DAGOREPORT – DI FRONTE ALLO PSICODRAMMA LEGHISTA SUL VENETO, CON SALVINI CHE PER SALVARE LA…
Iacopo Scaramuzzi per "la Repubblica" - Estratti
John Campitelli conobbe sua madre a 28 anni. Francesca era una contadina pugliese, raccoglieva olive, e una sera il suo datore di lavoro, che aveva moglie e figli, la mise incinta. Sedotta e abbandonata.
«Quando la famiglia scoprì il pancione la mandò a partorire lontano, a Torino, dove viveva sua sorella», racconta John, che oggi ha 61 anni. Il 23 settembre 1963 Francesca diede alla luce il bambino all’ospedale Sant’Anna, due giorni dopo lo portò all’istituto provinciale per l’infanzia.
Non lo riconobbe ma non pensava che non lo avrebbe visto più. «Trovò un lavoro come tata, tornò al brefotrofio ma le suore le dissero che ero stato mandato negli Stati Uniti in adozione. Non era vero», racconta oggi John Campitelli, «ero ancora lì, partii un paio di anni dopo».
A New York Piero Davi — così all’anagrafe italiana — divenne John Pierre. «Ho vissuto un’infanzia felice con genitori adottivi amorevoli», Barbara e Russell Campitelli, «ma ho avuto presto il tarlo di scoprire i miei genitori biologici». Con determinazione, una spiccata abilità nello scovare informazioni, e grazie a un articolo pubblicato su la Repubblica del 31 luglio 1991 a firma di Claudio Mercandino ( Dalla California cercando la madre ), riuscì finalmente a trovare Francesca.
john campitelli e la mamma biologica francesca 2
Ha 28 anni, è un ingegnere informatico, vola a Brindisi. «L’avrei riconosciuta tra un milione. Esco, le corro incontro. La stringo, mi stringe, in un abbraccio cosmico», racconta.
Come lui sono 3700, secondo i suoi calcoli, i bambini italiani che tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta furono mandati in adozione negli Stati Uniti, spesso all’insaputa delle madri. Nel dopoguerra l’Italia è un paese devastato.
monsignor andrew landi la principessa pacelli e 8 orfani di guerra
Il Vaticano svolge un ruolo chiave. Pio XII crea la Pontificia commissione di assistenza per fornire aiuti veloci a poveri, profughi, migranti, lavoratori, vedove e orfani. Spicca la figura di monsignor Ferdinando Baldelli. «Prima filofascista, dopo la guerra andreottiano, viene mandato negli Stati Uniti ad assistere gli emigrati italiani», racconta Matteo Sanfilippo, storico dell’università della Tuscia esperto di migrazioni. Stringe rapporti con un gruppo di sacerdoti di Brooklyn come lui impegnati nel sociale, tra questi c’è monsignor Andrew Landi, che da lì a poco viene inviato a Roma dai Catholic Relief Services . «Questi preti possono essere considerati anche cold war warriors », dice Sanfilippo, guerrieri della guerra fredda.
john campitelli e la madre biologica
Si mandano orfani di guerra italiani in adozione a benestanti famiglie cattoliche oltreoceano. «Si vuole evitare il sovraffollarsi in Italia di poveri senza speranza e si trasformano questi bambini in perfetti americani », spiega Sanfilippo. La pillola contraccettiva è di là da venire, orfanatrofi e brefotrofi sono pieni. «Da noi oggi i bambini sono merce rara, una volta ce n’erano tanti, in parte non voluti», nota Sanfilippo, che, da storico, invita a «non sovrapporre al passato quello che pensiamo oggi».
Il problema nasce quando, come scrive Maria Laurino nel libro-inchiesta Il prezzo degli innocenti (Longanesi), nel 1950 la legge americana sui profughi viene emendata per includere nella definizione di “orfani di guerra” bambini con un solo genitore “incapace di accudirlo”. Potenzialmente qualsiasi figlio di una ragazza madre in difficoltà. La Cbs ha dedicato una puntata di 60 Minutes alla vicenda: «Il Vaticano ha inviato bambini italiani nati fuori dal matrimonio in America come orfani».
In tutta Italia, in particolare al Sud, ci sono preti che vanno in giro alla ricerca di bambini adottabili, nei brefotrofi, anche pubblici, ci sono le suore. Le ragazze madri, non di rado ignoranti, capiscono solo in parte, o per nulla, che stanno cedendo il figlio. «Non c’è nessun modulo firmato da mia madre per mandarmi negli Stati Uniti», spiega John Campitelli: «In forza della legge che garantisce il parto anonimo in Italia la convinsero a non riconoscermi, e di questo hanno approfittato».
(...) Con la sua associazione, Italiadoption, John Campitelli ha messo in rete 520 persone con la sua stessa storia.
Ora ha inviato una lettera a Bergoglio per fargli cinque richieste: riconoscere il problema, chiedere perdono a nome della Chiesa, attivarsi per aprire archivi e registri, in particolare negli States, assicurare forme di riparazione e indennizzo e impegnarsi perché ciò che è avvenuto non accada mai più.
John Campitelli non ha sinora ricevuto risposta. «Siamo nel giubileo della speranza», dice, «ho ancora speranza».
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