• Dagospia

    VOLETE UN ASSAGGIO DEI PROBLEMI CHE L’EUROPA POTRA' CREARE ALLA MELONI SE ANDRA' A PALAZZO CHIGI? LA DUCETTA INVOCA IL BLOCCO NAVALE PER FERMARE LE PARTENZE DEI MIGRANTI. GELO DALLA COMMISSIONE UE. UNA FONTE DIPLOMATICA: “NON SI PUÒ FARE. UN BLOCCO NAVALE VIOLA ALMENO TRE FRA TRATTATI E CONVENZIONI INTERNAZIONALI”. IL VERO PROBLEMA PER LA MELONI SI CHIAMA BRUXELLES: COME DAGO-RIVELATO, L’EUROPA E’ CONTRARISSIMA AL SOVRANISMO ALLA VACCINARA DELLA DUCETTA CHE HA IN MENTE DI FARE UN VIAGGIO PRIMA DEL VOTO PER INCONTRARE MACRON E SCHOLZ


     
    Guarda la fotogallery

    Niccolò Carratelli per la Stampa

     

    giorgia meloni alla versiliana 3 giorgia meloni alla versiliana 3

    Se Giorgia Meloni vincerà le elezioni e arriverà davvero a palazzo Chigi, potrà finalmente mostrare a tutti come intende realizzare concretamente il blocco navale anti-sbarchi di migranti di cui parla da anni.

     

    Un'idea rilanciata anche ieri, ai microfoni di Studio Aperto, spiegando che «altro non è che una missione europea per trattare insieme alla Libia la possibilità che si fermino i barconi in partenza». Sul come fermarli, abbiamo già avuto prova dei metodi sbrigativi della guardia costiera di Tripoli. Ma per «blocco navale» la leader di Fratelli d'Italia intende anche «l'apertura in Africa degli hotspot, la valutazione in Africa di chi ha diritto a essere rifugiato - ha spiegato - la distribuzione dei veri profughi e rispedire indietro gli altri». Almeno su questo tema, con Salvini non avranno bisogno di discutere.

     

    Chissà se il leader della Lega, dal mare di Lampedusa, avrà avuto modo di guardare l'altra intervista rilasciata dall'alleata a Fox news, canale di informazione da sempre vicino al partito repubblicano e a Donald Trump. Quasi 10 minuti nella rubrica economica della nota anchor woman Maria Bartiromo, che l'ha presentata come un'«amica degli Stati Uniti», ricordando la sua partecipazione al Cpac, il raduno dei conservatori, che si è tenuto in Florida a febbraio. Durante il colloquio, Meloni ha sfoggiato un inglese piuttosto fluente, migliorato anche in virtù del ruolo di leader dei conservatori europei. Ha affrontato tutti i temi della campagna elettorale, dalle alleanze internazionali all'economia, dalle questioni energetiche al nodo della premiership: «In base alle regole che ci siamo dati, il primo partito della coalizione può esprimere il premier - ha spiegato al pubblico americano - potrei essere la prima donna a guidare il governo nella storia d'Italia. Sarebbe per me un grande onore».

    giorgia meloni alla versiliana 1 giorgia meloni alla versiliana 1

     

    Subito dopo, però, ha precisato: «Le elezioni non sono un concorso di bellezza, stiamo dicendo agli italiani la verità su quello che possiamo fare - ha assicurato -. Non promettiamo nulla che non possiamo mantenere». Il colloquio in inglese è filato quasi tutto liscio, tranne in due passaggi, in cui le sono serviti i suggerimenti di un consigliere fuori campo. Quando ha criticato l'eccessiva presenza dello Stato negli affari degli italiani, ha detto «too present», ma ha subito ricevuto un cenno e si è corretta in corsa ridendo: «No, present non si dice...Too heavy». In un altro momento dell'intervista, si è lasciata sfuggire un classico «come si dice?», a proposito del rischio di un «downsize» (parola che poi ha recuperato), cioè ridimensionamento dell'Occidente e dell'Europa, rispetto alla Russia di Putin e alla Cina di Xi.

