1- UN COATTO CON GLI SCARPINI? NO, UN RAGAZZO DI 21 ANNI LIBERO DAI CONFORMISMI 2- LA VITA DEL PERSONAGGIO PIÙ CONTROVERSO DEL CALCIO ITALIANO NON HA LE MEZZE MISURE TANTO AMATE DALLE MEZZECALZETTE: VISITA GLI ERGASTOLANI IN CARCERE COME UNA SUORINA E POI SPARA CON UNA SCACCIACANI NEL CENTRO DI MILANO PER VEDERE L’EFFETTO CHE FA. VA A SCAMPIA TRA GLI SCUGNIZZI E POI SCEGLIE UNA COMPARSATA IN TV PER SCARICARE PUBBLICAMENTE LA FIDANZATA DI TURNO 3- BALOTELLI È UN GEORGE BEST DAL CUORE TENERO, NATO IN ITALIA DA IMMIGRATI GHANESI, ABBANDONATO A DUE ANNI, AFFIDATO A UNA FAMIGLIA BRESCIANA QUANDO NE AVEVA TRE, CHE SI DIVERTE DAVVERO SOLO QUANDO GIOCA PER STRADA CON I BAMBINI O CON GLI AMICI DI QUANDO NON ERA FAMOSO (STASERA IN CAMPO CONTRO LA SLOVENIA)

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Marco Ansaldo per "la Stampa"

"Mario raccontaci cosa ci facevi con l'iPad". Carcere di Sollicciano, periferia nord di Firenze. All'ora di pranzo, Mario Balotelli ha finalmente soddisfatto il desiderio di vedere l'interno di un penitenziario. Un anno fa, dalle parti di Brescia, aveva infilato il portone di un istituto di pena e quando lo sorpresero con l'auto nel cortile spiegò che era entrato «per curiosità».

Questa volta l'ingresso non è stato rocambolesco e clandestino: a Sollicciano lo attendevano, insieme a Buffon e a Prandelli, quasi 200 detenuti e il tempo passato a contatto con balordi, spacciatori, una criminalità spicciola e in gran parte straniera, è stato per Balotelli l'ora d'aria dalle polemiche che lo inseguono quando fa il calciatore. Dietro le sbarre lo accettano per quello che è. Gli africani lo hanno abbracciato chiamandolo «fratello», gli altri gli tiravano freneticamente la maglia chiedendo l'autografo.

«Probabilmente - dice Prandelli - loro hanno capito meglio di chiunque altro il suo disagio e hanno voluto mandargli il messaggio: noi abbiamo sbagliato, tu non devi buttarti via perché hai la vita davanti». Un'interpretazione controversa. Infatti non si capisce chi consigliasse chi, dal momento che pure Balotelli si è eretto a maestro di vita e ha invitato i detenuti «a non mollare perché a tutti capita l'occasione giusta».

La realtà forse è che, lì, nessuno aveva da insegnare qualcosa. Galeotti a parte, Mario (o SuperMario come lo chiamano i tifosi) rimane il personaggio più controverso del calcio italiano. Il simbolo della generazione che usa con naturalezza l'I-Pad, non a caso l'oggetto dell'ultima sciocchezza in cui si è infilato: «È vero, l'ho portato in campo alle Far Oer ma l'ho guardato prima che cominciasse la partita e poi l'ho spento», ha spiegato con un sorriso al detenuto di Sollicciano che glielo aveva chiesto.

A 21 anni Balotelli è materia di studi sociologici più che calcistici. Ha tutto per meritarli. È nato in Italia da immigrati ghanesi, abbandonato a due anni, affidato a una famiglia bresciana quando ne aveva tre anche se sa benissimo chi sono i suoi genitori naturali. Un'infanzia a strati con la quale continua a combattere. Il calcio, con i milioni facili e la popolarità, ha fatto il resto. Quello che Prandelli definisce disagio e altri immaturità è quanto resta di un conflitto insoluto.

«Ho un figlio della sua età - racconta Roberto Mancini, suo allenatore nel Manchester City - quindi capisco che si cresce e si cambia nel tempo, anche tardi. Il problema di Mario è che fa il calciatore e non può permettersi di crescere a 30 anni perché la sua carriera sarà finita e avrà sprecato un talento enorme. Peccato perché è un ragazzo d'oro, sono gli atteggiamenti che lo fregano».

O forse è l'istinto che segue in maniera assoluta: quando cerca sul campo i colpi che paiono impossibili così come quando crede di poter fare qualsiasi cosa gli passi per la testa. Un ragazzo libero dalle convenzioni ma di quella libertà che sconfina con la strafottenza e gli si ritorce contro. Uno che colleziona multe per divieto di sosta perché gli scoccia parcheggiare cento metri più il là.

Uno che risponde «sono molto ricco» al poliziotto che gli trova in auto un pacco di sterline e gli chiede da dove provengano. Uno che spara con una scacciacani nel centro di Milano per vedere l'effetto che fa. Uno che si presenta all'esame di maturità da ragioniere con le scarpe fucsia, due collane enormi e gli occhiali da sole e se la cava con un 60, il minimo.

Uno che sceglie una comparsata in tv per scaricare pubblicamente la fidanzata di turno. Uno, soprattutto, per il quale ogni curiosità va soddisfatta. L'anno scorso i carabinieri lo individuarono mentre girava per Scampia. «Mi aveva colpito «Gomorra» e volevo vedere di persona quei posti per capire una realtà che non conosco. Lo feci anche in Brasile, quando visitai le favelas», raccontò quando si diffuse la notizia. A dirla così verrebbe da stringergli la mano: non è da tutti chiedersi se un film rappresenta la realtà. Peccato che Balotelli si accompagnasse a due camorristi senza porsi il problema di chi fossero.

Ingenuo, menefreghista, indifferente al denaro perché glien'è piovuto troppo e troppo presto. Auto, gioielli, donne, bella vita. A fermarsi all'apparenza Mario è una pellicola colorata stesa sul nulla. A grattare la superficie però c'è qualcosa di candidamente buono nella tangibile generosità verso i poveri, nell'interesse per chi non ha avuto fortuna.

Forse Balotelli è un ventenne caduto in un imbuto troppo grande, annoiato dal calcio che frequenta e che ne frustra la gioia. «Si diverte davvero soltanto quando gioca per strada con i bambini o con gli amici di quando non era famoso», raccontano. Il suo mondo non glielo perdona. «Mario è stimato ma deve fare un passettino per essere anche rispettato - dice Prandelli che tifa ancora per il suo talento, nonostante quante gliene combina -. Adesso tutto dipende da lui». E qui sta il guaio.

 

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