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Alessandro Barbera per “La Stampa”
Lui garantisce che la lettera «è nell’interesse dell’Italia». «Eppure è difficile immaginare una missiva dell’omologo tedesco o francese per scommettere sul fallimento del proprio Paese», ribatte il viceministro Enrico Morando. Il mittente è Renato Brunetta, capogruppo alla Camera di Forza Italia. I destinatari Jean-Claude Juncker e Jyrki Katainen, rispettivamente numeri uno e due della Commissione europea. Tre pagine di accusa nei confronti della legge di Stabilità, più in generale della linea di politica economica del governo.
«La situazione è persino peggiore di quel che dicono le stime», premette Brunetta. «C’è parecchia incertezza attorno ai risultati della spending review», e se «dovessero scattare le clausole di salvaguardia la pressione fiscale raggiungerebbe il suo massimo storico». Ancora: il debito pubblico è «insostenibile» ed è un fattore di «vulnerabilità». In sostanza, «le misure contenute nella bozza spedita alla Commissione deprimono l’economia, invece di stimolarla. E diventerà sempre più difficile per il Paese rispettare il Patto di stabilità non solo nel 2015, ma persino negli anni successivi».
Infine: «Spero che il dialogo costruttivo con il governo possa evitare l’ulteriore distruzione del nostro Paese, della nostra economia e della finanza pubblica». Una bocciatura in piena regola, del tutto legittima nel merito, in alcuni punti oggettiva, molto discutibile nei toni e per i destinatari. Mai era accaduto che un partito di opposizione prendesse formalmente carta e penna per suggerire a Bruxelles di bocciare la manovra del governo. Non c’è Palazzo in cui non si respiri imbarazzo: alla Commissione europea, al Quirinale, a Palazzo Chigi, al Tesoro. Chi l’ha presa peggio di tutti - così raccontano fonti molto vicine al leader - sarebbe Berlusconi.
Lo descrivono «letteralmente furibondo per una iniziativa non concordata» in contraddizione con la linea scelta dal partito di contestare al governo non la mancanza di rigore, semmai la decisione di non sfidare la Commissione. «Renzi va criticato non per aver forzato i vincoli europei, semmai per non averlo fatto», sintetizza il leader dell’opposizione interna Fitto il quale negli ultimi giorni sembra aver ritrovato un qualche feeling con il capo.
Brunetta non recede di un millimetro, e memore di quanto accaduto nel 2011 rigetta l’accusa di scarso rispetto per la bandiera: «Non ho fatto altro che riassumere le posizioni espresse in Parlamento per conto di Forza Italia, obiezioni fatte pubblicamente che il governo non ha mai preso in considerazione. Non se lo ricorda cosa disse il futuro premier Enrico Letta di Berlusconi, la cui permanenza a Palazzo Chigi valeva 200 punti di spread? Era un atteggiamento istituzionale quello?». Altri momenti, altra storia: era ieri, sembra passato un secolo. Oggi c’è il Patto del Nazareno. Brunetta permettendo.
Twitter @alexbarbera
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