AMINA SI SPOGLIA DA SOLA - ADDIO (AL VELENO) ALLE FEMEN DELLA 19ENNE “STAR” TUNISINA: “SONO ISLAMOFOBE, POTREBBERO ESSERE FINANZIATE DA ISRAELE”

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Elisabetta Rosaspina per il Corriere della Sera

Pareva un sodalizio di ferro: tutte per una, una per tutte. Ma una, probabilmente la più famosa, ieri se n'è andata sbattendo, metaforicamente, la porta e convocando l'Huffington Post Maghreb : «Lascio le Femen» ha annunciato la diciannovenne tunisina Amina Sboui, per gli internauti «Tyler», come Liv, l'interprete di Io ballo da sola . Ed effettivamente, da 24 ore, Amina fa topless a sé.

L'addio non è stato dolce. La militante accusa le consorelle, guidate dall'ucraina Inna Shevchenko, di essere islamofobe, di essersi prese gioco dei più alti valori dell'Islam proprio quando manifestavano contro la sua detenzione nelle carceri tunisine, davanti all'ambasciata di Parigi, scandendo «Amina Akbar» e «Femen Akbar»: ma nel mondo musulmano Akbar, cioè «grande», è soltanto Allah. Non è tutto: «Non ho apprezzato che bruciassero la bandiera del mio Paese davanti alla Moschea di Parigi».

Non è stato unicamente l'affronto alla fede dei suoi correligionari a urtare Amina fino alla drastica decisione di abbandonare il gruppo femminista: «Non so come si finanzi il movimento - s'interroga - e alle mie reiterate richieste di chiarimenti da Inna, non ho avuto risposte chiare. Non voglio più far parte di un movimento dal finanziamento dubbio. E se fosse Israele?».

Anche se non lo fosse, ogni marcia indietro ormai sarà difficile. Inna comprende: «Sappiamo che la prigione ha abbattuto Amina. Succede - ha dichiarato al quotidiano Libération -. È successo ad altre ragazze».

Ma non perdona quello che considera un voltafaccia: «Amina non ha tradito soltanto le Femen, ma le migliaia di donne che si sono mobilitate per lei e che l'hanno sostenuta - tuona da Parigi la leader dell'organizzazione -. Se oggi è libera lo deve proprio a loro».

Cambiato colore di capelli, dal biondo cenere al rosso rame, Amina non si sente un'ingrata, ma «un'anarchica», pronta a continuare da sola la battaglia a seno nudo contro l'«oscurantismo» dei fondamentalisti tunisini in generale e dei salafiti in particolare. Era stato un gesto di sfida a questi ultimi, quando aveva scritto con lo spray il nome «Femen» sul muro del cimitero di Kairouan, dov'era in programma un raduno salafita, a portarla in cella come profanatrice, il 19 maggio scorso.

Scarcerata all'inizio di agosto, Amina era tornata sul sito delle Femen con un nuovo look, in mano una finta molotov, accesa da una sigaretta, e una dichiarazione marchiata a pennarello sul torso nudo: «Non abbiamo bisogno della vostra democrazia», riferito al partito tunisino Ennahda. Ancora in attesa di giudizio per «profanazione», Amina potrebbe associarsi nel frattempo al gruppo d'ispirazione anarchica Feminism Attack, come lascerebbe intendere il simbolo rosa dipinto sulla sua spalla sinistra.

 

 

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