50 SFUMATURE DI SARKÒ: NELLE CARTE DELL’AFFAIRE TAPIE ANCHE UNA LETTERA ZERBINO DELLA LAGARDE A SARKOZY: “USAMI COME CREDI”…

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Alberto Mattioli per "la Stampa"

È l'«affaire» più scottante della République, una specie di Tangentopoli alla francese, un feuilleton che diventa più intricato a ogni puntata. E ormai lambisce Nicolas Sarkozy. Oggetto: i 403 milioni di euro versati dallo Stato (quindi dai contribuenti) al discusso uomo d'affari Bernard Tapie in seguito a un discutibilissimo arbitrato privato che nel 2008 risolse un contenzioso fra Tapie e il Crédit Lyonnais a proposito della vendita di Adidas.

La vicenda è complicatissima ed è impossibile riassumerla in poche righe. L'ultima puntata sono le rivelazioni di «Le Monde» che, procuratosi il dossier giudiziario, scrive che l'arbitrato era già deciso prima di essere discusso, dati i rapporti, quantomeno strani e certamente stretti, fra Tapie, uno dei tre arbitri e l'entourage di Sarkò, all'epoca Presidente. Insomma, l'arbitrato fu «truccato».

Paradossalmente, questo alleggerisce la posizione di Christine Lagarde, allora ministra dell'Economia e oggi a capo del Fondo monetario internazionale (un posto che non porta fortuna ai francesi: il suo predecessore è Dominique Strauss-Kahn). Lagarde era in realtà all'oscuro di parte della «pratica», gestita dal suo capo di gabinetto, Stéphane Richard, indagato per truffa in banda organizzata. In attesa del processo, Richard resta presidente di Orange, visto che lo Stato, che possiede il 27% della società, al CdA di ieri ha deciso di salvarlo (per il momento), dati i buoni risultati della sua gestione.

Ma nel dossier sbuca da tutte le parti il nome di Sarkò, o direttamente o per interposto Claude Guéant, il suo segretario generale all'Eliseo, l'uomo chiave di tutti i misteri della Sarkozya. Del resto, quando fu eletto alla Presidenza, Tapie sbottò tutto felice: «Presto avrò un sacco di soldi!», almeno secondo un suo intimo che ha raccontato tutto a un altro quotidiano, «Ouest France».

I giudici indagano e dalle perquisizioni spuntano documenti imbarazzanti per metà dell'establishment francese. L'ultimo è una lettera di Lagarde a Sarkò, purtroppo senza data (quindi è impossibile sapere se riguardi l'«affaire»), degna di una groupie alla rockstar amata: «Usami per il tempo che ti serve e che serve alla tua azione e al tuo casting. Se mi usi, ho bisogno di te come guida e come sostegno: senza guida, rischio di essere inefficace, senza sostegno rischio di essere poco credibile. Con la mia immensa ammirazione, Christine L.».

 

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