DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Massimo Sideri per ‘Il Corriere della Sera’
L’introduzione di un livello di pagamento per l’accesso alle notizie, anche online, e regole condivise contro i nuovi “monopoli” della Rete. Nella giornata conclusiva del Convegno mondiale dell’editoria di Torino, Wan-ifra, sono stati Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Rcs MediaGroup, la società che edita il Corriere della Sera, e Carlo De Benedetti, presidente del gruppo L’Espresso, a tirare le fila delle sfide da affrontare per l’industria dei media.
Jovane ha riconfermato che il gruppo è al lavoro per introdurre sul Corriere.it «una membership a pagamento». «Il tema oggi è quanto si riesce a trasferire la diffusione cartacea in abbonamenti su tablet. Sul web la modalità di creare un club e offrire servizi specifici di qualità a pagamento è la strada obbligatoria per gli editori. Lo abbiamo fatto in Spagna (con El Mundo, ndr) da soli e per primi. Ed è andata bene. Anche in Italia ci muoveremo in autonomia».
SCOTT JOVANE CALABRESI ANDREA MONTI FERRUCCIO DE BORTOLI A BAGNAIA
«A fine anno — ha poi aggiunto il manager — lanceremo il nuovo sito del Corriere.it in un’ottica nuova». «In Rcs abbiamo cercato di costruire prodotti con un’offerta indipendente dall’andamento del mercato. Partiamo con l’iniziativa della Gazzetta dello Sport (oggi uscirà per la prima volta stampata su carta azzurra per i Mondiali di calcio, ndr)».
«La nostra strada — ha specificato — è guadagnare quote di mercato in un mercato che declina. Ma il problema del mercato è generalizzato a livello mondiale». Jovane — che durante la presentazione ha ricordato anche il lancio di nuovi prodotti come il Corriere Innovazione — ha detto infine che potrebbe esserci una prossima riunione del consiglio di amministrazione del gruppo editoriale per fare il punto sulle azioni di risparmio ordinarie ma, ha anche aggiunto, l’uscita del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, «non è assolutamente all’ordine del giorno». Nel suo intervento De Benedetti ha espresso preoccupazione per il potere sempre più evidente dei gruppi come Google nella nuova gerarchia di Internet.
«Dovremmo aprire lo sguardo per pensare a nuove collaborazioni e [...] capire chi sono i veri concorrenti. Fin dagli anni Ottanta con Repubblica siamo stati grossi concorrenti del Corriere. E siamo ancora concorrenti perché siamo sullo stesso mercato. Ma oggi gli editori devono mettersi d’accordo perché altrimenti nessuno resisterà al quadro globale. Noi abbiamo tutti paura di Google: loro si descrivono come un’azienda tecnologica ma usano concetti e criteri che appartengono ad altri spazi». Secondo De Benedetti Google è in condizioni di creare «un monopolio delle conoscenze digitali». C’è un’uniformità che «non ha precedenti».
La soluzione? L’editore ha chiamato in causa i politici e le istituzioni europee. «Dobbiamo pensare a un sistema diverso di proprietà anche in termini di Antitrust oppure cambiare il sistema di ricerca di Google, sia che si monetizzino le news sia che si lascino gratis. Questa separazione funzionale permetterebbe di vietare la raccolta dei dati che emergono dall’utilizzo dei motori di ricerca». La tecnologia per De Benedetti potrebbe anche essere la soluzione ma non va affrontata separatamente. Perché anche i più grandi gruppi editoriali avrebbero difficoltà a sostenere investimenti così importanti.
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