ZOO ITALIA - L’ESTATE BESTIALE DE’ NOANTRI TRA CAIMANI E FALCHI, COLOMBE E PITONESSE, DELFINI E CAGNOLINI

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Luca Mastrantonio per "Corriere della Sera"

È stata un'estate bestiale, non per il caldo, ma per gli animali che hanno affollato le cronache italiane. Tra pitonesse (Santanché), falchi e/o colombe (Verdini e Quagliariello), orangotanghi, cani da compagnia (Dudù), delfini e caimani (avvistati a Los Angeles da Gabriele Muccino).

Ma tutti questi animali, che manderebbero in overbooking anche l'arca di Noè, non ci hanno insegnato molto: in barba a Esopo, non c'è morale nelle favole di questa estate. A parte, forse, quella che si ricava dalla storia dello scorpione, raccontata da Orson Welles nel film «Rapporto confidenziale»: la velenosa bestiola convince una rana a dargli un passaggio, sul dorso, sostenendo che non la ucciderà perché altrimenti affogherebbero entrambi.

Come avverrà fatalmente, lasciando alla rana giusto il tempo di ascoltare la risposta dello scorpione, sul perché l'abbia punta: «È la mia natura» (morale che potrebbe applicarsi al tandem Letta-Berlusconi).

Il maialino d'oro orwelliano
L'estate ha confermato la natura di molti protagonisti della fattoria. Il premio Porcellum va a Beppe Grillo, che dopo aver massacrato l'attuale legge elettorale non vuole cambiarla (per vantaggio personale).

Il Pesce palla dell'estate (chi l'ha sparata più grossa) va a Giovanni Allevi, convinto che «a Beethoven manchi il ritmo, quello che ha Jovanotti».

Il premio Marchese del Grillo («io sono io e voi non siete un c...») va ad Alberto Asor Rosa, convinto sostenitore della sua personale superiorità morale.

Il premio vitivinicolo La volpe e l'uva spetta ad Aldo Busi, che si è ritirato dai premi letterari che difficilmente avrebbe vinto.

Il Foca Monaca va al giovane Marco Cubeddu, per la sua filippica contro le minorenni in pantaloncini corti (copritevi!).

Il Premio salto della Quaglia, a Melissa P, passata a scrivere sul «Giornale» che prima deprecava.

E il Maialino d'oro orwelliano? Goes to Adriano Celentano, che è riuscito a saltare la fila a un pronto soccorso. Perché tutti siamo uguali, ma qualcuno viene soccorso prima degli altri.

 

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