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Paola Di Caro per il "Corriere della Sera"
Ha promesso ai suoi che il 7 gennaio tornerà a Roma, che li riunirà per discutere assieme di tutto. Ma ha anche fatto sapere che sta «preparando per bene molte cose, lavoro moltissimo: sto mettendo a punto il mansionario dei Club, con specificate tutte le attività che dovranno fare e come. Ed è praticamente pronto l'organigramma del partito».
Parole che Silvio Berlusconi ripete da giorni e giorni al suo partito inquieto e sempre più restio a seguirlo nell'avventura della modernizzazione, dello svecchiamento, dell'innovazione di Forza Italia che dovrebbe passare per un mescolamento di vecchio (poco) e nuovo (molto), quest'ultimo rappresentato soprattutto dai Club «Forza Silvio» e da innesti di facce fresche.
Anche per questa sua attività tutta concentrata sul futuro del suo movimento, in vista di campagne elettorali certe (per le Europee e per le mai da lui amate Comunali) o auspicate (le Politiche), l'ex premier è parso piuttosto lontano dalla polemica su Napolitano. Sia quella che ha preceduto il messaggio di fine anno che una parte dei suoi - i falchi e il gruppo animatore dei Club - voleva boicottare, sia quelle successive alle parole del presidente.
Non che non abbia le idee chiare su Napolitano, il Cavaliere: continua a ritenerlo tra i maggiori responsabili della sua situazione, non avendo «fatto nulla» per aiutarlo a difendersi dall'attacco dei magistrati, violando «l'accordo» su cui erano nate le larghe intese. Ma sull'atteggiamento da tenere è stato chiaro: «Le critiche politiche anche dure vanno bene. Ma niente toni smodati, niente uscite esaltate: noi non siamo Grillo».
Per questo a fare la faccia feroce sono stati i duri come Brunetta e Santanchè, a rimettere il partito sul binario del «critica sì, impeachment no» sono stati invece quasi tutti gli altri, a partire dal capogruppo al Senato Romani, alla vice Bernini, alla Gelmini. Insomma, non è questa la battaglia che vuole combattere il Cavaliere, ma quella per lui molto più cruciale della corsa verso nuove elezioni.
Convinto che ormai il governo non abbia più niente da dire, che il suo destino sia di fatto segnato, mentre manda il suo saluto agli italiani promettendo che si impegnerà «moltissimo» in questo anno, Berlusconi spera ancora in un ricorso alle urne entro il 2014: «Se così non fosse - ragiona chi lo conosce bene come Claudio Scajola - non farebbe tante aperture sulla legge elettorale come invece sta facendo. C'è grande disponibilità verso Renzi su questo terreno, perché l'obiettivo è il voto subito».
E il fatto che, a oggi, un candidato premier non ci sarebbe non sembra un ostacolo: «Se vuole lo crea in due settimane...». Pensiero sostanzialmente condiviso da tutto il partito, nella convinzione che solo lui sia in grado di farlo.
Ma se questo potrebbe perfino rassicurare, ciò che dà ansia alle truppe forziste è che Berlusconi non sembra arrendersi all'idea che nel partito si debba innovare e rivoluzionare. Il suo schema preferito resta quello di tre vicepresidenti, con innesti di facce nuove a tutti i livelli, e nei coordinamenti regionali un presidente, tre vice e tanti delegati da loro dipendenti. Un modo per allargare il più possibile l'area del consenso con giovani ed esterni alla politica che dovrebbero arrivare dai Club.
Ma nel partito la resistenza è molto forte. Verdini e l'area lealista attorno a lui insistono: FI ha per statuto un solo coordinatore e non si può rivoluzionare tutto. E comunque, le grandi novità dei Club - sostengono in tanti - non ci sono: «Solo io - dice un politico azzurro - ne ho fondati 40 in un mese. Tutti noi facciamo così, ci rivolgiamo alle persone che conosciamo. Il fatto però è che siamo sempre gli stessi...».
Che Berlusconi lo sappia o no non è chiaro, ma quel che è certo è che i Club gli servono per catalizzare attenzione, per dare un'idea di movimento ed entusiasmo che finirà , in campagna elettorale, per diventare polo d'attrazione. Per questo l'ex premier non molla, come non molla sull'idea che con Alfano non ci sia prima o poi la possibilità di riprendere i rapporti: «Voi che ne pensate della loro situazione?», ha chiesto ai suoi interlocutori che gli telefonavano per gli auguri. E tutti hanno avuto la stessa sensazione: nell'ottica della costruzione di alleanze che non permette che alcun voto venga perduto, Berlusconi sarebbe pronto a ricucire senza troppi crucci con il suo ex delfino.
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