     

    giorgia meloni alla versiliana 4 giorgia meloni alla versiliana 4

    Mentre la leader di Fratelli d'Italia si lancia in analisi geopolitiche sugli schermi americani, all'interno della sua coalizione restano questioni molto più piccole e terribilmente concrete da risolvere, come la spartizione dei collegi uninominali. I piccoli partiti di centro smontano l'accordo definito dai leader la scorsa settimana, ritenuto penalizzante, e rimescolano le carte.

     

    Noi con l'Italia di Maurizio Lupi e Italia al centro di Giovanni Toti daranno vita a una lista comune con relativo contrassegno elettorale, che correrà in coalizione con il centrodestra e «punta a superare il 3%». Stessa mossa autonomista da parte dell'Udc di Lorenzo Cesa e di Coraggio Italia di Luigi Brugnaro. Chi aveva pensato che, con il ritorno del figliol prodigo Toti, bastasse aumentare da 11 a 13 i collegi garantiti ai centristi ha fatto male i conti. Ne vogliono di più. Anche se Cesa assicura di puntare «a una percentuale significativa e a eleggere i nostri parlamentari già nel proporzionale». Ma Brugnaro è più diretto e, forse, sincero: «Sui collegi punteremo i piedi, perché adesso basta, non si può sempre farsi trattare a pesci in faccia». Per i telespettatori americani, eventualmente interessati, potremmo tradurre «slapped with a fish into the face».

     

     

    IL GELO DELL'EUROPA

    Marco Zatterin per la Stampa

     

    GIORGIA MELONI INTERVISTATA DA FOX GIORGIA MELONI INTERVISTATA DA FOX

    «Non si può fare», dice sicura la fonte diplomatica.

    Un blocco navale che alzi un muro nel Mediterraneo e lasci da una parte gli italiani e dall'altra i migranti «viola almeno tre fra trattati e convenzioni internazionali». È semplice, spiega l'alto funzionario chiedendo garanzia di anonimato.

     

    L'Unione e i suoi Paesi non possono indiscriminatamente rifiutare l'accesso a chi arriva e chiede protezione, altrimenti viene meno il sacrosanto diritto di asilo. Il principio è lineare, assicura un esperto bruxellese: «Bisogna accogliere chi ha titolo per essere accolto, chi fugge dalle guerre o dalle persecuzioni; si deve rimpatriare chi questo titolo non ce l'ha». Ogni altro comportamento è fuorilegge.

     

    GIORGIA MELONI INTERVISTATA DA FOX GIORGIA MELONI INTERVISTATA DA FOX

    La Commissione Ue non commenta le parole di Giorgia Meloni, come d'abitudine in questi casi. «Non esprimiamo pareri sulle singole posizioni dei partiti», afferma un portavoce di Palazzo Berlaymont. In realtà sono tutti dibattiti già consumati e respinti al mittente. Del resto, i Fratelli battono da tempo sul tasto del blocco navale, che definiscono «l'unica misura concreta utile per fermare l'afflusso di migranti irregolari dal Nord Africa». Senza trovare sponda.

     

    È un vecchio cavallo di battaglia delle destre. Una per tutti, la risoluzione parlamentare del 2015 con cui Forza Italia ha invocato il blocco, con la piena approvazione dei pezzi grossi dello schieramento berlusconiano - da Toti a Gelmini il coro dei favorevoli fu largo -, naturalmente accolta con entusiasmo da Matteo Salvini.

     

    Per fare chiarezza, in un documento della primavera 2021, Fdi ha precisato di avere in mente una missione militare europea realizzata in accordo con le autorità libiche, mirata a impedire ai barconi di immigrati di partire in direzione dell'Italia. A loro avviso non si tratterebbe di respingimenti, «perché questi avvengono in mare aperto». «Non è così», spiega la fonte europea: il blocco in mare è sempre un «pushback» coattivo. E, in quanto tale, inaccettabile.

     

    giorgia meloni foto di bacco (2) giorgia meloni foto di bacco (2)

    Le regole Il principio di fondo è che se sei una autorità nazionale europea e ricevi una richiesta di asilo sei vincolato a prenderla in considerazione. Lo stabilisce la Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951, ma anche la direttiva comunitaria sulle procedure di asilo e la normativa sulla gestione delle frontiere prevista nel quadro Schengen. Senza dimenticare il Diritto del Mare, che impone di salvare chiunque finisca in acqua o in avaria, caso frequente nel Mediterraneo, anche se non sempre accidentale. Ma così vanno le cose.

