COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Simone Bertozzi per ilfattoquotidiano.it - Estratti
Il turpiloquio, la volgarità non solo come espediente retorico per squalificare l’avversario di turno, ma una precisa strategia comunicativa che in politica, soprattutto quella degli ultimi trent’anni, ha accomunato nelle sue diverse sfumature i maggiori protagonisti delle nostre istituzioni. In modo molto spesso trasversale. Come è stata possibile questa lenta e inesorabile degenerazione del linguaggio?
Cosa hanno realmente in comune la retorica sfacciatamente triviale del primo Umberto Bossi, incarnata nel celebre celodurismo, con il famoso refrain “Capra, Capra” coniato da Vittorio Sgarbi? E soprattutto perché il turpiloquio e l’ingiuria più sguaiata sono riusciti – dopo anni di prosa educata e un po’ barocca – a colonizzare (e impoverire), insulto dopo insulto, il lessico della politica? A chiederselo è la giornalista Benedetta Cicognani, giovane studiosa di Rimini, esperta di comunicazione, in un libricino da leggere tutto d’un fiato: Onorevole Parolaccia, edito da Franco Angeli.
Il saggio, nelle sue 132 pagine, esplora le cause e le funzioni del turpiloquio nel dibattito politico, tracciando un filo conduttore che parte dal ventennio fascista, attraversa l’era della Milano da Bere di Bettino Craxi, fino alla seconda Repubblica. Tra i protagonisti di questo viaggio Berlusconi, Bossi, Salvini, il caso forse unico di Beppe Grillo. Fino a Donald Trump e al sindaco di Terni, Stefano Bandecchi. “Vannacci? Il suo è un turpiloquio contenutistico. Non mi interessa”.
Dal politichese al gentese. La genesi del turpiloquio – “Tangentopoli ha messo in crisi il ‘brand’ della politica”, spiega Benedetta Cicognani. “E questo si è riverberato anche sulle strategie comunicative dei nuovi leader. Siamo passati da un linguaggio alto, in cui il politico ambiva a rimarcare la propria superiorità, culturale e linguistica, ad un gergo più informale. Lo scopo era quello di rimettere insieme i pezzi di un patto di fiducia, ormai in frantumi, tra l’elettorato e i suoi rappresentanti”.
Ma l’insulto è solo di destra? –“La destra è sicuramente più abile nel connettersi con la sfera emotiva delle persone, creando un legame diretto e un indentificarsi col proprio elettorato: il turpiloquio calza a pennello con questa tattica, perché ha un impatto immediato. L’insulto da parte della sinistra a volte suona come una predica dall’alto, sempre un po’ altezzosa, e non riesce mai a creare quella simpatia o vicinanza che molti elettori cercano”
BEPPE GRILLO COME DONALD TRUMPumberto bossi e matteo salviniTRUMP GRILLO
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