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Neil McCormick per The Telegraph
samuel l jackson in the hateful eight
Nel nuovo western di Quentin Tarantino, “The Hateful Eight”, un cast di assassini, cowboy e cacciatori di taglie, si muove sulla musica composta dal leggendario Ennio Morricone. Sebbene sia il genere che lo ha fatto conoscere al mondo, questo western è il primo a cui lavora da 40anni a questa parte. Negli anni 60 e 70 Morricone e il regista Sergio Leone inventarono lo spaghetti western, che combinava suono e visione, e il compositore inventò un nuovo lessico, fatto di fischi, spari, armoniche, campane, riff di chitarra elettrica, ma non aspettatevi questo.
«Non mi piace ripetermi», dice Morricone, 87 anni «Se Quentin avesse voluto qualcosa di simile a Sergio Leone, gli avrei detto di no, perché saremmo stati entrambi criticati per aver riproposto ciò che è passato». Ha spesso espresso irritazione per essere associato al genere e ci tiene a precisare: «Ho fatto centinaia di film e solo 40 sono western». Peraltro considera un insulto il termine “Spaghetti Western”: «Gli spaghetti si mangiano, e l’opera di Leone non è cibo».
Tarantino prima d’ora non aveva mai commissionato una colonna sonora interamente originale, preferendo l’uso di vecchi brani. E Morricone non sembrava essere particolarmente innamorato del regista americano, infatti, quando nel 2013 uscì “Django Unchained” disse: «Nei suoi film mette la musica senza coerenza, non puoi lavorare con uno così. Per quanto riguarda il film, c’è troppo sangue». A giugno aveva detto che voleva evitare assolutamente di scrivere musica per western.
E’ bastata un visita personale di Quentin nella casa romana del compositore, per fargli cambiare idea: «Un’ora con lui e gli ho detto sì. Il mio rispetto rimane enorme per Tarantino. Il rapporto fra compositore e regista si basa sulla pazienza e sulla fiducia reciproca. La musica resta un mistero finché non vai in studio di registrazione e la suoni con i vari strumenti, quindi i registi devono avere grande fede nei compositori».
Secondo lui, “The Hateful Eight” «è diverso da qualsiasi altro western fatto fino ad ora, perciò ho usato un tema molto diverso, ad esempio due fagotti che suonano insieme e producono un suono piuttosto pesante. L’atmosfera è totalmente diversa rispetto a un film di Leone. Quella che si sente è musica alla Tarantino». E’ comunque estremamente fiero delle sue famose composizioni: «A volte, quando cammino per strada, le persone mi riconoscono e invece di chiamarmi per nome, cantano o fischiettano. L’urlo del coyote è diventato un segno di gioia e felicità, è appagante».
A febbraio Morricone andrà in Gran Bretagna per un concerto orchestrale incentrato sulla sua musica e la recente frattura non costituirà un problema: «E’ meglio stare in buona forma ma non è necessario stare in piedi, puoi dirigere anche da seduto e facendo piccoli movimenti. Alcuni direttori d’orchestra forse pensano di trovare ispirazione guardando il cielo e gesticolando molto».
ennio morricone con la moglie maria
Insiste a dire che è innanzitutto un compositore ma si diverte a dirigere perché «è il passo finale, è quasi un miracolo prendere quelle note che hai immaginato e scritto e trasformarle in musica. Tutto inizia con me che suono qualcosa al piano, una piccola idea che cambia di fase in fase, quindi c’è molta differenza fra quello che immagino e quello che il pubblico ascolta».
Morricone ha lavorato ad oltre 500 film, venduto oltre 70 milioni di dischi, vinto molti premi e ricevuto l’Oscar alla carriera ma dice: «Non puoi salvare un brutto film grazie a una bella colonna sonora. Se il film è mediocre, puoi comporre la musica più bella mai ascoltata, ma il film resterà mediocre. Se il film è grande e la musica pessima, il film resterà grande. L’opera più importante è sempre il film, perciò il segreto è scrivere la musica che davvero si accorda a ciò che il regista vuole esprimere attraverso le immagini, altrimenti è inutile, è solo vanità».
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