DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Liana Milella per “la Repubblica”
Per natura vorrebbe essere ottimista, il Guardasigilli Andrea Orlando, quando gli si chiede che fine farà la riforma della giustizia, i famosi 12 punti, dopo la vittoria di Berlusconi al processo Ruby. Puntiglioso come sempre risponde che lui «dall’inizio di settembre è pronto a presentare i singoli articolati in consiglio dei ministri».
Ma poi, a insistere, chi l’ha sentito da venerdì 18, il giorno dell’assoluzione, a oggi, non può che raccogliere la preoccupazione di chi, con una lunga esperienza politica alle spalle, non può che vedere le ovvie difficoltà connesse alle “nuove pretese” dei berlusconiani.
Segnali non equivoci, come quelli lanciati dal capogruppo alla Camera, nonché falco Brunetta, con la commissione d’inchiesta contro i giudici, fornisce l’antipasto di uno scontro inesorabile. Che potrebbe mettere in discussione anche la tenuta degli alfaniani nella maggioranza qualora si registrasse davvero un effettivo avvicinamento alla casa madre berlusconiana.
Il viceministro della Giustizia, l’Ncd Enrico Costa, smentisce, si dichiara «pienamente ottimista, perché sono convinto che questo governo riuscirà a fare quello che fino a oggi non è mai stato neppure tentato».
Già, ma in che direzione? Verso una stretta nei confronti dei giudici oppure verso una marcia indietro rispetto alle antiche leggi berlusconiane ad personam, prime fra tutte il falso in bilancio? Non vuole turbare gli equilibri sulle riforme, il cui futuro ovviamente s’intreccia con quello della giustizia, ma Orlando è convinto che su questioni da sempre “divisive” — come la responsabilità civile, il falso in bilancio, le intercettazioni, ma anche la riforma del sistema elettorale del Csm, la sua composizione, i suoi poteri, il destino dalla famosa sezione disciplinare — «la ricerca del dialogo con i berlusconiani potrebbe presentare delle sorprese perché loro potrebbero alzare il tiro delle richieste».
Orlando non si aspetta che torni addirittura sul tavolo la ben nota richiesta di separare le carriere dei giudici da quella dei pubblici ministeri, un cavallo di battaglia della propaganda anti-magistrati del governo Berlusconi, ma il leader di Forza Italia, soprattutto dopo l’assoluzione di Milano, non può restare a guardare mentre il ministro Guardasigilli va avanti su una riforma “soft” della responsabilità civile (vedasi il testo pubblicato da Repubblica martedì 15 luglio) in cui viene cancellata l’ipotesi di una colpa “diretta” in cui la toga può essere citata da una presunta vittima di una presunta ingiustizia senza lo scudo dello Stato.
Non è certo un caso se, da subito, dentro Fi è partito lo slogan «adesso chi paga», prodromico a battersi per mantenere a tutti i costi il testo passato alla Camera grazie all’emendamento di Gianluca Pini nella legge Comunitaria che ipotizza proprio la responsabilità diretta.
Sì, non si fa illusioni Orlando sul suo agosto di fuoco e sul suo autunno decisamente caldo. I 12 punti della riforma — ormai vecchi del consiglio dei ministri del 30 giugno — stanno pian piano diventando altrettante “fette” della torta della giustizia pubblicata nel sito www.giustizia.it.
Civile e manovra antimafia, con tanto di falso in bilancio, ma nelle mail che arrivano a via Arenula già si chiede «quando separerete le carriere». E non siamo ancora arrivati alle proposte pubbliche sulla responsabilità civile e soprattutto sulle intercettazioni. Lì, con Forza Italia, saranno dolori. Per questo è in atto un attento studio della tabella dei tempi per evitare intralci evidenti con le riforme costituzionali.
Non è certo un caso se, pur esistendo già un testo pronto, si ritarda la pubblicazione dei materiali sulla responsabilità civile. Un vero agguato, perché se si cominciasse a discutere di questo mentre si cerca di barcamenarsi tra gli 8mila emendamenti della riforma costituzionale, si rischierebbe davvero di perdere l’appoggio di Forza Italia.
Orlando, che pure dice sempre di essere pronto su qualsiasi questione anche dal giorno dopo, sulla responsabilità frena. E in commissione Giustizia, col vice ministro Costa che segue il provvedimento, il governo è intenzionato a chiedere uno slittamento della discussione a settembre.
Ufficialmente, perché prima bisogna discutere «col popolo della rete». In realtà perché lo scontro è dietro l’angolo. I berlusconiani vogliono che i magistrati paghino salato, in termini economici, l’errore giudiziario, frutto di una forzatura con le manette o con la contestazione di un fatto delittuoso, e che finisca la libera interpretazione della legge da parte del giudice.
Dal loro punto di vista, «chi ha messo in piedi il processo Ruby per una ragione chiaramente politica, cioè far cadere Berlusconi da palazzo Chigi, adesso deve pagare per averlo fatto». Una tesi che non passerà, perché in questi termini non esiste in alcun Paese, ma che è lì, dietro l’angolo, pronta a deflagrare in Italia.
Un ostacolo dietro l’altro, visto che sulla giustizia Fi e Pd sono lontani. Inconciliabile la posizione sulla intercettazioni, se Fi vuole il doppio bavaglio per pm e giornalisti, e il Pd non vuole, e non può, toccare il potere di intercettazione, ma è pronto a un compromesso sostanziale sullo stop alla pubblicazione libera dei testi.
Scontro al fulmicotone anche per prescrizione e falso in bilancio, due medaglie che Berlusconi si appunta sul petto per le antiche modifiche. Prescrizione corta con la ex Cirielli. Falso in bilancio cortissimo (due anni di pena) con la legge del 2001. Adesso la prospettiva di una prescrizione bloccata al primo grado terrorizza Forza Italia, che già si vede addosso processi che non finiranno mai. Allarme identico per un falso in bilancio intercettabile se punito fino a 5 anni (questo è il discrimine) che rischia di provocare inchieste e processi. Un compromesso, finora, non è alle viste.
Come per il Csm, dove lo stesso Orlando ammette che «ci si sta ancora lavorando». Ma sorteggiare le toghe da eleggere, come vorrebbe Fi, verrebbe accettato solo da chi, nella magistratura, contesta le correnti organizzate, come quelli di Proposta B. Per ora tutto si ferma, con Forza Italia che affila i coltelli e Orlando che usa il web per evitare di giocare sempre in difesa.
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