norma la scala

ALLA SCALA TORNA “NORMA” DOPO QUASI 50 ANNI! – MATTIOLI: L’OPERA DI BELLINI SULLA GUERRA NELLA GALLIA ROMANA, CHE ARRIVA A MILANO IN UN MOMENTO IN CUI SI ACUISCONO I CONFLITTI GLOBALI, È ANCHE UN CASO DI USO POLITICO DEL TEATRO. NEL GRANDE PROCESSO DI "NATION BUILDING" DOPO L'UNITÀ, SI IMPOSE L'IDEA CHE "NORMA" FOSSE UN'OPERA RISORGIMENTALE (POCO IMPORTA CHE BELLINI, FOSSE DEL TUTTO DISINTERESSATO ALLA POLITICA) - L’AMORALE DELLA FAVA? MOLTO PIÙ DI QUEL CHE VUOL DIRE L'AUTORE, CI INTERESSA QUEL CHE VOGLIAMO FARGLI DIRE NOI...

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Alberto Mattioli per "la Stampa" - Estratti

 

norma

Domani alla Scala torna Norma di Bellini che manca da 48 anni, per la precisione dalla Montserrat Caballé del 1977; stavolta, per inciso, tocca a Marina Rebeka, direttore Fabio Luisi, regia Olivier Py.

 

(...)

 

Però Norma, che debuttò proprio alla Scala nel 1831, non è soltanto una delle vette dell'opera italiana, un capolavorissimo e anche un bel tour de force per chi deve cantarla e forse anche di più per chi deve metterla in scena.

 

È anche un caso molto interessante di uso politico del teatro. L'opera è ambientata nella Gallia occupata dai romani, dove gli occupati aspettano solo il vaticinio della druidessa Norma per scatenare la rivoluzione contro le "aquile latine". Aquile che erano il simbolo degli Asburgo, presunti oppressori delle genti lombardo-venete.

 

Nel grande processo di "Nation building" dopo l'Unità, quando fatta l'Italia occorreva fare gli italiani, si impose così l'idea che Norma fosse un'opera risorgimentale.

fabio luisi

 

Poco importa che Bellini, classico intellettuale italiano disposto a servire qualsiasi regime, fosse del tutto disinteressato alla politica e anzi, dovendo adattare per la Napoli borbonica I Puritani scritti per la Parigi liberale di Luigi Filippo, si autocensurasse il famoso duetto patriottico Suoni la tromba perché, testuale, «d'un liberale da far paura».

 

E nemmeno, come ha dimostrato John Rosselli, che nel 1838, a Cremona, proprio Norma fosse scelta per la serata di gala in occasione della visita dell'Imperatore Ferdinando I d'Austria, zio di Francesco Giuseppe (e, per inciso, noto babbeo: «Sono il Kaiser, e voglio gli gnocchi!»). In quell'occasione, nessuno pensò che le aquile romane da rispedire a casa fossero una metafora di quelle imperialregie absburgiche.

 

Passano vent'anni e siamo al 10 gennaio 1859, alla vigilia della Seconda guerra d'Indipendenza.

 

Vittorio Emanuele II ha appena pronunciato il discorso del "grido di dolore" e la meglio gioventù milanese sta già passando il Ticino per arruolarsi nell'armata sarda o con Garibaldi. Alla Scala, guarda caso, si dà Norma. In teatro c'era anche il patriota Giovanni Visconti Venosta, che racconta così la serata nei suoi Ricordi di gioventù: «Appena i sacerdoti druidici intonarono il coro possente del "Guerra! Guerra!", tutto il pubblico scattò in piedi: dai palchetti le signore sventolavano i fazzoletti, e tutti a una voce, anzi con un urlo formidabile, si gridò: "Guerra! Guerra!".

norma la scala

 

Il coro fu fatto ripetere più volte fra un entusiasmo frenetico», mentre gli ufficiali austriaci battevano le loro sciabole sul pavimento in segno di sfida. Puro Senso di Visconti, insomma (che Italia, però). Poi passano gli anni e nel 1942 anno XX compare una biografia romanzata di Bellini a firma di Arnaldo Fraccaroli, commediografo e popolarissimo inviato speciale del Corriere della Sera.

 

olivier py

E qui non ci sono dubbi: Bellini è un patriota e Norma un'opera risorgimentale (e dire che il suo librettista, il grande Felice Romani, in letteratura era un classicista e in politica un conservatore, e infatti si esibì in una tremenda stroncatura dei Promessi sposi, romanzo romantico e liberale).

 

Però Roma è anche un simbolo sfacciatamente sfruttato dal fascismo. E così, fatto un altro giro di valzer storico, si arriva al 1948 e al film satirico neorealista Anni difficili di Luigi Zampa dove, a una recita di Norma, si vedono i gerarchi preoccupatissimi per le invettive contro Roma e i suoi pennuti.

 

 E oggi? La nuova Norma della Scala è ambientata da Py nel Risorgimento, con il proconsole romano che indossa la giubba bianca austriaca e il capo dei galli in redingote mazziniana. Morale: a teatro, cantato parlato o danzato non importa, molto più di quel che vuol dire l'autore, da sempre ci interessa quel che vogliamo fargli dire noi.

marina rebekaalberto mattioli norma la scala 45