IL ’68 DELL’ELEFANTINO (“UN ALLEGRO TROIAIO CON QUALCHE ELEMENTO DI PERICOLOSITÀ”) - “AGITARE QUALCHE BASTONE, ALL’EPOCA DELLE P38, ERA DI RELATIVA GRAVITÀ. COMUNQUE DIFENDEVO CON IL PCI LA DEMOCRAZIA - GENET SOSTENEVA CHE VIOLENZA E VITA SONO SINONIMI - SE BERLUSCONI FA UNA FINE INGLORIOSA, AVREMO IL MUCCHIO SELVAGGIO E INFINITA NOIA. SE TIRA FINO AL 2013 STANERÀ ANCHE UNA SINISTRA CHE PER ORA NON SA ANCORA COSA FARE. SE NON SI DECIDERÀ, FARÀ PEGGIO DELL’ARMATA BRANCALEONE ORA AL GOVERNO”….

Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"

"Potevate trovare due foto migliori, in qualcuna sono persino nudo". Ogni giorno Giuliano Ferrara copre a piedi i 3 chilometri che separano la sua abitazione dalla redazione del Foglio. Velluto verde. Bassotti al guinzaglio. Le relative cucce sotto un tavolo colmo di libri e simulacri di sigarette che spegne, riaccende e aspira. Suda. Si diverte. Beve un caffè. I redattori lo chiamano per nome. A guardare nei ricordi sembra ancora ieri.

"A Valle Giulia brandisco un giornale. L'altra è del '77. Ho 25 anni e sono a Torino. In mezzo a equivoci di tipo ideologico, politico e civile. L'immagine che avete pubblicato per me è una medaglia. Agitare qualche bastone, all'epoca delle P38, era di relativa gravità". Breve pausa: "Comunque non regolavo conti tra compagni, ma difendevo con il Pci la democrazia e il diritto di Cl a partecipare alle elezioni universitarie contro le angherie degli estremisti".

Mai subìto il fascino della violenza?
Certo. Jean Genet sosteneva che violenza e vita sono sinonimi. Da sempre, quando osservo un'inclinazione al male radicale, mi sforzo di capire. Dietro "er pelliccia" c'è un mondo.

Ha mai alzato le mani su qualcuno?
Su un funzionarietto del comune di Torino che nell'82, in occasione di un concerto coincidente con la strage di Sabra e Shatila, mi impedì di dedicare la serata alle vittime. Voleva darmi una lezione sull'autonomia della cultura. Lo mandai a fare in culo e gli diedi qualche meritato schiaffo.

Per individuare i teppisti, la polizia chiede aiuto.
Quando a Torino combattevo il terrorismo ero un acceso ultrà del diritto alla delazione. Penso che in qualche modo, l'ipotesi salvaguardi anche i più giovani dalla ripetizione di assalti organizzati e para clandestini.

Ferrara la spia.
Incontravo il mio referente della Cia in un bar di Trastevere. Mi portava una bustina del governo Federale, con dentro qualche dollaro. Non avevo grandi segreti da rivelare. Ma non lo facevo per denaro. Mi esaltava la perdita dell'innocenza. Tabucchi scrisse di me cose terribili. Sottilmente omicide. La cosa più divertente però è un'altra.

Quale?
Che non esiste un solo dato d'archivio, neanche in Wikileaks, che certifichi la mia appartenenza alla Cia. La rivelazione fu mia e il Bureau mi ha preservato. Per assurdo, potrei persino averla inventata.

Però.
Sapevo di fare peccato, ma non si può sempre vivere nella castità. Non l'avevo persa neanche con le tangenti a Torino. Mai toccata una lira, ma sapevo tutto e sono stato omertoso.

Il compagno F.
Mi guardai bene dal dire la verità. Quello che Travaglio non ha capito, riproponendo la questione in modo un po' bastardo, è che per contare in una cerchia di potere non devi essere in grado di ricattare gli altri, ma renderti ricattabile.

