
DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E…
Francesco Bonazzi per Dagospia
Il voto finale non dovrebbe arrivare prima delle 22 di questa sera, ma intanto l'Italicum sembra aver evitato gli ostacoli più pericolosi e ha portato in salvo soglie di sbarramento e premio di maggioranza. Insomma, l'accordo Renzie-Berlusconi sulla nuova legge elettorale per ora regge a voti segreti e mal di pancia palesi, specie nel Pd.
Dove il Renzusconi ha rischiato di più è stato su un emendamento escogitato da Ignazio La Russa, che mirava a introdurre le preferenze in un impianto che invece prevede le liste bloccate. L'attentato all'Italicum dell'ex camerata siculo-milanese è fallito per soli 35 voti. Per fare un paragone, l'introduzione delle primarie per legge per tutti i partiti, sulla quale invece si è votato in modo palese, è stata bocciata con un margine di 110 voti.
In mattinata, dopo lo strappo sulle quote rosa, il Rottam'attore ha provato a ricompattare le truppe democrat con un avvertimento quasi minaccioso: "Se qualcuno non vuole votare oggi, lo deve spiegare bene fuori di qui. Vi chiedo, come partito democratico, di chiudere oggi o questo ricadrà su di noi".
I pensieri del premier, però, non sono tutti per l'aula di Montecitorio. Domani, salvo slittamenti dell'ultima ora che non possono essere esclusi, il governo passerà finalmente ai fatti e annuncerà la riduzione del cuneo fiscale, il pacchetto di riforme per il lavoro (che però sarà solo una delega, quindi avrà tempi lunghi) e il piano casa del ministro Lupi.
Il ministro Padoan e Renzie, raccontano tra il Tesoro e Palazzo Chigi, sarebbero già ai ferri corti. Il nodo sono le coperture dell'intervento da 10 miliardi sul cuneo fiscale, verosimilmente tutto destinato a riduzioni Irpef. Al momento, pare che il premier sia orientato ad ampliare la stima dei tagli alla spesa ai quali sta lavorando Lurch Cottarelli e a scommettere parecchio su una minor spesa per interessi sul debito pubblico. In discussione anche tagli alla spesa per i contestati caccia americani F-35, Napolitano permettendo.
E i rapporti sono tesi anche tra Palazzo Chigi e la Ragioneria generale dello Stato, mentre i sindacati cominciano a sospettare che Confindustria abbia avuto ampie rassicurazioni da Renzie sul fronte del Jobs Act.
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