LEGA NEW VERSION! - I BOBO MARONITI ORMAI PADRONI DEL CARROCCIO: OSPITI DEGLI “STATI GENERALI” DEL PARTITO PASSERA E SQUINZI (MA NON ERANO CONTRO IL “GOVERNO DEI BANCHIERI”)? - CERCHIO MAGICO, AGAIN! ISABELLA VOTINO SEMPRE PIU’ ROSI MAURO E TUTTI ROSICANO - I FEDELISSIMI DEL SENATUR MESSI FUORI GIOCO: REGUZZONI E’ TORNATO A OCCUPARSI DELL’AZIENDA, ROSI MAURO FONDA UN PARTITO E SI TIENE STRETTA IL SINDACATO PADANO…

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Michele Brambilla per La Stampa

Venerdì e sabato la Lega prova a mettersi il doppiopetto. A Torino, al Lingotto, terrà i suoi «Stati generali». Il primo giorno sono previsti seminari a porte chiuse, nel secondo si tirano le somme con personaggi del calibro di Corrado Passera e Giorgio Squinzi, gente che non sarebbe neanche stato ipotizzabile vedere sul palco di Pontida o di Riva degli Schiavoni. È passato un anno dall'ultimo rito dell'ampolla, ma sembra un'era geologica.

Maroni confida di avere faticato per spazzare via gli orpelli un po' buzzurri di un tempo. Ma, a pochi mesi dal grande ribaltone, ormai regna sul movimento come un monarca assoluto. Anche nel Varesotto, dove la Lega e Bossi sono sempre stati una sola cosa: basta poco per dimenticare.

Il vecchio capo vive abbandonato dal mondo, soprattutto dal suo mondo, nella casa di Gemonio, quella che ha fatto scandalo per la ristrutturazione a spese del partito ma che resta una villetta come tante altre, per di più con vista su un orribile cementificio. Solo fino a pochi mesi fa colonnelli e governatori facevano a gara per stare al suo fianco sui palchi dei comizi. Anche se sempre più vecchio e stanco, il Senatur restava il capo indiscusso. Più di quanto fosse Berlusconi per i suoi elettori. Era un Perón padano al quale tutto si perdonava, pure vent'anni di promesse non mantenute.

Oggi anche qui nella sua terra può contare appena su un manipolo di fedelissimi. Bossiana è rimasta la sezione di Busto Arsizio. Il segretario si chiama Alessio Rudoni ma di fatto, dicono, comanda Paola Reguzzoni, sorella di Marco, ex capogruppo alla Camera fatto fuori dai maroniani.

Detestato dai suoi rivali di partito, che lo accusavano di gestire con arroganza il potere che Bossi, e soprattutto la moglie di Bossi, gli avevano delegato, Reguzzoni ha però mostrato schiena diritta evitando di tentar di salire sul carro dei vincitori. È vero che per uno come lui, che faceva parte del «cerchio magico», un saltafosso non sarebbe stato facile. Però molti bossiani l'hanno fatto, o perlomeno tentato. Lui no. È rimasto deputato ma non ha più incarichi nel partito e si dedica alla sua azienda, la Biocell di Busto Arsizio, che fa ricerca sulle cellule staminali.

Bossiana è rimasta anche Rosi Mauro, che i maroniani chiamavano «la mamma Ebe della Lega» o, quando erano in vena di gentilezze, «la badante». Non la si vede più accompagnare il vecchio capo tenendolo sotto braccio. Ma continua a lavorare in una sorta di repubblica sociale leghista sognando la rivincita. La Lega l'ha espulsa, insieme all'indegno tesoriere Belsito, un altro del cerchio magico. Ma l'ha lasciata segretaria del Sin.Pa, il sindacato padano, e questo potrebbe rivelarsi, alla lunga, un errore.

Perché in qualità di capo del Sin.Pa la pur espulsa Rosi Mauro ha mantenuto un ufficio in via Bellerio, dove qualcuno teme che agisca da serpe in seno. Di certo lei non se ne sta con le mani in mano e ha già fondato, con il senatore Lorenzo Bodega, un nuovo partito. Il nome sembra quello di una ditta di elettronica o di meccanica: SGC. Ma vuol dire «Siamo gente comune». La sede, per ora, è a Lecco, e al nuovo partito ha aderito anche una tale Arianna Miotti, che è consigliere comunale qui ad Arcisate, provincia di Varese.

E gli altri? Di tutti gli altri che gridavano «Bossi-Bossi» ai comizi, chi è rimasto con «l'Umberto»? Dei sindaci di qui, solo due: Maurilio Canton di Cadrezzate e Graziella Giacon di Laveno Mombello, dove davanti al porticciolo c'è un bar nel quale Bossi ogni tanto si fa vedere e fa due chiacchiere con Renato Pozzetto. Poi è sempre bossiano Carlo Crosti, ex sindaco di Induno Olona, uno della prima ora. Ma dopo basta. Giancarlo Giorgetti ha difeso Bossi fino all'ultimo, ma ora è lì, un po' nel mezzo, a tentare di ricucire. Gli altri via, tutti. Quando si perde il potere si perdono anche molti amici.

Allora non resta che sperare in un più o meno impossibile ritorno. Magari ascoltando i primi mal di pancia contro Maroni. Come ad esempio quelli di chi vede in Isabella Votino, ex portavoce al ministero degli Interni, una specie di nuova Rosi Mauro: troppo presente e troppo potente.

E i mal di pancia di chi vede strane analogie fra il congresso provinciale varesino del 9 ottobre 2011, quello in cui scoppiò la rivolta anti-Bossi, e quello in programma per domenica prossima. Un anno fa gli iscritti insorsero perché Bossi aveva imposto un candidato unico, il suo fido Maurilio Canton. Ebbene, anche quest'anno il congresso ha un candidato unico, Matteo Bianchi, sindaco di Morazzone: solo che è maroniano.

Dicono che qualche settimana fa, a Busto Arsizio, Bossi abbia detto ai suoi: «Maroni è bravo quando deve fare una cosa sola. Ad esempio il ministro. Ma se deve pensare a a quattro o cinque cose insieme, va nel pallone». Come a dire che non è un segretario. E che prove (o illusioni) di rivincita sono in corso.

 

 

ISABELLA VOTINO E ROBERTO MARONI jpegmaroni-votinoCORRADO PASSERA SOTTO IL SIMBOLO UDCGIORGIO SQUINZI SILVIO BERLUSCONI - Copyright PizziROSI MAURO UMBERTO BOSSI E ROSI MAURObossi umberto