
DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI…
Francesco Grignetti per "La Stampa"
Di Gianfranco Fini non si vedevano segni da molto tempo. Sparito dopo la batosta elettorale. Rinchiuso nel suo ufficio a palazzo Theodoli. L'ultima uscita pubblica che si ricordi è stata per commemorare la memoria del vecchio amico-nemico Teodoro Buontempo.
Ma anche in quell'occasione s'era mosso in punta di piedi. Ha evitato funerali e camera ardente, ha voluto incontrare riservatamente la famiglia Buontempo nella clinica dove il vecchio leone della destra è morto per le condoglianze e poi è sgattaiolato via.
Le sue uniche vere dichiarazioni politiche risalgono ai primi di marzo, quando ha fatto un'ampia autocritica davanti ai colleghi del partito, il famoso Fli, assumendosi la responsabilità della debacle, e da allora s'è isolato nella privacy più stretta.
Nel frattempo i vecchi compagni di avventura hanno cominciato a guardarsi attorno. Assodato che l'avventura del Fli è morta, hanno cominciato a ragionare sul da farsi. Ci sono stati incontri carbonari, telefonate, mail, appelli. E alla fine il risultato è che hanno capito tutti che con Fli e soprattutto con il progetto finiano di una destra che prescinda dal Cavaliere non si va da nessuna parte.
Così i colonnelli hanno ripreso i contatti con la destra che c'è, o meglio con la formazione Fratelli d'Italia di Ignazio La Russa e Giorgia Meloni, di cui è animatore a Roma il deputato Fabio Rampelli. Per gli ex finiani, tutti fuoriusciti da An, è un ritorno a casa, nell'alveo della destra.
Per Fini, però, questa traiettoria è impossibile. Non accetterebbe l'umiliazione di tornare da sottoposto. Non contempla l'ipotesi stessa di rinchiudersi nel recinto che ha abbandonato, oltretutto in formato mini.
Così l'ex presidente della Camera sta facendo circolare la voce di essere pronto a lanciare una sua Fondazione per fare politica, ma da lontano. E con i camerati del Fli è separazione consensuale. Un «beau geste» che vuole aiutare gli altri a trovare un riparo, e aiutare lui a ricollocarsi in qualche modo nel panorama politico.
Pare che già domani - 8 maggio - ci sarà l'annuncio ufficiale del semiscioglimento del Fli. In quell'occasione Fini dovrebbe annunciare che Fli sarà gestito da un triumvirato. L'affida agli ultimi fedelissimi che gli erano rimasti: Roberto Menia, Aldo Di Biagio e Daniele Toto hanno ora l'obiettivo di una confluenza nella Cosa di destra che molti immaginano da quelle parti, e che forse potrebbe coinvolgere anche il partito di Francesco Storace; di sicuro il gruppo Moffa-Viespoli.
L'idea è di chiudere, con l'occasione, anche il contenzioso che ha diviso gli ex missini a proposito della fondazione Alleanza nazionale che conserva il patrimonio immobiliare che fu del Msi, gli archivi, la cassaforte residua, e la titolarità del giornale «Il Secolo d'Italia». A lui, Fini, a quel punto l'occasione per ripartire davvero da zero, senza zavorre ideologiche o organizzative.
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