DAGOREPORT – IL MIRACOLO DEL GOVERNO MELONI: HA UNITO LA MAGISTRATURA – LE TOGHE SI SONO COMPATTATE…
1 - ALEMANNO FURIBONDO. ABBANDONATO DA TUTTI...
Pierre de Nolac per "Italia Oggi"
Furibondo: così è stato descritto il sindaco di Roma Gianni Alemanno, per tutta la giornata. Tutta colpa della bocciatura che Mario Monti ha dato alla candidatura romana alle olimpiadi del 2020: e la situazione non cambierà , nei prossimi giorni. Il primo cittadino della capitale ha prima dovuto ingoiare la smentita da parte di palazzo Chigi di un incontro con il premier, e poi, minuto dopo minuto, cercare di tamponare le voci negative che provenivano dal governo.
Fino all'annuncio di Dagospia che alle 11.39, solennemente, con un flash, anticipava il "no" di Monti: da quel momento, Alemanno non ha avuto pace. Altri tentativi di incontrare Monti, ma dall'esecutivo si offriva solo la possibilità di vedere il presidente del consiglio solo dopo la decisione: un atteggiamento che evidenziava, chiaramente, un parere negativo da parte del governo. Intanto il presidente Gianni Petrucci tentava di smarcarsi convocando una conferenza stampa nel pomeriggio, e a ruota Alemanno programmava il suo incontro con i giornalisti, poi spostato di un'ora e quindi annullato.
Tutto questo mentre su twitter il dileggio nei confronti del sindaco non conosceva sosta, e partivano rumors di dimissioni del sindaco, che non ha tardato a smentirle. Tra le polemiche degli esponenti del Pd (per l'ex presidente della provincia di Roma Enrico Gasbarra «sulla decisione del presidente Monti hanno senza dubbio pesato sia la tendenza al fallimento della giunta che governa Roma sia un progetto non all'altezza come Alemanno sindaco che si aggiudica la medaglia d'oro delle brutte figure»), contrari alla gestione alemanniana del dossier olimpiadi, e i festeggiamenti della Lega di Umberto Bossi.
E in serata Alemanno ha commentato la decisione di Monti con queste parole: «Non si comprende quale sia il progetto di sviluppo di questo governo. In questo modo non si scommette non solo sul futuro di Roma ma neanche su quello dell'Italia», assicurando che «noi andremo avanti sullo sviluppo, e Roma continuerà a scommettere sul futuro e a parlare alle nuove generazioni».
Inoltre «le entrate fiscali dirette sarebbero state superiori agli investimenti pubblici», e quindi quello di Roma 2020 «era un progetto che non costava nulla all'Italia e senza gli investimenti e senza la speranza l'Italia non torna a crescere, e se non c'è la crescita non c'è neanche la possibilità di sostenere i conti finanziari».
2 - LA RABBIA DI ALEMANNO «CE LO POTEVA DIRE PRIMA»...
Ernesto Menicucci per il "Corriere della Sera - Roma"
L'ennesima «giornata nera» è un duro colpo da mandar giù. Anche perché, dopo il flop Olimpiadi che arriva dopo quello sulla Formula Uno, le polemiche sulla sicurezza, sul nubifragio di ottobre e la nevicata di febbraio, Gianni Alemanno finisce nell'occhio del ciclone politico. I partiti di centrosinistra chiedono le sue dimissioni, e le voci su un suo passo indietro arrivano fino alla Camera.
Lui, all'uscita del Consiglio dei ministri, nega: «Mi dispiace per i miei oppositori, ma non mi dimetto». La conferenza stampa in Campidoglio, però, convocata mentre il sindaco è in attesa di parlare con Monti, salta dopo il no del premier. Un «giallo»? «Fino all'ultimo - spiegano in Campidoglio - pensavamo che il premier potesse dire sì. Le voci sulle dimissioni non c'entrano niente».
Il sindaco arriva in Comune, l'idea di mollare tutto forse gli frulla in testa - magari solo per farsi riconfermare la fiducia politica - poi ci ripensa e affida il suo pensiero ad una nota: «Rispetto le considerazioni di Monti, ma non le condivido». E poi, al Tg5: «Mi chiedo quale sia il progetto di sviluppo del governo. La candidatura non sarebbe costata un euro». I rapporti con Palazzo Chigi, senza più l'ombrello protettivo di Gianni Letta e il legame politico con Berlusconi, sono al minimo storico.
E, nel centrodestra, si aprono le riflessioni: puntare ancora sul sindaco, per il 2013? Oppure cambiare cavallo, per non perdere anche l'ultimo baluardo - tra le grandi città - rimasto al Pdl? Ufficialmente, quasi tutti fanno quadrato intorno al sindaco. In realtà , dopo il congresso romano (dove però Alemanno ha un accordo col coordinatore uscente, ex Fi, Gianni Sammarco per la sua rielezione), i giochi si possono riaprire. In Campidoglio, il primo cittadino convoca staff, assessori, collaboratori. C'è anche Rosella Sensi, che ora diventa un «caso»: da assessore alle Olimpiadi in omaggio alle quote rosa, le sue deleghe risultano svuotate.
Conscio del rischio, comunque, fino all'ultimo il sindaco cerca di salvare la candidatura. Arrivando anche, nel colloquio con Monti, a proporre «un dimezzamento della spesa pubblica, riducendo gli investimenti infrastrutturali sulla città , spostandoli sul Giubileo 2025». Tra le opere cancellate, il bacino remiero. Mentre i fondi per Tor Vergata sarebbero stati coperti da privati. Quando Monti dice no, Alemanno ha un moto di stizza: «Non ce lo poteva dire prima? Avremmo pensato ad una exit strategy».
In mattinata, la telefonata anche al «rivale» Nicola Zingaretti: «Non sappiamo se Monti ci riceve, possiamo sentire qualcuno?». Mosse della disperazione: fin da lunedì Alemanno sapeva che il governo era verso il no. Ieri sera, il contatto con Napolitano che gli esprime «apprezzamento per lo sforzo». à la telefonata che il sindaco aspettava venti giorni fa, dopo la richiesta d'aiuto al Capo dello Stato. Adesso, invece, il sapore è quello dell'amaro calice.
Il sindaco AlemannomontiPETRUCCI PETRUCCI-PESCANTE-ALEMANNO-MONDELLORossella Sensi
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