UFFICIO SINISTRATI: L’ASSE LETTA-EPIFANI MANDA IN TILT I RENZIANI E IL SEGRETARIO PD AVVERTE: “ANCHE ENRICO SARÀ CANDIDATO PREMIER”

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1. EPIFANI: "BASTA OSTACOLARE ENRICO ANCHE LUI SARÀ CANDIDATO PREMIER"
Pasquale Notargiacomo per "La Repubblica"

«Le dimissioni di Alfano? Se sapeva, sono inevitabili. Ma in quel caso l'esecutivo è a rischio». Il segretario pd Guglielmo Epifani, intervistato a Repubblica Tv dal vicedirettore Massimo Giannini, evoca quello che potrebbe delinearsi come scenario peggiore per il governo Letta, messo in affanno dall'affaire kazako.

Le prime teste del caso Ablyazov sono rotolate. Ma è possibile, segretario Epifani, che non ci siano responsabilità politiche?
«Il fatto che si sia dimesso Procaccini non è usuale, non ricordo un fatto del genere. Sarà fondamentale leggere la relazione del capo della Polizia. Quello che è accaduto è di straordinaria gravità. Sono stati violati diritti umani. Se Alfano sapeva va da sé. Se non sapeva è ancora più inquietante. Può cadere il governo se si dimette? È chiaro che il Pdl trarrebbe le conseguenze...».

Un altro caso aperto è quello degli insulti di Roberto Calderoli al ministro Kyenge.
«In qualsiasi altro Paese chi pronuncia offese del genere se ne sarebbe andato. La verità è che non abbiamo uno strumento per sfiduciare nessuno».

Anche le vicende giudiziarie di Berlusconi condizionano la maggioranza
come nel caso della sospensione dei lavori dopo la data dell'udienza Mediaset in Cassazione
«Non è stata una sospensione. Ci è stato chiesto il tempo al Senato di una riunione politica. Soltanto un cambiamento nell'organizzazione dei lavori».

Ha fatto discutere anche la proposta Mucchetti-Zanda sull'incompatibilità.
«Quel ddl metterebbe l'Italia al passo con gli Usa e l'Europa. Con quella legge, Berlusconi avrebbe dovuto scegliere da tempo, un po' come Bloomberg. Se stiamo al testo attuale, invece, diventa difficile votare l'ineleggibilità».

C'è l'ipotesi di un salvacondotto per il Cavaliere?
«Non c'è nessun motivo per votare amnistia e indulto».

Qual è il futuro del governo Letta?
«Questo è un governo di servizio. Tirare a campare non fa bene al Paese. Quando Letta è andato alle Camere ha indicato un tragitto. Il punto è se da qui ad allora si riescono a fare quello cose che il premier ha detto di voler fare. Ci si riesce, se non ci sono ostacoli ogni giorno».

Il governo fatica a trovare risorse e su Iva e Imu si dovrà decidere a breve.
«L'attuale esecutivo si ritrova zero euro per fare investimenti. Secondo me, è meglio che l'Iva non aumenti. L'Imu, invece, bisogna toglierla alla fasce che fanno fatica. La riforma Fornero sulle pensioni, poi, è troppo rigida per la flessibilità in uscita e dobbiamo onorare l'impegno con gli esodati».

Congresso del Pd, si parla tanto di regole.
«Sono stanco di discutere di regole. Servono per fare un Congresso più democratico e più partecipato, procedendo dal basso verso l'alto. A settembre l'Assemblea cambierà lo statuto. L'iter per il segretario si chiude entro l'anno».

Chi potrà partecipare alle primarie?
«Sono per il voto aperto, secondo criteri però che evitino che vengano a votare elettori di altri partiti ».

Segretario del partito e candidato premier devono coincidere?
«Non hanno coinciso in passato e non lo sarà automaticamente neanche in futuro. Se uscisse fuori un altro Prodi, lo escluderemmo perché non è segretario?».

