
DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI –…
Fulvio Abbate da “il Garantista”
Quando si fora una ruota c’è bisogno del cric. Hai presente il cric? Proprio lui, lo strumento che serve al suo scopo: farti ripartire, rimetterti in cammino. Il cric talvolta utilizzabile perfino come arma impropria. Tranquilli, è solo una metafora, la violenza bruta qui non c’entra, l’immagine del cric serve soltanto a spiegare lo stato delle cose, anzi, dell’arte.
Dico cric, ma tu pensa invece a una forza politica di progresso e possibilmente antagonista, tipo la Sinistra. Ti sembra di scorgere uno straccio di sinistra in giro, nei nostri paraggi? Cominciamo dall’ultimo dei paradossi: Landini che indica il vecchio scarpone Sergio Cofferati come possibile “Tsipras italiano”.
Mi stai prendendo per il culo, Maurizio? Cofferati, cioè il peggior sindaco di Bologna, l’uomo che è riuscito a farsi surclassare nei civici ricordi positivi da Guazzaloca? Sì, mi stai prendendo in giro. Dimenticavo: per carità di patria e bandiera, sorvolo sul patrimonio umano di quei tre milioni di persone portate in piazza al Circo Massimo per poi essere abbandonati tutti all’ammazzacaffè dei soliti satrapi, Cofferati infine con loro. Nichi Vendola?
Anche in quest’altro caso preferirei tacere, anzi, no: la telefonata tra lui e quell’Archinà, il famiglio dei Riva, è dirimente, un punto di non ritorno, dunque anche Vendola credo che farebbe bene a tornare alla vita privata; d’altronde, già un po’ di anni fa, parlando con il sottoscritto, durante un incontro casuale a Campo de’ Fiori, disse testualmente: “Ci sono un sacco di trentenni molto più freschi di noi, è davvero il caso che adesso siano loro a farsi avanti”.
Affare fatto, falli entrare tu, dai. Davvero un gran peccato che sempre lì a sinistra non si sia ancora visto un tipo cattivo e determinato, cioè, sia detto prosaicamente, banalmente, “uno con le palle” (cit.), come quello che da un po’ primeggia nel PD, sì, proprio il giovane democristiano Renzi.
L’antiRenzi Civati va bene? Continui a prendermi in giro, Civati, nel migliore dei casi, potrebbe rassomigliare a un modello-testimonial dei tessuti Zegna, tra tweed e spigato. Allora Fassina? Non mi sembra che il sosia di Massimo Ranieri, già sul set di “Metello” con la voce di Max Vinella, abbia mai dato la sensazione di intellettualmente esistere fuori dal avanspettacolo delle correnti democratiche, proprio no, escluso pure lui.
Ma sto circoscrivendo il discorso alla politica cosiddetta politicante, a coloro che, trattandosi di sinistra, dovrebbero fare professione di diritti basilari – case scuole ospedali e infine case di riposo per quando le demenze avranno fatto il loro corso – ma anche di fantasia politica e invece, come ho detto già molte altre volte arrivando a sfinire l’interlocutore, quelli parlano come brochure, dunque anche in quest’emisfero apparentemente diverso piccoli burocrati crescono, e quel che peggio crescono nel più penoso vivaio culturale piccolo borghese, nutrendosi dei peggiori luoghi comuni pop: anvedi, daje, c’mon, ‘sti cazzi, rosicare, gufare e altre finezze da subcultura da muretto.
Davvero bizzarro che le lezioni di laicità, proprio grazie a questo giornale, debbano arrivare da Fabrizio Cicchitto, lo stesso che siede accanto a Silvio Berlusconi, non esattamente un campione di anticonformismo.
Ecco, già, la laicità. Parliamo un po’ di questa, dai. Laicità e, visto che ci siamo, fantasia. Il genocidio della satira operato dai terroristi islamisti nella redazione di “Charlie Hebdo” pone alcuni interrogativi a cominciare dalla difesa delle aste delle principali conquiste civili. Vuoi che te lo dica nel modo più semplice, nel suo modello base?
Ecco, fate l’amore non la guerra. Ti sembra che, metti, il ceto intellettuale che ci sta intorno abbia indicato le ragioni del cric liberatorio? Il cric della laicità, della fantasia, dell’eros? E’ vero, molti vorrebbero essere artisti e invece sono condannati dalle condizioni oggettive a un’esistenza da semplici condomini, ma non dovrebbero essere proprio questi i casi in cui la sinistra ha l'obbligo di giungere in soccorso di coloro che dovessero trovare inaccettabile l’esistente?
E qui, improvvisamente, ecco che il, pensiero del cric mi porta a pensare a Veltroni e alla sua “vocazione maggioritaria”. Tu sai cos’è mai questa? E’ una sorta di pop art applicata alla politica. Ovvero la riproduzione della mediocrità tautologica. Dove quel paraculo di Andy Warhol ha capito l’antifona meglio di chiunque altro. Cosa fa di solito Veltroni?
WALTER VELTRONI GIOCA A CALCIO
Semplice, prende la faccia di Berlinguer-Marilyn o di Pertini-Elvis e te le mette davanti, mica ti spiega che anche su questi ci sarebbe molto da dire, no, lui ti invita a mettere un semplice “mi piace”, gioco assai semplice quando la complessità è vista come fumo negli occhi e, quanto alla fantasia, ci sarebbero già a disposizione le battute le Fiorello e le canzoni di Jovanotti, e se solo provi a muovere un’obiezione ti viene rimproverato che tu sei quello che voleva il dibattito, mi domando con quale faccia che non sia quella dorotea possa venire in mente a un ragazzo minimamente spigliato di immaginare Veltroni al Quirinale.
Giusto a partire dal luogo comune della vocazione maggioritaria, garantire 15 minuti di mediocrità a tutti sotto l’ombrellone e la pensilina ovviamente con l’ultimo romanzo di Veltroni in mano. Ti sfugge il concetto? Dimmi tu che c’è, non dico di rivoluzionario, ma di semplicemente progressista in Veltroni che, la parrucca alogena di Warhol di testa, ti mostra il suo ritratto di Berlinguer, il leader comunista cui riuscì il capolavoro di stare sulle palle delle masse giovanili del suo tempo, no, dimmelo? Pensi proprio stia dando i numeri, d’altronde Veltroni in tutti questi anni ha lavorato proprio bene nel rendere tutti più mediocri.
Siccome sono uno scrittore e vivo di sensazioni, ti voglio lasciare con l’immagine non meno veltroniana di Nanni Moretti così come l’ho visto l’altra mattina passare in moto nel nostro comune quartiere romano di Monteverde Vecchio, all’incrocio di via Maurizio Quadrio con piazza Rosolino Pilo, un'immagine per l’esattezza letteraria, degna di uno sguardo alla Truffaut: a Parigi i morti di “Charlie Hebdo” gridavano sdegno e voglia di rivolta laica e quello, lì in vespa, sembrava l’ennesimo poster vivente della banalità pop di una sinistra italiana che si è fatta togliere perfino il monopolio del turpiloquio liberatorio dalla destra. Addio, cric.
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