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''SOLE'' CHE BRUCIA - IL PRESIDENTE DEL COLLEGIO SINDACALE, LUIGI BISCOZZI, VUOLE L’INTERVENTO DELLA CONSOB SUL CASINO DELLE DIMISSIONI IN MASSA DEL CDA - NON QUADRANO LE ULTIME SCELTE DEL BOARD RIDOTTO ALL’OSSO - CON L'AD DEL TORCHIO IN OSPEDALE, IN BORSA IL TITOLO PERDE IL 10%

Di Andrea Giacobino per www.andreagiacobino.wordpress.com

 

LUIGI BISCOZZILUIGI BISCOZZI

La tempesta attorno a “Il Sole 24Ore” non accenna a placarsi. Luigi Biscozzi, presidente del collegio sindacale, ha intenzione di chiedere a Consob alcuni chiarimenti dopo lo scontro al calor bianco che si è consumato tra il 30 settembre e l’1 ottobre quando, dopo aver approvato una semestrale con 50 milioni di euro di perdite, dapprima si sono dimessi dapprima il presidente Giorgio Squinzi e i consiglieri Mauro Chiassarini, Claudia Parzani, Carlo Pesenti, Livia Pomodoro e il giorno seguente si è dimessa anche Maria Carmela Colaiacovo.

 

Col risultato che risulta dimissionaria la maggioranza di 6 degli 11 consiglieri (il che presuppone la decadenza dell’intero board), tenuto conto che sono in carica rimasti Luigi Abete, Carlo Robiglio, Nicolò Dubini, Marcella Panucci e l’amministratore delegato Del Torchio. Senonché proprio Del Torchio era entrato in consiglio per cooptazione, ma non era stato ancora nominato dall’assemblea e inoltre non si capisce come un consiglio così ridotto ai minimi termini abbia potuto nominare un presidente (Robiglio) e addirittura un vicepresidente (Abete) e convocare un’assemblea il cui ordine del giorno non è stato comunicato.

 

SEDE DEL SOLE 24 ORE A MILANO SEDE DEL SOLE 24 ORE A MILANO

Su questa sequela di anomalie formali, ma probabilmente anche sostanziali, la Consob farà luce. Chiedendo chiarimenti anche su quelle “dimissioni preventive” chieste esplicitamente dalla Panucci, direttore generale di Confindustria a Squinzi, e da quest’ultimo messe per iscritto ai consiglieri il 27 settembre scorso, quando Del Torchio aveva prima fatto sapere che a fronte di perdite così ingenti l’azionista di maggioranza avrebbe dovuto garantire i finanziamenti necessari, pena il venir meno della continuità aziendale e la bocciatura dei revisori.

 

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Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, insomma, ha sì evitato una prima bocciatura, ma forse sta andando incontro a una seconda, probabilmente più gravida di conseguenze.