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DAGOREPORT - SERVIZI E SERVIZIETTI: IL CASO ALMASRI E' UN “ATTACCO POLITICO” ALLA TRUMPIANA MELONI?…
1 - TERREMOTO IN CASA MURDOCH MOCKRIDGE SBATTE LA PORTA...
Maurizio Molinari per "la Stampa"
Tom Mockridge si dimette per protesta contro la nomina di Robert Thompson a ceo delle operazioni editoriali mentre il gioiello The Daily chiude i battenti: sono le prime conseguenze del riassetto di News Corp., il colosso che Rupert Murdoch ha deciso di dividere separando il business delle tv Fox da quello dei giornali.
La formale trasformazione di News Corp. nel Fox Group e nella nuova News Corp. è atteso per l'inizio del 2013 ma la scelta di affidare la carica di ceo della corazzata dei giornali a Robert Thompson, al momento direttore del Wall Street Journal, ha portato alle brusche dimissioni di Tom Mockridge, capo di News International a cui fanno capo le operazioni in Gran Bretagna. Mockridge, 56 anni, fa parte della scuderia Murdoch dal 1991, è stato direttore di quotidiani in Australia, è cresciuto dentro Foxtel e Star tv fino a guidare Sky Italia e quindi sbarcare in Gran Bretagna per riprendere le redini di News International dopo lo scandalo delle intercettazioni che ha obbligato alla chiusura di "News of the World", portando alle dimissioni di Rebekah Brooks e all'uscita di scena di James Murdoch, figlio di Rupert.
Proprio in ragione dell'essere riuscito a rimettere in carreggiata, in appena 16 mesi, un'azienda che rischiava il tracollo, Mockridge si considerava il candidato naturale alla guida della nuova News Corp. e così, appreso della nomina di Thompson, ha reagito presentando le dimissioni. In attesa di comprendere chi sostituirà Mockridge nel quartier generale delle operazioni editoriali in Gran Bretagna, Thompson si avvia ad assumere le redini della nuova News Corp. che non avrà però più "The Daily".
L'avveniristica testata digitale creata nel febbraio 2011 da Murdoch infatti non ha superato la prova del pubblico. E' lo stesso Murdoch ad ammetterlo in un comunicato scritto nel quale plaudendo allo "straordinario lavoro svolto da tutti i giornalisti" annuncia per il 15 dicembre la chiusura totale delle attività . Se in giugno la decisione di ridurre del 30 per cento il corpo redazionale era stato un tentativo di riequilibrare il bilancio, arrivato in vista della boa del secondo anno Murdoch si è reso conto che "non c'è pubblico a sufficienza per giustificare una simile impresa editoriale nel lungo termine".
A fallire dunque è l'idea che Murdoch ebbe, dopo un incontro a New York con Steve Jobs nell'autunno del 2010, di poter creare un magazine digitale accessibile solo attraverso l'iPad. Murdoch riteneva di aver trovato nell'iPad la piattaforma capace da un lato di essere l'alternativa ai giornali in carta e dall'altra di superare l'ostacolo della navigazione gratuita sul web: "The Daily" nasceva come un'application da dove poteva essere scaricato ogni giorno per 99 centesimi o con un abbonamento annuale di 39,99 dollari. Ma il mercato non ha premiato questa scommessa e così il suo fondatore e direttore Jesse Angelo, torna ora al tabloid "New York Post" da dove proveniva, con le mansioni di editore e il compito di suggerire a Thompson come meglio sfruttare il digitale.
2 - MURDOCH DIVIDE IN DUE IL SUO IMPERO POTREBBE CEDERE GIORNALI E LIBRI...
Enrico Franceschini per "la Repubblica"
Rupert Murdoch divide in due il suo impero, chiude il primo quotidiano creato per l'i-Pad, perde uno dei suoi manager. Una ristrutturazione da cima a fondo, una nuova scossa di assestamento dopo che il terremoto del Tabloidgate ha costretto sulla difensiva il grande magnate dell'editoria. A un certo punto era sembrato che perfino l'81enne tycoon, su pressioni degli azionisti, sarebbe stato costretto a farsi da parte, e in certa misura ha effettivamente ridotto le sue responsabilità e quelle del figlio James. Ma il cambiamento annunciato ieri suscita un nuovo interrogativo: Murdoch ha separato in due tronconi la sua multinazionale mediatica, da una parte tivù e cinema, dall'altra giornali e libri, perché è più logico oppure perché prepara mosse a sorpresa, come la vendita della metà meno redditizia e dal futuro più incerto, ovvero la carta?
Di certo c'è che ha ridisegnato il suo impero. Da un lato una nuova società chiamata Fox Group, che include la casa di produzione cinematografica Twenty Century Fox e i canali televisivi Fox negli Usa, Sky in Gran Bretagna, in Italia e in altri paesi; dall'altro una società che conserva il vecchio nome di News Corporation e che comprende le attività editoriali, il Wall Street Journal e il New York Post negli Usa, il Times e il Sun nel Regno Unito, decine di testate in mezzo mondo e la casa editrice Harper Collins. A capo della parte editoriale sarà chiamato Robert Thomson, direttore del Wall Street Journal, ex-direttore del Times di Londra, un fedelissimo di Murdoch.
Una nomina che ha provocato le dimissioni di Tom Mockridge, ex ad di Sky Italia, catapultatato a Londra nel luglio 2011 per guidare News International, la filiale britannica del gruppo, travolta dall'inchiesta sulle intercettazioni illecite, che ha portato all'arresto e all'incriminazione di Rebekah Brooks, fino ad allora l'ad di News Internationaled ex-direttrice del News of the World, il domenicale più letto del regno, chiuso da Murdoch per cercare di spegnere lo scandalo. Mockridge, si dice, puntava all'incarico andato a Thomson e se n'è andato per questo.
Murdoch presenta la ristrutturazione come una scelta "romantica", perché «il potere della parola scritta è stato con me tutta la vita», facendo intendere che gli fa piacere riunire tutti i suoi giornali in una scuderia separata. Ma le decisioni del magnate sono dettate più spesso dal portafoglio che dal cuore e a Londra si dice che potrebbe avere diviso l'impero per cederne una parte, i giornali appunto, e concentrarsi sulle tivù, oppure per allontanare le accuse di eccessiva concentrazione mediatica, mentre pensa a fare altri acquisti di giornali, tra cui non si esclude un assalto al Financial Times.
Intanto però Murdoch ha chiuso dopo meno di due anni The Daily, il primo quotidiano nato per l'iPad: «Un coraggioso esperimento», lo definisce, «ma sfortunatamente abbiamo verificato che non è possibile trovare un'audience sufficientemente vasta perché questo modello di business fosse sostenibile nel lungo periodo». Non ci sono lavori in corso solo al gruppo Murdoch, tuttavia: il New York Times ha annunciato nuovi tagli, offrendo incentivi a 30 giornalisti per lasciare il posto volontariamente. In caso contrario la direttrice Jill Abramson, prima donna a occupare l'ambita poltrona del quotidiano newyorchese, sarà costretta ai licenziamenti.
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