la fedele segretaria Annunziata, la squisita addetta stampa nell’ultimo decennio Paola Comin).

 

Alberto non ha deciso nulla, dunque, sulla propria eredità, mantenendo questa situazione affettivo-familiare imperniata sulla sorella Aurelia: durante la malattia, diceva spesso "con la buona stagione, starò meglio".

 

argentina germania finale anticipata bergoglio ratzingerargentina germania finale anticipata bergoglio ratzinger

La vicenda più paradossale fu la decisione di donare alla città di Roma il quadro che più amava, e che teneva nel suo studio su un cavalletto: una Madonna fondo oro di Francesco di Giorgio Martini, grande pittore e architetto senese del ’400, acquistata con i proventi del successo di un suo film da un antiquario romano. Mi disse: «Francesco, l’affido a te, perché vorrei che fosse visibile a tutti, quando non ci sarò più, in un Museo della città. Decidi tu quale».

Alberto SordiAlberto Sordi

 

Dopo la morte, la sorella Aurelia mi chiamò, per eseguire la volontà di Alberto. Chiamammo i più alti funzionari del Ministero dei Beni Culturali per notificare l’opera e realizzarne un accurato expertise. Decidemmo che sarebbe stata esposta nella rinnovata Galleria Nazionale di Arte Antica a Palazzo Barberini.

 

LA MADONNA COL BAMBINO DI ALBERTO SORDILA MADONNA COL BAMBINO DI ALBERTO SORDI

Poi, più nulla. Mi chiamò un giorno Carlo Verdone, che aveva realizzato un bel film per l’anniversario della sua morte: «Francesco, ma il quadro della Madonna non c'è più! Al suo posto, una riproduzione senza valore». Accertammo che la povera Aurelia aveva accolto l’invito di un medico a donarla al Papa Benedetto, avendo completamente dimenticato, per la malattia e i vuoti di memoria dovuti all’età, la decisione di Alberto. Ora il quadro si trova, al chiuso, nelle stanze del Palazzo Apostolico. Chissà se Papa Francesco vorrà donarlo a Roma.

 

Ad esempio, potrebbe essere ospitato nella Basilica di San Giovanni - a due passi dalla casa di Sordi - o di Santa Maria Maggiore, in omaggio alla protettrice di Roma.