IL BANANA STRAPARLA SULLA GALERA (CHE NON FARA’ MAI), E COPPI (QUASI) SCOPPIA

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Maria Corbi per "la Stampa"

Le esternazioni smentite, ma non troppo, di Berlusconi a due giorni dalla Cassazione sul quotidiano Libero, fanno alzare gli occhi al cielo al professor Coppi che aveva imposto un rigoroso silenzio. E rendono meno terso il cielo di Porto Recanati dove ieri il professore è andato a ricevere la cittadinanza onoraria.

Ma con, e da, Berlusconi molte regole sono state travolte. E Coppi ha dovuto iniettarsi una doppia dose di pazienza. Nelle stanze lastricate di parquet, tappezzate di codici, libri e boiserie nel cuore dei Parioli sono stati tanti i clienti accompagnati alla porta perché non avevano seguito il consiglio del professore di stare zitti.

A Don Gelmini, indagato all'epoca dalla Procura di Terni per abusi sessuali, il benservito è stato comunicato via telegramma, causa «ingestibilità dell'indagato e della sua linea di difesa». In poche parole: troppe esternazioni. Con Berlusconi le cose sono più complicate, perché il ruolo di Coppi, volente o nolente, non è solo quello del legale di fiducia, ma anche quello di colui che potrebbe salvare le sorti del governo e quindi del Paese. Molte le pressioni che fanno si che il professore resista anche davanti a comportamenti che normalmente lo farebbero infuriare senza ritorno.

Coppi ha più volte detto che nelle carte del processo per i diritti Mediaset esistono diversi elementi che potrebbero portare a un annullamento della Cassazione, con o senza rinvio. A iniziare dalla carenza di motivazione della condanna per quanto riguarda il ruolo di Berlusconi in queste partite di diritti e di ammortamenti in bilancio. Nessuna prova che fosse lui l'architetto di questo sistema.

La paura è quella che dichiarazioni e azioni sconsiderate possano «attutire», o comunque deviare l'attenzione dei giudici durante l'arringa difensiva. Pagine e pagine di appunti per dimostrare l'estraneità di Berlusconi dalla vicenda dei diritti Mediaset, vergate a mano con penna stilografica e inchiostro nero. Una scaletta, niente di più: il professore domani parlerà a braccio, come sempre. E affronterà complicati passaggi di diritto tributario tentando di dimostrare che anche se evasione fiscale c'è stata non si tratta di frode e quindi le pene devono essere riviste.

Stasera un incontro di Berlusconi con i suoi fedelissimi, per fare il punto, potrebbe portare alla decisione dell'ultimo minuto di chiedere il rinvio, ma sembra improbabile. Non solo per una decisione politica e di strategia legale, ma soprattutto perché la corte del Cavaliere è in crisi da astinenza.

E vuole arrivare al «redde rationem». In prima fila tra gli scalpitanti Daniela Santanchè, che proprio non resiste in questo limbo low profile: «Se fino ad ora il presidente Berlusconi ha dato la linea della responsabilità, del silenzio, del rispetto, da dopo il 30 luglio tutto ciò non potrebbe non valere più per quegli oltre 10 milioni di italiani che certamente non rimarranno in silenzio se si verificasse questo attentato alla democrazia».

E tra le azioni da intraprendere in caso di condanna di Berlusconi tra il popolo del cavaliere girano proposte incredibili, tra cui quella di interrompere le comunicazioni tra Nord e Sud, o di chiudere il Parlamento. Goliardia? Può darsi. Nel dubbio in molti confidano nel mantello con la «S» del professor Coppi nell'inedito ruolo di possibile salvatore della patria.

 

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