fino a qui tutto bene

RIDERE DELLA CRISI – UNIVERSITARI SUL SET PER “FINO A QUI TUTTO BENE”, UN FILM CHE RACCONTA SPERANZE E FATICHE AI TEMPI DELLA GRANDE CRISI – GIRATO A PISA DA ROAN JOHNSON È COSTATO APPENA MEZZO MILIONE

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Stefania Ulivi per il “Corriere della Sera

 

«Cominciare ad essere rassegnati a vent’anni non è un buon punto di partenza. Non puoi avere certezze? O non fai nulla e ti arrendi o punti sempre più in alto». Sono state riposte come questa a convincere Roan Johnson a cambiare programma. L’università di Pisa gli aveva commissionato un documentario sui 50 mila studenti dell’ateneo, di cui almeno un terzo fuori sede. «Ma quella voglia di non arrendersi che ci hanno trasmesso i ragazzi intervistati ci ha contagiato». Ne è uscito un film, Fino a qui tutto bene (in uscita il prossimo 19 marzo per Microcinema) che all’ultimo Roma Film Fest ha vinto il premio del pubblico Bnl e promette di diventare un caso. 

ROAN JOHNSON A ROMAROAN JOHNSON A ROMA


L’ Ecce bombo di questa generazione di ventenni qualcuno ha azzardato. «Un piccolo miracolo» vola basso il regista. Quella dedica sui titoli di coda «a chi continua a remare» è diretta ai ventenni che non hanno intenzione di arrendersi alla crisi e rilanciano («Soprattutto alle ragazze che sono le più coraggiose»). Ma anche a se stesso e alla sua compagna, la sceneggiatrice Olivia Madeddu che ha trovato l’idea per trasformare la materia del doc in un film di finzione. «E a tutti quelli che ci hanno seguito in questo progetto garibaldino». 


La vicenda è condensata in tre giorni. Quelli in cui quattro fuorisede (Alessio Vassallo, Silvia D’Amico, Guglielmo Favilla e Melissa Anna Bartolini) e un pisano (Paolo Cioni, già con Johnson in I primi della lista ) danno l’addio all’appartamento dove hanno convissuto. Stanno per uscire dal limbo impegnativo ma rassicurante in cui hanno diviso notti prima degli esami, amori, speranze, progetti, feste. E anche «lavandini otturati, spese del telefono, file al bagno al mattino». E memorabili cene con lo stesso piatto nel menù: «pasta col nulla». 

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Non più un gruppo ma «individui pronti ad affrontare da soli il mare aperto, sapendo di dover rinunciare a qualcosa. Per esempio, andare all’estero anche mettendo in crisi rapporti d’amore». 


Il tutto sullo sfondo una città campus come Pisa, che il regista e Ottavia Madeddu conoscono bene per averci vissuto e studiato. «Un osservatorio unico. Arrivano dal nord e dal sud, c’è una mescolanza che in altri centri universitari non c’è». Lo hanno girato nell’agosto scorso nella città deserta. «Non volevamo perdere tempo a caccia del produttore giusto, dei fondi, seguire le Film Commission. Ci siamo presi il rischio, io ho dovuto aprire una ditta individuale. Se va male ti portano via la casa...». 

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Un film a basso costo (sui 500 mila euro). A parte un cameo di Isabella Ragonese un cast di volti nuovi e freschi. Per ridurre i costi durante le riprese hanno dormito nella casa del film. «Sono stati generosissimi. Nessuno ha lavorato gratis, tutti in compartecipazione dei ricavi che si spera arrivino. Attenzione, però, non può essere una regola» avverte Johnson che si considera «nipotino di Scarpelli». In settembre girerà il terzo film, per la prima volta a Roma. «Ma ora penso a questo». Fino a qui tutto bene.