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Dan è il tipico impiegato del tech a San Francisco: un “devoleper” diventato manager di una start up, il tipo di uomo che elude le proteste alla fermata del “Google bus” e che sfratta gli inquilini più indigenti per costruire il condominio dei suoi sogni. Ha incredibili privilegi ma anche un problema: a 40 anni è ancora vergine e ora va da un terapista sessuale.
Silicon Valley Tutto tech e niente sex
Non è un caso estremo. Sono molti i colleghi e coetanei che devono risolvere questo nodo. Parlando coi sessuologi della Bay Area, si scopre che tra il 50% e il 90% della clientela è composta da lavoratori del settore tech, e sono quasi tutti eterosessuali. Gli alti stipendi permettono loro di pagare degli esperti, laddove non è l’assicurazione a coprirli. Spesso sono giovanissimi prodigi che eccellono in materia e danno la priorità al lavoro, escludendo quasi totalmente la sfera intima.
Elizabeth McGrath è la terapista sessuale che insegna ai ragazzi di questa categoria le regole base per approcciare una donna: «I miei pazienti gravitano in ambienti principalmente maschili. Hanno pochi contatti con il sesso opposto, non sanno come rimorchiare, sedurre, toccare». Celeste Hirschman usa un metodo meno tradizionale di nome “Somatica”, basato sul corpo, dove counselor e paziente entrano in contatto fisico, genitali esclusi.
L’altro problema comune che i sessuologi riscontrano nei pazienti tecnologici è che questi trattano il sesso come fosse un’equazione matematica o un codice rotto da aggiustare. La connessione umana però non è una formula. Esistono le statistiche ma l’incontro uno ad uno è sempre variabile.
La psicoteraputa Vanessa Marin dice che i suoi pazienti sono troppo cervellotici: «Non si staccano mai dal computer. Anche quando rientrano a casa, lo aprono per controllare la posta. Non sono mai disconnessi, sono però disconnessi dagli altri. Lo stesso accade nelle coppie del tech: non hanno tempo libero e si accontentano di sveltine, per poi tornare al lavoro. Il sesso diventa un esercizio fra un compito e l’altro». I lavoratori del tech sono così impegnati che non hanno nemmeno tempo per mangiare. Invece di godersi i pasti, li sostituiscono con bibitoni proteici. La stessa mentalità la applicano al sesso.
Il sessuologo Ian Kerner nota lo stesso fenomeno fra i banchieri: «Non hanno tempo per le relazioni lunghe e impegnative, quindi si arrangiano a rimorchiare tramite le app, che danno gratificazione immediata. A volte non spengono il telefono nemmeno durante le sedute con me».
In questo senso, i giovani del tech sono i nuovi banchieri, almeno a San Francisco. Gli stipendi alti pesano anche sulle relazioni, infatti spesso nascondono di essere ricchi per paura di attirare donne interessate solo ai loro soldi. Questi uomini non si sentono attraenti e sexy, ma goffi pesci fuor d’acqua, incapaci di stare in società. Nel loro campo il cervello è un valore assoluto, ma quando si tratta di sesso, il cervello va in pappa.
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