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STASERA NESSUN IMPEGNO, AL VIA SU SKY ARTE, LA NUOVA EDIZIONE DI "DAGO IN THE SKY" - TRA SPERIMENTAZIONE E NUOVI LINGUAGGI, IN BARBA ALLA TV DEL BLA-BLA, UN ULTRA-VIAGGIO DENTRO LA MODERNITÀ - "LE IDEE DEVONO CONCRETIZZARSI ATTRAVERSO LE IMMAGINI. LA TECNOLOGIA È L'IDEOLOGIA DEL NOSTRO SECOLO"
1. D'AGOSTINO: "ROTTAMIAMO LA TV STA ARRIVANDO LA RIVOLUZIONE DELL'ESPERIENZA MULTITASKING"
Alberto Infelise per “la Stampa”
Fiume in piena è un' espressione che ben descrive l' immagine che Roberto D' Agostino proietta di sé all' esterno. Non è che contenga moltitudini: è moltitudini. È l' autore televisivo che inizia a farsi largo nella Rai degli Anni Settanta. È lo stralunato esperto di look scaravoltato sul divano di Arbore. È il minaccioso ospite dei programmi televisivi degli Anni Novanta.
È il temutissimo collettore di notizie e retroscena che ha fatto del suo Dagospia uno dei primi siti da guardare per sbirciare che succede qui e lì.
Oggi è l' ideatore di Dago in the Sky, il progetto in dieci puntate che Sky Arte manda in onda da martedì per dieci puntate fino al 9 gennaio prossimo.
«Tutto è nato da una proposta di Sky e dal fatto che guardando la televisione tutto mi sembrava fermo al secolo scorso - spiega D' Agostino -. Nessuna novità, un linguaggio fermo da trent' anni, nessuna rottamazione».
Che fa l' 85 per cento?
Il centro del progetto è proprio un' operazione sul linguaggio televisivo: «Quando vedo che si scaldano tanto per trasmissioni che fanno il 15% di ascolti, io mi chiedo sempre, ma che fanno quegli altri 85% che non l' hanno guardata? Sono andati verso nuove forme di intrattenimento, altri strumenti. Oggi si guarda la televisione come sottofondo, come una radio, perché davanti agli occhi c' è lo smartphone». E quello che succede dentro lo schermo di un telefono è completamente diverso:
«Siamo di fronte a un' esplosione digitale. Il cambiamento è talmente continuo e veloce che non riusciamo ad accorgerci di come stia avvenendo. Ne parliamo nella prima puntata con il direttore de La Stampa , Maurizio Molinari: siamo alla vigilia di una rivoluzione che popolerà le nostre vite di robot e intelligenze artificiali».
Dago in the Sky procede in maniera diametralmente opposta rispetto a un programma tradizionale. La narrazione verbale dialoga, prende ritmo e forma seguendo il montaggio delle immagini, la loro costruzione. Immagini che non sono didascalia alle parole ma le formano, sono un tutt'uno: «La nostra intenzione è quella di dare vita al "pensiero visivo".
Le informazioni, gli approfondimenti, le idee devono concretizzarsi attraverso le immagini.
Nella comunicazione contemporanea è fondamentale non occuparsi solamente del "che cosa" ma anche del "come"».
Del resto è quello che succede nella fruizione normale dei media da parte degli utenti, sempre più personalizzata, sempre più tagliata, definita: «È come un millefoglie, ci sono diversi livelli, diversi strati. Ognuno vede all' interno di un prodotto complesso quei livelli che riesce a comprendere. Le immagini e la narrazione verbale si fondono per portare chi guarda a un' esperienza multitasking».
Quale mondo si racconta in queste dieci puntate? «Quello che abbiamo appena iniziato a vivere, quello che è lì dietro e stiamo per vedere. La tecnologia è l'ideologia di questo secolo e la costruzione di se stessi è al centro di ognuna delle nostre esistenze. Siamo di fronte all'insostenibile narcisismo dell' essere».
2. LA BELLEZZA DEL DAGO-FUTURO
RiccardoBocca per http://bocca.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/10/26/quante-bello-il-dago-futuro/
Diventa sempre più difficile spiegare chi è Roberto D'Agostino.
Non basta certo l'etichetta da dagospione seriale che tra un tatuaggio e l'altro inonda il web di gossip alto e basso, provocando a ogni scoop fremiti nei personaggi coinvolti;
e neppure è sufficiente, per perimetrarne l'essenza umana e professionale, inquadrarlo tra coloro che ambiscono a fare tv e una volta l'anno piazzano un progetto in qualche anfratto di palinsesto.
No, non ci siamo.
Il diavolo barbuto sparge dalla sua dag-caverna capitolina una passione e un mestiere che è manna per le orecchie e gli occhi quando sbarcano in video.
Basti citare, quale testimonianza, il ciclo delle nuove dieci puntate di "Dago in the Sky" che Sky Arte proporrà a partire dal 7 novembre.
Vere lezioni di curiosità e approfondimento. Un ultra-viaggio dentro la modernità che rifugge gli stereotipi della modernità stessa investigando i suoi sensi e contronsensi occulti.
«Andare a letto con un robot», s'interroga a un certo punto D'Agostino, «è tradimento»?
Il che a menti stanche può apparire una provocazione, un gioco, e invece corre senza retorica al cuore delle (in)certezze incombenti;
là dove la tecnologia ha scalzato le ideologie e le macchine intelligenti eccellono rispetto agli umani.
Inutile spaventarsi, lascia intendere "Dago in the Sky":
meglio, piuttosto, capire.
roberto pisoni, diretotre di sky arte
E rifuggire intanto i pregiudizi accettando - tra le altre cose, come illustra bene una puntata del programma - che l'unica forma di cultura sopravvivente alla rivoluzione in corso sia la musica lirica (in quanto «primo genere multimediale inventato dagli uomini» che riesce ad essere «contemporaneo con i nostri smartphone»).
Interessante punto di vista, e soprattutto vivo e propositivo in un universo catodico spesso amorfo.
Niente male, per un divulgatore psichedelico come il vate Roberto che un tempo fu sognatore bancario.
anna cerofolini vittorio sgarbi
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