Renzi accusa i capicorrente di volerlo escludere
«Lui ha tutto il diritto di candidarsi ma deve valutare pro e contro essendo la persona che potrebbe guidare domani lo schieramento di centrosinistra».

Lei si ricandida?
«No».

Enrico Letta potrebbe essere in campo come futuro premier?
«Dico di sì. Molto, però sarà in relazione a come si svilupperà il lavoro del governo».

2. "NON VOGLIONO CHE MATTEO SIA SEGRETARIO" - TRA I DEM SI RIAPRE LA GUERRA DEL CONGRESSO
G.C. per "La Repubblica"

È sembrata un'uscita a sorpresa, anche se i renziani ora dicono che se l'aspettavano. Epifani ha indicato Enrico Letta, l'attuale presidente del Consiglio, come uno dei possibili futuri candidati premier del Pd. Da Firenze, Renzi non è disposto a fare buon viso a cattivo gioco: ecco l'asse Epifani-Letta svelato, e le mosse sul congresso del partito acquistano un altro significato. Prima tra tutte la tentazione di rinviare il più possibile le assise, proprio per evitare scossoni al governo.

Ieri c'è stata una riunione dei segretari regionali democratici che avrebbero dovuto sbrogliare alcuni "nodi". Risolutiva? Epifani ha detto: «Vediamo poi, a settembre ». Un altro rinvio. Che i renziani prendono subito malissimo. «Le dichiarazioni di Epifani sembrano fatte apposta per allontanare Renzi dai Democratici - attaccano Angelo Rughetti e Matteo Richetti - Sembra paradossale ma ancora una volta la segreteria democratica sembra preoccupata solo di evitare che Matteo partecipi al congresso, anche se sanno benissimo che in questo modo fanno un danno al Pd. Hanno stufato, basta. Si fissi la data del congresso e si aprano le consultazioni a chi si dichiarerà aderente al partito».

Di primarie aperte, ma che prevedano l'iscrizione a un albo dei Democratici, parla Davide Zoggia, il responsabile dell'organizzazione, bersaniano. Per Zoggia la modifica delle regole per il congresso è indispensabile: va prevista soprattutto la distinzione tra segretario del partito e candidato premier. Non può più esserci nessun automatismo.

Nel prossimo congresso i Democratici eleggono il segretario, il candidato premier si vedrà. Dario Nardella, ex vice sindaco di Firenze, ora deputato, reagisce duramente: «Caro Zoggia, le regole ci sono già. Con tutto il rispetto, non sei tu a decidere». La tensione tra i Democratici sale. Massimo D'Alema ha invitato più volte Renzi a calmarsi e magari a pensare a un'esperienza come eurodeputato. Non lo giudica un buon candidato per segreteria, e ha puntato le sue carte su Gianni Cuperlo.

Un'accelerazione dei tempi del congresso la chiedono anche Pippo Civati e Gianni Pittella, entrambi candidati alla segreteria. Alfredo D'Attorre, bersaniano, denuncia l'intreccio perverso che si sta creando nel Pd tra congresso e tenuta del governo: «Non si può continuare così, un chiarimento interno è indispensabile. Se continua l'incrocio micidiale tra il governo e le assise, rischia di saltare tutto, non solo il governo, ma anche il partito». Di regole si sta parlando fin troppo: si sfogano in tanti nel Pd.

Ma con le regole si gettano le basi per la nuova fisionomia del partito. Domani si riunisce il "comitatone" per il congresso, che dovrebbe concludere il lavoro istruttorio e consegnare le soluzioni da votare nella direzione del Pd già fissata per il 31 di luglio. Il renziano Guerini ha proposto un "lodo" per evitare lo scontro sulla distinzione tra leadership (del partito) e premiership. Nico Stumpo lo boccia: la divisione va introdotta, non avrebbe senso il contrario, dal momento che una modifica c'è già stata, sia pure come norma transitoria, quando Bersani permise a Renzi di sfidarlo per Palazzo Chigi.

 

 

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