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Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"
Ma Pier Luigi Bersani, che ha ingaggiato una battaglia sulla liberalizzazione della vendita dei farmaci (ancora sabato scorso è tornato a sollecitarla), fa il gioco delle cooperative?
L'interrogativo non sembri una provocazione. Molte parafarmacie effettivamente appartengono alle coop rosse e la domanda viene riportata da uno dei due quotidiani del Partito democratico, Europa, in articolo intitolato, non a caso: «Parafarmacisti, una grana per il Pd».
Il giornale diretto da Stefano Menichini, pur sottolineando che si tratta di «critiche strumentali» del Pdl, non salva però il segretario. Anzi: «Il pensiero di Bersani e dei suoi collaboratori - si legge nell'articolo - finisce per sembrare più vicino alla difesa di una categoria che agli interessi del cittadino-consumatore che, grazie al decreto di Monti, dovrebbe presto godere di benefici sia in termini di minori prezzi dei farmaci, che di maggiore comodità di acquisto».
E ancora, sempre nello stesso articolo: «Bersani si trova adesso a doversi difendere dall'accusa di "fiancheggiare" tutti quelli che si oppongono alla lobby dei farmacisti (cioè, parafarmacisti e coop) per motivi esclusivamente politici e non per far risparmiare soldi e tempo ai cittadini».
Bisogna andare indietro nel tempo per capire il perché della grande foga con cui il segretario del Pd, che conosce bene il settore avendo una moglie farmacista, sta conducendo la sua battaglia. Bisogna, cioè, arrivare al 2006, quando l'allora ministro dello Sviluppo economico Bersani, con le sue liberalizzazioni, permise la nascita in tutta Italia di quasi quattromila esercizi commerciali del settore.
à da allora che il leader del Pd va avanti su questa strada. I maligni dicono che lo faccia perché sta curando la sua base elettorale in Emilia e perché ha da sempre ottimi rapporti con il mondo delle coop.
Boatos a parte, Bersani ha comunque già annunciato con grande enfasi che il suo partito in Parlamento presenterà un emendamento su questa materia. Del resto, deve mantenere la promessa fatta ai vertici delle parafarmacie il sei dicembre scorso, dopo l'approvazione della manovra economica del governo Monti, che conteneva già alcune norme riguardanti la liberalizzazione di questo settore.
Promessa contenuta in una lettera che inizia con queste parole: «Gentili presidenti, nel ringraziarvi innanzitutto per il riconoscimento che avete voluto esprimere nei riguardi dell'azione che il Partito democratico ha condotto in questi anni per la difesa e la valorizzazione sia del ruolo delle parafarmacie che della professione di farmacista, sono a condividere con voi l'inserimento nel decreto della liberalizzazione della vendita dei medicinali di fascia C, che, fino a poco tempo fa sembrava di difficile raggiungimento in considerazione della situazione politica esistente».
La lettera di Bersani prosegue poi così: «Purtroppo, inaspettatamente, il governo ha voluto inserire nel decreto un'immotivata limitazione territoriale nell'applicazione di tale principio. Vi posso assicurare sin d'ora che il Partito democratico si adopererà per eliminare tale vincolo, continuando la battaglia per la modernizzazione del sistema delle professioni».
Insomma, per Bersani perdere questa battaglia anche stavolta, comporterebbe un bel problema.
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