Altro giro. Che ricordi ha del '68?
Un allegro troiaio con qualche elemento di pericolosità. A Valle Giulia fronteggiammo la Polizia davanti alla Facoltà di Architettura. All'improvviso, seguito dalle cariche, partì un lancio di uova, il metronomo della mia esistenza.

Prego?
Hanno scandito la mia vita. Nell'80, in un supplemento di disciplina militante, le tiravo agli operai che forzavano i picchetti alla Fiat e me le sono poi ritrovate addosso durante la mia campagna antiabortista nelle piazza italiane.

Tra la piazza di 40 anni fa e quella di oggi trova analogie?
No. La sociologia è un inganno. La mobilità in Italia è bloccata, il sistema è chiuso, Sindacato e Confindustria devono mantenere il potere. Però, con le condizioni di vita di allora, non c'è paragone.

Meglio oggi?
Le due Italie di cui parlò Asor Rosa non ci sono più. Non si può sventolare lo schema della battaglia tirannica e poi stupirsi se ci si pesta tra le vie.

Si manifesta contro Berlusconi.
Legittimo. Lui è il naturale collettore di un forte risentimento. Lo odia la borghesia del Nord. Lo detesta l'élite intellettuale sorda e provinciale che come Eco, predica l'opera aperta e si rivela poi incapace di decrittare il berlusconismo, uno dei grandi fenomeni pop del ‘900.

Rabbia. Ieri come oggi.
Toni Negri e i suoi attizzavano la marmaglia e strizzavano l'occhio al terrorismo, ma possedevano qualche categoria in più.

Berlusconi dice che la lotta di classe è finita.
Se proprio bisogna farla, la si indirizzi verso la Marcegaglia.

A Roma, al posto delle bandiere, c'erano centinaia di telefonini.
La modernità mi piace, ma l'ampliamento smisurato della libertà telematica in relazione al fanatismo è un rischio. Lo sono stati i libri di Negri e lo sarà la mela di Jobs.

Negri pubblica ancora.
Volumi bestiali. Ionesco aveva capito tutto. "Diventerete notai", gridava. Non aveva torto.

I suoi rapporti con Lc?
Denunciavo la continuità tra la loro visione delle cose e la lotta armata. Poi Lc si è sciolta ed è diventata una densa e umanissima comunità di memorie. Smontate le barricate, tentavano la via di un riformismo craxiano. Abbandonata la bandiera rossa, ero diventato amico di Bettino e craxiano sputato. Provare simpatia era naturale.

In Val di Susa, domenica, si annunciano scontri.
Non si fronteggiano gli angeli dell'ambiente e i terroristi urbani. È un'impostazione parossistica che attira Unabomber o i black bloc. Il tema della salvaguardia ambientale è importante, ma la costruzione di una linea ferroviaria mi pare irrilevante.

Berlusconi alla Polizia taglia i fondi.
Qualcosa ha fatto, ma non lo comunica. Preferisce piagnucolare, con l'aria di chi passa lì per caso e mi fa arrabbiare. Berlusconi governa da vent'anni. Non è un passante.

Quando tramonterà?
Se fa una fine ingloriosa, avremo il mucchio selvaggio e infinita noia. Se tira fino al 2013 stanerà anche una sinistra che per ora, tra un piede a San Giovanni e l'altro alla Fondazione Aspen, non sa ancora cosa fare. Se non si deciderà, farà peggio dell'armata Brancaleone ora al governo.

 

Giuliano Ferrara nel a Valle Giulia GIULIANO FERRARA NEL 1977 DAVANTI ALL'UNIVERSITA' DI TORINO SCARICA MANICI DI PICCONE PER DARE L'ASSALTO AGLI OCCUPANTI DI LOTTA CONTINUA E AUTONOMIAnegri toniASOR ROSAFERRARA E BERLUSCONI