DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Carlo Tarallo per Dagospia
VINCENZO DE LUCA A SECONDIGLIANO
Per chi suona la Campania? certamente non per Matteo Renzi. La vittoria di Vincenzo De Luca è tutto tranne che un successo del premier-bamboccione, che ha ostacolato in ogni modo l’ex sindaco di Salerno, elogiando in continuazione il suo avversario Stefano Caldoro, evitando accuratamente (tranne che in occasione di una “sveltina” a Salerno) di farsi fotografare accanto a quello che pure doveva essere il suo candidato e soprattutto restando sempre e comunque alla larga da Napoli.
Renzi si ritrova così a dover ringraziare quell’ “impresentabile” di De Luca se non ha perso anche in Campania, evitando il tracollo. Il Pd resta sotto il 20% e si lecca le ferite. “Abbiamo vinto!” tripudiano stamattina sui social network gli stessi dirigenti piddini locali che fino a ieri parlavano malissimo di De Luca e facevano trapelare di preferire Caldoro, la “persona seria”. Lo sceicco salernitano però, assicura chi conosce bene il neo-governatore, non farà sconti a nessuno, neanche (soprattutto) nel suo partito.
A proposito di impresentabili, lo scarto tra De Luca e Caldoro è talmente ridotto da far gioire in maniera molto particolare tutti quelli finiti, in queste settimane, nel mirino dei media di regime. Dall’Udc di Ciriaco De Mita ai “cosentiniani” della lista Campania in Rete, il governatore uscente ha pensato di poter azzerare il peso elettorale di chiunque lasciasse la sua corte per abbracciare De Luca, semplicemente attraverso campagne di stampa al veleno. Esempio degli esempi: Rosa Criscuolo, la ex “dama bionda” che cenò con Claudio Scajola, trasformata in una vera e propria protagonista della “malapolitica” nazionale: alla fine la Criscuolo ha preso 102 voti, più o meno uno per ogni “vaffa” urlato su facebook.
CARLO AVETA - VINCENZO DE LUCA
Non solo l’operazione mediatica è fallita, ma Caldoro si è ritrovato fuori in un colpo solo da Palazzo Santa Lucia e anche dall’Ufficio di Presidenza di Forza Italia, proprio a causa dei voti che si è lasciato scappare (non regge la storia del meglio perderli che trovarli, considerati i molti “impresentabili doc” presenti nelle liste del centrodestra e certificati dalla Commissione Antimafia). Ad Arcore, a quanto trapela da ambienti bene informati, si chiedono come abbia fatto Caldoro a farsi scappare in particolare l’Udc, dopo averci governato insieme per 5 anni. Ma a proposito di Arcore.
Un bel colpo, Caldoro l’ha assestato anche al “cerchio magico”, che ha due campane come pilastri: Francesca Pascale e Maria Rosaria Rossi, obiettivo adesso di critiche e attacchi. Questa mattina, stando a fonti attendibili, al quartier generale di Forza Italia non erano teneri i commenti nei confronti del governatore uscente.
Se non avesse toppato clamorosamente proprio nella Regione che sembrava più a portata di mano per il centrodestra, stamattina il governo di Matteo Renzi avrebbe ballato parecchio.
Soltanto due anni fa, sotto la guida di Nitto Palma, Forza Italia in Campania aveva stravinto contro ogni pronostico la sfida elettorale al Senato. Rispetto a Caldoro) per intenderci, Giovanni Toti oggi sembra un gigante della politica (ed è quanto dire).
Eppure ce l’aveva messa tutta, Silvio Berlusconi: visite e comizi in grande stile a Napoli, Caserta e Salerno per il Patonza e company. La Pascale soprattutto si è spesa in ogni modo per garantire a Caldoro il massimo sostegno possibile, pur sapendo bene che Stefanuccio aveva un patto già scritto con Raffaele Fitto.
Bisognava vincere in Veneto, Liguria e Campania per dare la spallata a Renzi. Missione (in) compiuta proprio a causa della debacle sotto ‘o Vesuvio, e tanto per aggiungere malcontento a malcontento nelle ore immediatamente successive alla sconfitta l’ex governatore avrebbe anche dato buca ripetutamente alle troupe di Mediaset.
Con le pive nel sacco se ne ritorna da dove era venuto anche il “genio” della campagna elettorale di Stefano Caldoro, ovvero Luigi Crespi. Ha sbagliato tutto quello che c’era da sbagliare, riuscendo a perdere una campagna elettorale tutta in discesa.
L’avversario, Vincenzo De Luca, tra la legge Severino, la tarantella-impresentabili, la sparata di Rosy Bindi, quasi tutti i media locali e nazionali contro, il suo partito che lo metteva in croce un giorno sì e l’altro pure, aveva tanti di quegli ostacoli sul suo cammino verso Palazzo Santa Lucia che solo un miracolo poteva assicurargli il successo.
E quel miracolo è arrivato (anche) grazie a una campagna elettorale ambigua e disorientante per l’elettorato di centrodestra. Renzi elogiava Caldoro? Viva Renzi. Renzi elogiava De Luca? Abbasso Renzi. La Bindi trasformata come in un’icona del popolo di Forza Italia, poi, è stato un vero capolavoro. Così come l’aver basato tutta la campagna sugli “impresentabili”. La battuta di questa mattina di un addetto ai livori fotografa l’accaduto: “Meglio gli impresentabili che gli insopportabili”. E’ andata esattamente così…
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