DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Candida Morvillo per il “Corriere della Sera”
Selezionare 25 film tra i 150 di Ugo Tognazzi non era facile, ma su una scelta non ci sono stati dubbi: la retrospettiva che sarà al MoMa di New York dal 5 al 30 dicembre e organizzata dal museo con l' Istituto Luce Cinecittà avrebbe avuto il titolo della pellicola che l' attore girò con Bernardo Bertolucci, La tragedia di un uomo ridicolo . Lo racconta al Corriere l' ultimogenita Maria Sole Tognazzi, «io per prima avevo detto: ovviamente, apriamo e titoliamo con Bertolucci. Papà lo amava follemente e con lui vinse il premio a Cannes come migliore attore. Tante volte era arrivato a quel festival, ma non vinceva mai».
Il grande regista scomparso il 26 novembre scorso e il grande interprete che ci ha lasciato nel 1990 a 68 anni hanno girato insieme solo quel film del 1981 e ora l' evento newyorkese è diventato una sorta di doppio omaggio.
«Quando nel 2010 intervistai Bertolucci per il documentario Ritratto di mio padre , che verrà riproposto a New York, usò parole deliziose. Disse: "Nella nebbia dell' Italia di fine anni '70, dei misteri del Caso Moro, avevo bisogno di Ugo, che mi ricordava una figura in pietra del duomo di Modena o Parma, un personaggio stiloforo che reggeva sulle spalle colonne e il peso di una chiesa romanica, però capace di andare in bici e fare il formaggio"».
Tognazzi, dopo tanti film comici, dopo i siparietti esilaranti a Un due tre con Raimondo Vianello, non aveva smesso di alternare ruoli comici e drammatici. «Diceva Mario Monicelli che se c' era un personaggio fuori dalle righe, tutti pensavano a lui perché amava sperimentare ed era capace di rischiare», spiega Maria Sole. Ugo Tognazzi è stato l' omosessuale del Vizietto, l' aspirante terrorista de La vita agra di Carlo Lizzani, il cinico sfruttatore de La donna scimmia di Marco Ferreri, lo scoppiettante conte Mascetti di Amici miei di Monicelli.
«Fu lui a far esordire in Italia Marco Ferreri, che nessuno voleva perché le sue regie coraggiose spaventavano», dice Maria Sole, «ma papà capì che era un genio».
L' idea de La grande abbuffata venne a una delle cene pantagrueliche apparecchiate a casa. Io ho vissuto più il papà cuoco che il papà attore. È morto che avevo 18 anni, il suo cinema l' ho conosciuto dopo.
A pranzo e cena, era un viavai di amici. Cucinava risotti azzurri, balena norvegese alla pizzaiola. Alla fine, pretendeva voti scritti. Paolo Villaggio, una volta, votò caata, grandissima caata, caata pazzesca. A un mio compleanno da piccola, papà preparò panini coi fegatini e il giardino era pieno di bimbi che sputavano patè, con lui che non si capacitava dell' insuccesso».
Spesso, rivedendo i suoi film, Maria Sole riconosce suo padre per come era nella vita: «Il conte Mascetti, in certe scene, lo guardo e dico: mamma mia, quanto è papà. Ne La tragedia di un uomo ridicolo , ho i brividi quando legge ad Anouk Aimée la lettera del figlio rapito. Alla fine, fa una pausa, dice "un grande bacio anche a papà". Pausa. "No, questo non c' è scritto". Per me è lui ed è da pelle d' oca. In Ultimo minuto di Pupi Avati, in cui era un dirigente di calcio licenziato, era molto lui nella scena in cui si arrabbia e urla: "Senta presidente, io non so quando è nata mia figlia, ma so esattamente che il 23 dicembre 1976 abbiamo fatto due a due con l' Udinese"».
Idealmente, ricorda Maria Sole, suo padre poteva anche dimenticarsi quando erano nati i figli: «Un papà così non è tuo, ma di tutti». I fratelli più grandi lo chiamavano Ugo, perché a dirgli «papà» non si girava.
I Tognazzi jr sono quattro, nati da tre donne diverse: Ricky dalla ballerina inglese Pat O' Hara, Thomas dall' attrice norvegese Margarete Robsahm, e Gianmarco e Maria Sole dalla moglie attrice, italiana, Franca Bettoja. Si ritrovavano tutti d' estate nella villa di Torvaianica, dove a Ferragosto si teneva il Torneo Tognazzi di Tennis, una concentrazione di volti da Festival di Venezia. Un giorno, Pupi Avati s' imbuca al torneo per proporre un copione a Paolo Villaggio, che lo rifiuta e l' abbandona su un tavolo.
ugo tognazzi con la sua famiglia
«Ero noto per aver fatto due film disastrosi», ha ricordato il regista, «Ugo trovò il copione, mi chiamò e si offrì di fare lui, senza compenso, La mazurka del barone , della santa e del fico fiorone . Era così: non ragionava sulla convenienza. Io, sul set, invece di dirgli stop, gli dicevo: grazie!».
Ugo Tognazzi se n' è andato all' improvviso, per un' emorragia cerebrale. «Negli ultimi anni, era depresso. C' erano meno film che lo interessavano e lui, che amava le donne, il cibo, la vita, s' intristiva a invecchiare. Un Natale, invitammo nella casa di Velletri Vittorio Gassman, depresso anche lui. Mamma e sua moglie Diletta pensavano che la compagnia reciproca li avrebbe risollevati. Vittorio arriva e i due si chiudono nella camera di papà. Un' ora, due Non uscivano più. Finalmente, escono e noi: allora, che vi siete detti tutto questo tempo? E loro: niente, abbiamo pianto. Piangevano per la fine del grande cinema e della loro gioventù».
maria sole tognazziGASSMAN TOGNAZZI MARCIA SU ROMAalessandro gassmann e gian marco tognazzila grande abbuffata ferreri philippe noiret michel piccoli e ugo tognazzi in la grande abbuffata
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