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Rino Giacalone e Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Gli Stati Uniti conducono voli di intelligence sull’Africa settentrionale, attraverso un aereo spia che decolla dalla base di Pantelleria. Lo ha confermato il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, rispondendo all’interrogazione presentata dal senatore del Movimento 5 Stelle Vincenzo Maurizio Santangelo.
Si tratta di una delle varie operazioni che gli Usa gestiscono nella regione, finalizzate a tutelare l’interesse comune di contrastare il terrorismo, e diventate ancora più urgenti a causa del conflitto in corso in Libia, l’instabilità in Tunisia, le minacce dell’estremismo islamico in Algeria, e il traffico degli esseri umani.
L’AUTORIZZAZIONE
Santangelo aveva presentato un’interrogazione, la numero 3-01822, in cui chiedeva al ministro della Difesa se era vero che la base di Pantelleria veniva usata per voli spia sperimentali; quale autorizzazione era stata richiesta e concessa; che garanzie poteva dare alla popolazione sulla prosecuzione dei voli civili; e se non era meglio usare la base di Sigonella per queste attività.
Rossi ha risposto che l’Office of Defense Cooperation dell’ambasciata americana a Roma aveva chiesto allo Stato Maggiore della Difesa l’autorizzazione a schierare temporaneamente un aereo civile King Air BE-350, gestito da un contractor privato per conto del comando Africom, che guida appunto le operazioni nel continente.
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Lo scopo era «consentire l’esecuzione di missioni di riconoscimento e sorveglianza nel Nordafrica», e Pantelleria era stata scelta perché più vicina di Sigonella alle regioni interessate. Dopo le valutazioni di fattibilità, l’autorizzazione era stata concessa fino al 31 maggio scorso, ma gli americani hanno chiesto di rinnovarla fino alla fine dell’anno.
ALLEANZA STRATEGICA
L’Aeronautica militare italiana fornisce supporto tecnico-logistico, e il traffico locale non è penalizzato, perché si tratta di una missione al giorno che non ha priorità sui voli civili. Una fonte dell’ambasciata di Via Veneto ha confermato che «in consultazione e con l’autorizzazione del governo italiano, stiamo cooperando per condurre voli di ricognizione». Dunque si tratta di operazioni note, legali e condivise.
LE MISSIONI AMERICANE
Gli Stati Uniti hanno sempre avuto una presenza militare nel Mediterraneo, che però negli ultimi tempi è diventata ancora più cruciale, per difendere loro e noi dal terrorismo, cercare di riportare la stabilità in Nordafrica, e contribuire così anche ad affrontare l’emergenza delle migrazioni. Oltre a Pantelleria, voli di intelligence decollano da Sigonella, dove hanno sede anche altri apparati militari.
Tanto su queste basi, quanto sulle navi che incrociano nel Mediterraneo, si appoggiano le forze speciali di pronto intervento, come quelle che ad esempio condussero il raid del 5 ottobre 2013 a Tripoli per catturare il terrorista al Libi. Una volta preso dagli uomini della Delta Force, con l’aiuto di agenti Cia ed Fbi, era stato trasferito a bordo della Uss San Antonio per gli interrogatori. Ora questo genere di presenza è ancora più necessaria, al punto che il Pentagono ha chiesto ai paesi Nato di ospitare a partire da settembre contingenti di Marines a bordo delle loro navi, come l’italiana Cavour.
Sono forze che servono a monitorare gli sviluppi sul terreno in Libia e nei paesi vicini, condurre interventi di soccorso, fare prevenzione anti terrorismo, anche alla luce della penetrazione nel paese del Califfato, che ha minacciato apertamente l’Europa. L’attacco appena avvenuto in Tunisia ha dimostrato come questi pericoli riguardano ormai tutti, e si salda anche ai timori che le migrazioni vengano usate per far arrivare in Italia dei terroristi.
La coalizione anti Isis è guidata dall’ex generale John Allen, che è stato a Roma in varie occasioni per coordinare le operazioni comuni. A marzo ha tenuto un vertice con i membri del Quint, cioè Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia, in cui ha sollecitato proprio gli altri alleati a fare di più per i paesi come l’Italia, che hanno la minaccia terroristica «davanti alla porta di casa».
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