IL CINEMA DEI GIUSTI - MORTE E POTERE A SIENA: C’ERA UNA VOLTA LA “CITTA’ IDEALE”

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Marco Giusti per Dagospia

Mah... dopo lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena, la misteriosa morte di Davide Rossi, magari si poteva cambiare il titolo a questo film che è proprio legato a Siena e alla sua banca, che ha pure messo soldi nell'operazione. Ma chi poteva sapere un anno fa che le cose andavano a finire così?

Peccato, perché l'idea del film non era male. Luigi Lo Cascio, alla sua opera prima da regista, "La città ideale", appunto, prodotto da Angelo Barbagallo e Rai Cinema, in vetrina alla Settimana della Critica di Venezia, si presenta con una specie di thriller kafkiano-ecologista ambientato in quel di Siena con tanto di aiuto economico del Monte dei Paschi.

Ne è protagonista lui stesso, nei panni dell'architetto palermitano Michele Grassadonia, un uomo che ha deciso di vivere in quella che lui ritiene la città ideale per portare avanti il suo esperimento, vivere senza acqua corrente e energia elettrica, muoversi senza auto. Si ritroverà, del tutto innocente, a dover rispondere di un omicidio colposo.

In una terribile notte di pioggia, obbligato dal suo capo, era appena ritornato a guidare la macchina dell'amico ecologista dopo sette anni di vita da pedone. E' pure una macchina nuova... Prima è andato a sbattere contro un'ombra misteriosa, poi ha rovinato la fiancata contro due auto ferme.

Poi si è voltato e ha visto un uomo ferito steso a terra. Ha cercato di soccorrerlo, ha chiamato la polizia. E si è ritrovato dentro una storia dalla quale non sa più come uscire. Il malconcio, l'uomo più ricco di Siena, sta morendo e lui non sa come dimostrare la sua innocenza, visto che i botti che ha preso la sua auto coincidono esattamente con quelli che avrebbe preso se avesse investito il poveretto. Incastrone perfetto. Mettiamoci che Lo Cascio non accetta compromessi e vuole dire la verità a ogni costo. Così si incastra ancor di più.

Mettiamoci ancora una serie di personaggi assurdi, come una bella ragazza, tal Catrinel Marlon, pittrice di scene di prede e cacciatori, alla quale Lo Cascio affitta casa. Alta almeno il doppio del protagonista. Poi Roberto Herlitzka come cavallaro senese che conosce la verità dell'accaduto. Massimo Foschi come il più celebre avvocato di Siena che si diverte a lavare i piatti nelle feste dei ricchi. Alfonso Santagata come cavilloso procuratore. Gigi Burruano come avvocato palermitano che conosce tutti i trucchi per salvarti dalla prigione e Aida Burruano, nella vita sorella di Gigi e nella vita e nel film mamma di Lo Cascio.

Se il film, malgrado la presenza alla sceneggiatura di uno specialista come Massimo Gaudioso, è un po' confuso e nel mischione di temi ecologisti, di piazze senesi e di Simone Martini non offre occasione al protagonista di mostrare la sua duttilità da attore, i numeri delle guest star teatrali presenti al salvataggio del neoregista funzionano perfettamente.

Ad eccezione di Roberto Herlitzka, ormai usato da caratterista in troppi film e del tutto fuori parte come cavallaro senese, Foschi e Santagata sono in gran forma e potrebbero essere ancora più sfruttati dal cinema, mentre i due Burruano, Gigi e Aida, sono il vero grande regalo che ci fa Lo Cascio.

Vederli recitare a ruota libera ci riporta alla grande tradizionale popolare palermitana e ci domandiamo che film avrebbe potuto fare Lo Cascio con talenti come i loro. Ma con Palermo il vecchio Simone Martini c'entra veramente poco. Certo, quando uno pensa alle morte misteriosa nella città ideale e ai problemi del Monte dei....

 

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