
SULLA LEGGE CHE IMPEDIVA AI SOVRINTENDENTI DEI TEATRI LIRICI DI RESTARE IN CARICA DOPO IL…
Da "Unita.it"
Ravi Shankar, il maestro del sitar che incantò i Beatles e soprattutto George Harrison, è morto a 92 anni in California. Il compositore e musicista indiano è un caso unico nella storia della musica per quanto abbia influenzato il rock (il sitar lo trovate anche in "Paint it black" dei Rolling Stones) sia per il suo ruolo di primo piano nella musica classica indiana. Oltre al mega-concerto di Monterey del 1967 e a Woodstock nel 1969, prese parte anche al concerto per il Bangladesh dell'agosto 1971 organizzato da Harrison.
Diceva di aver sempre cercato l'assoluto nella sua musica e con il suo virtuosismo al sitar ha influenzato jazzisti e il pop: con Shankar, nato a Varanasi nel 1920, scompare non solo il più famoso solista di sitar del mondo, ma anche il primo artista indiano ad aver colmato il gap tra la cultura occidentale e orientale e incoraggiato l'apprezzamento e la conoscenza della musica indiana in Europa e in America.
Musicista classico, fondatore dell'Orchestra nazionale indiana, Shankar conquista la fama mondiale per la sua amicizia con Harrison, autore dell'introduzione della sua autobiografia, Raga Mala, pubblicata in italiano per Arcana un anno fa. Ma anche per il concerto per il Bangladesh nel 1971 a cui parteciparono 40.000 persone, prima iniziativa benefica globale del mondo del rock.
Da artista internazionale, Shankar poi continua a vivere in India, spostandosi spesso all'estero per registrare dischi ed esibirsi in lunghi tour, concerti e festival. La sua fama non basta a convincere (è successo nel 2007) il management di un hotel indiano a Pune, dove doveva tenere un concerto, a farlo entrare in stanza con il suo cane: Shankar girava il mondo portandosi sempre il fido animaletto in una borsa, dopo che i medici americani gli avevano consigliato la pet therapy per curare i suoi polmoni malati.
Vincitore di tre Grammy, insignito con la Legion d'Onore, Shankar di recente era stato nominato per il Grammy 2013 insieme alla figlia 31enne Anoushka. Invece non ha mai riconosciuto l'altra figlia, la cantautrice newyorkese Norah Jones, riallacciando con lei i rapporti solo dopo che era diventata una star. «Negli ultimi anni i nostri rapporti sono migliorati, anche se escludo una collaborazione musicale», disse Norah ospite di Sanremo nel 2007.
"I BEATLES? TROPPE CANZONI IN FALSETTO, MA GEORGE..."
Shankar e George Harrison si conoscono nel 1966 e da quell'incontro nasce una lunga amicizia e una collaborazione da cui scaturisce l'idea di un libro autobiografico. «Ravi è sempre visto come un guru e una figura paterna, ma per me è principalmente un amico», scrive Harrison nell'introduzione. «Senza di lui non sarei riuscito a entrare così facilmente nell'esperienza indiana». D'altro canto, Shankar rivela: «Devo ammettere che le voci dei Beatles non mi facevano impazzire. Il più delle volte cantavano in falsetto, cosa che da allora è sempre rimasta in voga. Ma molti dei loro pezzi mi piacciono, soprattutto Here Comes the Sun e My Sweet Lord, scritti da George».
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