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DAGOREPORT - SE IN FORZA ITALIA IL MALCONTENTO SI TAGLIA A FETTE, L’IRRITAZIONE DI MARINA E PIER…
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"
Si è molto parlato in questi giorni delle tre epiche sfide tra Italia e Germania: Messico 1970, Spagna 1982 e Germania 2006. Così La7 ha pensato di proporre un'ampia sintesi degli incontri, pescando dalla cineteca Rai.
Incredibile, in poco più di trent'anni, cos'è stata l'evoluzione del gioco, ma non si riflette mai abbastanza sull'evoluzione delle telecronache (martedì, ore 21.10). All'Azteca c'era Nando Martellini: vocazione istituzionale, resoconto notarile e predisposizione storica (derivante dalla radio) alla descrizione tautologica (Rivera passa la palla a Riva, Riva tira in porta, Rosato entra su Muller...). Qualche timida metafora («palla a candela») e molto tifo, neanche troppo mascherato («era fallo per noi ma l'arbitro non l'ha visto»).
A Madrid c'era ancora Martellini: il gioco stava evolvendo, non la sua telecronaca. Martellini (nessuno gliene fa una colpa) non si è mai posto problemi di narrativa e di ritmo: allora la tradizione era quella e non si sgarrava. La partita era di per sé così esaltante che bastava pronunciare i nomi dei giocatori. Resta invece memorabile il suggello finale: «Palla al centro per Muller, ferma Scirea, Bergomi, Gentile, evviva è finita! Campioni del mondo, Campioni del mondo, Campioni del mondo!!!».
A Berlino c'era Marco Civoli. Stessa impostazione di Martellini ma con minore personalità e con un limitato bagaglio lessicale pur perseguendo lo stesso obiettivo: prendere per mano lo spettatore e suggerirgli l'interpretazione di quanto vede. Ma in Germania c'erano anche Fabio Caressa e Beppe Bergomi e si potevano fare confronti.
Caressa inventa il racconto «tecnico», come se la telecronaca si emancipasse dal ritmo della partita per imporne uno suo. La Rai si è fermata a Pizzul e da allora è stata incapace di crescere, di capire l'evoluzione dei linguaggi, di guardare la futuro.
Oggi la Rai ci fa rimpiangere Nicolò Carosio.
2 - IL PRODE PIRLO IN MEZZO ALLE COSCIONE
Antonio Dipollina per "la Repubblica"
1 - Alla presentazione delle Olimpiadi- Rai, arcigna difesa da parte del presidente del Coni Petrucci su Raisport, Europei etc. Ribadito il ruolo fondamentale dell'azienda di stato nello sport. Petrucci ha glissato sul fatto che la Rai dal prossimo anno avrà a malapena il beach soccer.
2 - «E' una mossa sorprendente ma potevamo aspettarcela» (Fulvio Collovati fa del suo meglio, ma Spagna-Portogallo non si può guardare lo stesso).
3 - La noia si coglie anche dai sempre notevoli squarci di vita famigliare che vengono raccontati da utenti di Twitter: «Al ventesimo del secondo tempo mia nonna ha detto l'unica frase della serata: Sai chi è che non si vede più in televisione? Natalia Estrada».
4 - Dribbling. Fabrizio Failla si presenta alla telecamera agitando un cucchiaio di plastica. In collegamento da Kiev Antinelli lo gela: «Quel cucchiaio lo hai preso alla mensa della Rai, lo riconosco».
5 - Prandelli in conferenza stampa confessa di concedersi una pennica pomeridiana. In sede di commento il laico Bruno Gentili trova la spiegazione: «Ovvio, con tutti quei pellegrinaggi notturni».
6 - Ancora Gentili protagonista quando Mazzocchi lo minaccia così: «Poi ti leggo un dato su cosa succede ai Campionati Europei quando una squadra riposa di più o riposa di meno». E Gentili, dopo un attimo di pausa, sfodera invece carità cristiana: «Ti ascolterò con grande attenzione». Ma forse lo prendeva in giro.
7 - Franco Lauro elenca ogni volta i credits del suo programma, e tra un regista e un coordinatore annuncia che «Paola Arcaro è alla cura». Perché a Raisport sono esseri speciali e se ne occupa Paola Arcaro.
8 - «Cristiano Ronaldo si è appena lamentato di una trattenuta. Gli farei vedere la mia busta paga» (da Twitter). «Pirlo non è certo glamour come Cristiano Ronaldo: ma ve lo immaginate voi Pirlo alle Folies Bergères in mezzo alle coscione?» (Italo Cucci e i suoi richiami vintage, Dribbling). Franco Lauro: «Enrico, dov'eri ieri?» Varriale: «A Shangai, a intervistare di persona Marcello Lippi... non è vero, non è vero...» (Quel burlone di Varriale).
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