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LA SFIDA DEL NUOVO PORNO – ‘’VOGLIAMO DIMOSTRARE CHE SI POSSONO FARE PELLICOLE HARDCORE DI MASSA, CREANDO UN’ESPERIENZA CINEMATOGRAFICA PER ADULTI BASATA SULLA QUALITÀ. LA GENTE VUOLE VEDERE IL SESSO VERO INTEGRATO IN UNA BELLA STORIA’’ (TRAILER)

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Tracy Clark-Flory per “Salon”

 

L’industria per adulti ultimamente ha fatto mosse disperate per contrastare la pirateria, incluso lanciare la campagna “#PayForYourPorn”, in cui le pornostar chiedevano agli utenti di non “rubare le loro sconcezze”. Il “fingerprinting” digitale è un altro stratagemma per rintracciare i contenuti rubati. Ma c’è un film, dal titolo “Marriage 2.0”, che tenta di risolvere il problema in altro modo, cioè puntando sull’alta qualità e su scene esplicite al servizio di una storia.

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I registi sono convinti che una narrazione più complessa e avvincente possa aiutare a distinguerli dal materiale stereotipato che finisce a spezzoni su “PornHub”. Inoltre è più complicato piratare un film di due o tre ore e isolarlo nelle scene più piccanti. Il plot vede India (interpretata da India Summer) che intervista lo scrittore Christopher Ryan per un documentario sulla monogamia, e presto la donna rivela problemi di gelosia nella sua relazione aperta con il fidanzato Eric (Ryan Driller). Nel film, ambientato a San Francisco, ci sono conversazioni sullo scambismo, interventi di sessuologi veri ed esperti di sesso. E’ questo il futuro dell’industria per adulti? Ce lo spiega Magnus Sullivan, sceneggiatore e produttore di “Marriage 2.0″.

 

Il film è a prova di pirateria?

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«Niente lo è, ma questo film devia dagli stereotipi. Tutti i film, anche quelli queer e femministi, seguono regole precise, ad esempio completano l’arco sessuale all’interno di un’unica scena. Non hanno bisogno di rimandare il sesso alla scena seguente, non ci sono preliminari, solo penetrazione e climax. Questo schema si ripete con alcune variazioni.

 

Noi invece usiamo il sesso per raggiungere altri obiettivi, sondiamo il carattere dei personaggi, stabiliamo un contatto emotivo con lo spettatore per portarlo in territori inesplorati. Si chiede cosa succederà. Il sesso è usato per catturare, elevare e sospendere.

 

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E’ uno strumento per raccontare, non basta seguire la pellicola per cinque minuti. Il film non appartiene alla categoria del contenuto gratis al fine della masturbazione. Vogliamo dimostrare che si possono fare pellicole hardcore di massa, creando un’esperienza cinematografica per adulti basata sulla qualità. Gli attori possono dare prova di bravura e costituire una categoria totalmente nuova, battendo un terreno che forse un giorno seguiranno altri, tipo James Franco»

 

Gli spettatori resteranno fino alla fine o aspetteranno solo il momento clou per fare autoerotismo?

 

«Lo abbiamo proiettato a New York e nessuno dei 150 presenti ha lasciato la platea. E’ un film che cattura l’attenzione e smuove diverse emozioni»

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La qualità pagherà?

 

«Non ancora. Ma noi dimostreremo che un intero mercato è stato finora ignorato. La gente vuole vedere il sesso vero integrato in una bella storia. E’ una sfida che va fatta. L’unico ostacolo è la distribuzione: se manca quella, il pubblico non può essere raggiunto».

 

Che differenza c’è fra il porno rubato e quello comprato?

 

«Noi crediamo che la gente sia disposta a pagare per la qualità e per un’esperienza unica. Saremo i primi a tentare questa strada nell’era digitale»

 

Perché ha scelto di parlare di monogamia e di relazioni aperte?

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«Volevo entrare nel dibattito sulle prospettive che cambiano, su cosa è necessario per far funzionare a lungo un rapporto. Lo spettatore non deve trovarsi davanti a una scelta binaria. E’ un grande tema nelle nostre vite di coppia, capire se il desiderio sessuale verso altri diminuisca o meno l’amore per il partner, se si può condurre una vita avventurosa e onesta allo stesso tempo.

 

Da una parte ci sono le pulsioni da college, un’attrazione e una passione che si provano per persone appena conosciute. Dall’altra c’è l’incredibile connessione fisica e profonda che si ha con il partner storico, l’unico ad avere accesso a un certo livello di vulnerabilità.

 

Quand’anche si raggiunge un accordo di coppia sui rapporti extraconiugali, bisogna combattere con la “vergogna” sociale. Ad esempio, quando i miei amici, seppur liberali, vennero a sapere del rapporto libero con mia moglie, uno si arrabbiò pensando subito che volessi scoparmi la sua, un altro disse che non avrebbe più fatto venire i suoi bambini in casa nostra perché se la immaginava piena di feste a base di sesso e porno. Vista l’ignoranza, mi è sembrato il caso di approfondire con un film».