“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Francesco De Dominicis per "Libero quotidiano"
Pure se Robin Hood decidesse di esagerare, a colpire le pensioni dei ricchi, il bottino da spartire per i poveri sarebbe ridicolo. Roba da pochissimi caffè al mese. Il mito della stangata agli assegni previdenziali super, da «punire» nella logica redistributiva e di equità sociale, va a sbattere clamorosamente sui numeri. I quali mostrano come il giochetto «tolgo ai ricchi per dare ai poveri», che rimbalza sistematicamente nelle campagne elettorali e nei discorsi di qualche sindacalista non troppo originale, funziona poco. Anzi per niente. Con buona pace dei populisti e dei fan della demagogia.
Abbiamo fatto due conti e vi diciamo in anticipo il risultato: aggredendo gli assegni d'oro, cioè superiori a 10mila euro al mese con una tosata spropositata (e palesemente illegittima) del 50%, si riuscirebbero a girare appena 3 euro mensili a chi intasca dall'Inps meno di mille euro.
E pur volendo abbassare l'asticella dell'intervento - chiedendo un «contributo», magari del 20%, anche alle pensioni che galleggiano nella fascia che va da 5mila a 10mila euro - si metterebbe insieme un gruzzoletto che, spalmato tra i più sfortunati, darebbe ciascuno 12 euro al mese. In totale, dunque, stiamo parlando di un incremento di 15 euro mensili, con un'operazione che - non ci sono dubbi - verrebbe censurata al primo passaggio dinanzi i giudici della Corte costituzionale.
Insomma, nel marasma della previdenza tricolore ci saranno pure squilibri clamorosi e ingiustizie lapalissiane. Tuttavia, non sembrano esserci spazi per blitz sulla falsa riga della legenda di Sherwood. Avvolgiamo il nastro. Armatevi di pazienza e seguite il conteggio dall'inizio. I dati sul sistema previdenziale italiano - che pesa complessivamente sul bilancio pubblico per 270,7 miliardi con 23,5 milioni di pensioni pagate ogni «27» del mese - sono stati snocciolati dall'Istat ieri.
Tutti gli importi contenuti nel rapporto dell'Istituto di statistica sono al lordo delle tasse e le «nostre» ipotesi di redistribuzione sono realizzate sulla base di 13 mensilità . Partiamo dai vitalizi «mini»: sotto la soglia «simbolica» dei mille euro, l'Inps eroga 15,8 milioni di pensioni e, di questi, 7,9 milioni (il 33% del totale) non arrivano a 500 euro. Nella (virtuale) manovra del partito guidato da Robin Hood, poi, vanno individuati i ricchi, ovviamente.
Anche qui due fasce separate: oltre quota 10mila, l'Inps paga 8.559 assegni previdenziali che valgono, in totale, ben 1,3 miliardi di euro (con una media di 155mila euro l'anno). Poi c'è un secondo gruppo, da 5mila a 10mila, in cui l'Istat ha contato 164.770 «posizioni» all'ente di previdenza che pesano, sulle casse pubbliche, per 12,4 miliardi.
Passiamo alle ipotetiche mazzate. Un prelievo pari al 50% del monte pensioni super (quelle che viaggiano oltre quota 10mila euro) garantirebbe un bottino da 661,5 milioni l'anno. Cifra che aggiungerebbe appena 3 euro a ciascuno dei 15,8 milioni di assegni «mini».
La sforbiciata al secondo gruppo (5-10mila euro), invece, assicurerebbe un «gettito» di 2,4 miliardi e un incremento di altri 12 euro per le prestazioni basse. In totale, come accennato, stiamo parlando di 15 euro al mese di «aumento». Non proprio un salto di qualità tangibile per le tasche dei pensionati. Al massimo, qualche caffè in più pagato dallo Stato, a giorni alterni. Tagliatele pure, le pensioni d'oro. Basta sapere che - comunque - non risolverete il dramma di chi non arriva alla fine del mese.
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