MALEDETTA PASSWORD - I SAPIENTONI DELL’INFORMATICA LE STANNO PENSANDO TUTTE PER TOGLIERE A NOI POVERI UTENTI LO STRAZIO DI DOVER IMPARARE A MEMORIA DECINE DI CODICI D’ACCESSO, MA LA STRADA È ANCORA LUNGA - UN FUTURO FATTO DI RICONOSCIMENTI VOCALI, DEI TRATTI FISICI, DELLE DITA DELLA MANO - NEL 2004 BILL GATES PROCLAMÒ (SBAGLIANDO ): “LA PASSWORD È MORTA” MA PER ORA TUTTI QUELLI CHE HANNO CERCATO DI SOSTITUIRLA HANNO FALLITO…

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Somini Sengupta per "la Repubblica" (© 2011 The New York Times/traduzione di Fabio Galimberti)


Ricordarsi le password è uno strazio. Non sarebbe meglio poter accedere applicando le cinque dita? Oppure pronunciando una semplice frase? Nessuna delle due idee è fantascienza. Gli informatici di Brooklyn stanno addestrando i loro iPad a riconoscere il proprietario dal tocco. Le banche già ora usano programmi di riconoscimento vocale in aggiunta al tradizionale "Pin".

Gli esperti di sistemi di sicurezza stanno rinnovando i loro sforzi per integrare e, in prospettiva, eliminare la buona vecchia password. «Se qualcuno mi chiede qual è il più grosso fastidio della vita contemporanea, rispondo che sono le quaranta password diverse che mi tocca creare e cambiare», dice Nasir Memon, professore di Scienza informatica all´Università di New York, a capo del progetto iPad. Molte persone sarebbero d´accordo. Le password sono diventate una droga: indispensabili per gestire i nostri dispositivi e account, ma fonte crescente di esasperazione e insicurezza.

Temendo che il portatile di un soldato possa finire in mani nemiche, l´agenzia per la ricerca del dipartimento della Difesa è a caccia di metodi per verificare «in continuo» l´identità di chi lo utilizza attraverso indizi come gli errori di battitura ricorrenti o il modo di usare il mouse. Per fare un esempio più banale, Google recentemente ha cominciato a invitare i suoi utenti a prendere in considerazione un sistema di login in due passaggi, abbinando una password e un codice inviato ai loro telefoni. Il recente sistema operativo Android è in grado di sbloccare un telefono riconoscendo il volto del proprietario, ma può essere ingannato tenendo davanti al telefono una foto con la sua faccia.

Bill Gates nel 2004 dichiarò: «La password è morta». Nonostante i progressi, è ancora presto. «Quella frase, clamorosamente sbagliata, ha scoraggiato la ricerca. Le password - ha scritto Cormac Herley, ricercatore proprio alla Microsoft - si sono dimostrate un avversario coriaceo: tutti quelli che hanno cercato di sostituirle hanno fallito».

Sono dure a morire, ma non sono eccessivamente sicure: ognuno di noi generalmente ha bisogno di una dozzina di password e tendiamo a sceglierle talmente complesse da doverle scrivere da qualche parte o talmente semplici da poter essere indovinate facilmente.

Società come Facebook e Twitter hanno cercato di risolvere la frustrazione da password degli utenti consentendo di usare il nome utente e la password registrati sui loro server per aprire l´accesso a milioni di siti: è comodo, ma comporta rischi evidenti. Un ladro che riesca ad accedere al nome utente e alla password "madre" può accedere a una gran quantità di account.

Rachna Dhamija, una scienziata informatica trasformata in imprenditrice, cerca di risolvere questi punti deboli scomponendo le password. Un pezzo resta nelle mani dell´utente, un altro è archiviato nel suo dispositivo e il terzo è registrato online sul servizio da lei creato, UsableLogin. Molte società usano una smart card o una chiave hardware di sicurezza come secondo passaggio di verifica.

E la biometrica - i tratti fisici esclusivi di un individuo - sta emergendo come un´alternativa. Negli Stati Uniti ci sono almeno una mezza dozzina di banche che chiedono ai loro clienti di verificare la propria identità recitando una frase di due secondi a un computer via telefono, oltre a inserire il loro "Pin". «La password non sarà più l´arbitro ultimo della tua identità», avverte Brendon Wilson, ricercatore alla Symantec.

 

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