"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Marco Giusti per Dagospia
Terzo film Netflix in concorso a Venezia. Stavolta e' l'incendiario, bombastico "Athena", superclippone supercoreografato, con commento quasi operistico, di guerra civile nelle banlieu francesi diretto da Romain Gavras, figlio di Costa Gavras, quello di "Z L'orgia del potere" (che a me bravo giovane critico incendiario non poteva piacere). Allora. I primi venti-trenta minuti, forse anche di più, ti prendono totalmente.
Si rimane potentemente impressionati dalla macchina cinema messa in piedi da Romain Gavras e dal suo co-sceneggiatore e co-produttore Lady Lj, gia' regista di "Les miserables", che mi sembra superiore anche molto simile, fotografato con incredibili piani sequenza infiniti da Matias Boucar. Un prodigio di messa in scena e di coreografie di attori e di movimenti di macchina che seguono la rivolta dei giovani del comprensorio popolare di Athena dopo la morte di un ragazzo di 13 anni ucciso dalla polizia.
Guida la rivolta dei ragazzi contro la polizia per sapere i nomi degli assassini di Idir suo fratello Karim, Sami Slimane, già una star, mentre suo fratello Abdel, Dali Benssalah, eroe di guerra è dall'altra parte, con la polizia e un terzo fratello, Moktar, Ouassini Embarek, è addirittura il capo di una gang di trafficanti di coca e di armi di Athena. Ecco.
Dopo questa prima parte del film dominata dalla messa in scena e dalle più scatenate acrobazie visive centrate su Karim e Abdel, la storia prende una piega, diciamo, un po' risaputa che magari piacerà agli spettatori pantofolai di Netflix meno ai critici al Lido, con i tre fratelli l'uno contro l'altro, un poliziotto preso un ostaggio, lo scoppio di un personaggio che sembrava marginale, il bombarolo jihadista Sebastien, Alexis Manenti, che pronuncia l'unica frase del film detta a una donna in due ore, "Tu, sorella, portami un succo di frutta".
Insomma, speravo in una costruzione più attenta e esplosiva del racconto, mentre lo scontro tra fratelli rimanda a cento western con i fratelli rivali che si sparano addosso mentre le mamme piangono. E anche il coinvolgimento della destra lepenista, non ancora meloniana, non è adeguatamente sviluppata, anche se servirà a non attaccare troppo la polizia su Netflix dopo l'inizio incendiario.
Ma Romain Gavras, al suo terzo film, dopo una marea di videoclip, gira come pochi le scene di battaglia e anche tutto il resto. Con più attenzione a sceneggiatura e struttura di racconto avrebbe fatto un film migliore. Ma il pubblico di Netflix impazzira' a vedere il film il 23 settembre.
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