DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
MATTEO SALVINI E MARINE LE PEN
Estratto dell’articolo di Marco Zatterin per la Stampa
T utti gli schemi sono saltati, così nessuno è davvero sorpreso di vedere Madame Le Pen e il Signor Salvini che (ri)lanciano l' alleanza per distruggere l' Ue come la conosciamo, in nome dell'«Internazionale dei nazionalisti».
(…)
Un' analisi ancora riservata di «Politico.com» rivela che, messe insieme tutte le forze populiste, in maggio le truppe contro l' Ue possono arrivare al massimo a 210 seggi sui 751 dell' Europarlamento. Visto però che si tratta di realtà diverse in tre gruppi differenti, e non per forza di cose dialoganti, la stima realista scende a 175 seggi, a 200 scranni dalla maggioranza. Sarebbe la seconda compagine dell' emiciclo dopo i popolari, ma solo se fosse unita. Cosa su cui, adesso, nessuno scommette.
La Lega delle Leghe Guai a prenderla alla leggera.
MATTEO SALVINI E MARINE LE PEN
L' onda dell' elettorato che vede nell' Europa e nei suoi «tecnocrati» la causa delle paure crescenti per il futuro, nonché per la mancanza di soluzioni, monta rapidamente. Si indeboliscono i governi tradizionali e non senza colpe. Pagano lo scotto della mancanza di coraggio durante la crisi. Ora sono costretti a cambiare passo, altrimenti sarà la fine, la loro anzitutto. Per gli altri si vedrà.
MATTEO SALVINI E MARINE LE PEN
Salvini vuole la «Lega delle Leghe». Con chi? Ci possono stare gli austriaci del Partito delle Libertà di Heinz Christian Strache, oggi al governo con il popolare Kurz, sodale possibile che sogna il pareggio di bilancio; i belgi del Vlaams Belang, deboli; gli estremisti in espansione di AfD, l' alternativa per la Germania, sovranisti, euroscettici, anti-Lgtb e anti-aborto. La speranza è di trovare un collante con i nazionalisti dei Baltici, gli svedesi, e portare a casa qualche socio del circolo di Visegrad. Pie illusioni, paiono. Viktor Orban, il miglior amico di Salvini, non risulta avere intenzione di lasciare il Partito popolare europeo dove può puntare i piedi e fare il pieno. Fuori dal circolo Ppe finirebbe per contare meno quando verrà il giorno di spartirsi le poltrone.
(…) Juncker detta la rotta. «Dobbiamo ostacolare questa marcia verso la non Europa ispirata dai populisti stupidi e dai nazionalisti limitati», dice, invitando al dialogo con chi, anche giustamente, critica l' Unione e i suoi complessi rituali. Ma la consolazione di contare ancora su una legislatura al comando è magra. Il prossimo sarà davvero il «quinquennio dell' ultima chance»....
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