     

    Pertanto, se un barcone parte dalla costa nordafricana e si imbatte in una nave non libica, non c'è scampo dall'accettare la richiesta di esaminare l'ipotesi di asilo. Il che implica portare gli uomini, le donne e i bambini sulla terra ferma (amica) e controllare la loro storia, per offrire ospitalità a chi ne ha diritto e rispedire a casa gli altri, laddove sia possibile e sicuro. Il rischio di un trattamento disumano, in Libia, è sempre presente. In buona sostanza, la discussione potrebbe finire qui.

    meloni sirena tricolore meloni sirena tricolore

     

    «Impedire ai barconi di partire», scrivono i Fratelli. Lo possono fare solo gli africani, ai quali il diritto concede di arrestare gli aspiranti migranti e richiuderli nei loro disputabili campi di internamento.

     

    Per fermare i gommoni sul "bagnasciuga" ed evitare che salpino, gli italiani o gli europei dovrebbero schierarsi in forze sulla spiaggia, con l'autorizzazione di libici o tunisini. Sarebbe "un blocco terrestre", nel caso. «Non ce lo farebbero fare e, semmai, avrebbe un costo politico, umanitario e d'opportunità che renderebbe comunque la mossa irrealizzabile», sottolinea la fonte diplomatica.

     

    Le leggi del mare E le navi? Ci risiamo, è un circolo vizioso. Qualunque imbarcazione europea ha l'obbligo di valutare l'asilo o la protezione di altri umani. Oltretutto, mettere portaerei e incrociatori davanti alle coste meridionali di quello che era il Mare Nostrum avrebbe esattamente l'effetto di attrazione che le destre contestano alle Ong. È il motivo per cui, alla fine, l'Unione europea ha sospeso le sue operazioni. «Missione militare europea», auspica Fdi, ritenendo che l'aggettivo "europeo" comporti una congiunzione col bilancio comunitario.

     

    meloni meme meloni meme

    «Bisogna essere proprio naif per sperare di trovare un'intesa collegiale a Bruxelles nel quadro della Politica comune di sicurezza e difesa», confessa la fonte. Come la giri, non funziona. La questione è aperta. Nel 1909 si cercò di disciplinare il blocco, ma la dichiarazione di Londra sul Diritto della Guerra Marittima non entrò mai in vigore, nonostantei conflitti mondiali.

     

    Gli stessi Fratelli riconoscono che la misura fa riferimento a norme di natura consuetudinarie e s' aggrappano a un Regio decreto del 1938. Forza Italia, sempre nel 2015, tirò in ballo una risoluzione Onu del 1974 secondo cui il blocco navale può essere giustificato in casi di legittima difesa o di aggressione, cioè di guerra. Era un modo per salvarsi l'anima dopo che la Corte europea dei diritti dell'uomo aveva condannato l'Italia tre anni prima per i respingimenti in mare che il governo del Cavaliere aveva definito con Gheddafi. Uutile solo per la propaganda. Tutta questa agitazione non è ingiustificata. L'Ue non esprime una politica di gestione dei confini comuni efficace, tanto meno è stata sinora all'altezza delle ambizioni nel garantire chi ha diritto a essere protetto. Le proposte intavolate dalla Commissione Ue sono state annacquate dai governi, soprattutto nelle capitali più ammirate da Salvini e Meloni.

     

    URSULA VON DER LEYEN URSULA VON DER LEYEN

    Avrebbe senso compiuto cambiare registro. Archiviare gli slogan e pregiudizi per costringere i Ventisette a darsi regole condivise e comuni. A trovare un modo per non lasciar fuori i disgraziati e a cacciare i furfanti. Servirebbe un talento politico che sinora è stata assai poco diffuso in buona parte dell'arco costituzionale. Populisti e sovranisti hanno trovato più facile promettere un blocco navale impossibile che impegnarsi in una saggia politica. Lo hanno fatto come se il problema fosse sempre del vicino. Invece riguarda maledettamente tutti quanti. E sempre di più. 

     

     

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport